Fassone sarà l’a.d. tuttofare Mirabelli debutta da «vero» d.s.
L’ex manager interista ha risolto situazioni al limite, l’ex capo scout una sua scommessa
Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli si sono conosciuti 5 anni fa a Milano nella sede dell’Inter e dal maggio scorso stanno lavorando a braccetto per mettere le fondamenta del nuovo Milan. Con il closing di ieri comincia in via ufficiale il percorso professionale che li legherà al club (ormai) targato mister Li sino al 2020. Il manager di Pinerolo, 53 anni, ex Juve, Napoli e Inter (un record per un dirigente calcistico) in questi mesi ha lavorato duro per dribblare tutti i problemi sorti dopo ogni rinvio. E le difficoltà hanno cementato il rapporto con David Han Li, il braccio destro di Li Yonghong, chiamato ad un ruolo decisivo nei prossimi mesi. Sarà lui a seguire la macchina nella quotidianità: ovviamente fianco a fianco con Fassone. Del resto la loro sintonia ha già prodotto degli effetti positivi: insieme, ad esempio, hanno battuto la strada del finanziamento di Elliott, uscendo dalle secche dell’esportazione di capitali cinesi. D’ora in avanti il nuovo a.d. dovrà riorganizzare la società, mettendo a frutto le sue precedenti esperienze ad alto livello. Dopo gli esordi alla Ferrero e alla Galbani calca i campi come guardalinee. Poi il lancio nel 2003 nella Juve come responsabile del marketing e punto fermo del progetto-Stadium, allora agli albori. Nel 2010 sbarca al Napoli, fortemente voluto da De Laurentiis per affidargli l’eredità di Pierpaolo Marino, per un importante biennio da direttore generale. Ancora una volta, però, un altro big lo mette nel mirino. Così a maggio 2012 Massimo Moratti gli affida la guida dell’Inter. Strada facendo il petroliere cede il 70% delle sue quote ad Erick Thohir e va in scena una co-gestione con fatali equivoci. Fassone si impegna per rinegoziare l’ingente debito ma perde la fiducia del socio italiano e nell’autunno del 2015 dà le dimissioni.
DIRETTORE SPORTIVO Nel frattempo, però, si cementa un ottimo rapporto sia con Roberto Mancini che lo stesso Mirabelli, approdato in nerazzurro nel 2012 come osservatore e tornato alla base (dopo l’esperienza al Sunderland) l’anno successivo con la mansione di capo degli scout. In realtà il dirigente calabrese, 47 anni, nel suo periodo interista si è con- quistato la stima generale non solo per i colpi «consigliati» di Perisic, Brozovic, Murillo e quelli sfiorati di Gabriel Jesus e Aubameyang. Mettendo a frutto le sue precedenti esperienze da responsabile dell’area tecnica nelle serie inferiori (le promozioni con Rende, Cosenza e Ternana) è stato più che un braccio desto per Piero Ausilio, meritandosi evidentemente i consensi di Fassone che ha pensato subito a lui per questa importante avventura. La loro ambizione è quella di far rivivere gli anni belli del duo Galliani-Braida. Non è un compito semplice, anche perché questi mesi difficili hanno ingrossato il partito degli scettici. La posta è altissima, i rischi espliciti. Ma il loro entusiasmo è contagioso, una risorsa non da poco in questa fase di cambiamenti epocali.