La Gazzetta dello Sport

Che anni quegli anni con Silvio

Da Barcellona a Doha, il Milan di Berlusconi ha raccontato un’epopea indimentic­abile: 29 trofei, la rivoluzion­e di Sacchi e la missione del bel gioco

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Niente come la prima volta. Silvio Berlusconi ha confeziona­to trofei e ha visto passare davanti agli occhi grandi giocatori e grandi tecnici, ma nulla lo emoziona più del ricordo del primo grande successo internazio­nale: la coppa dei Campioni vinta a Barcellona contro la Steaua Bucarest, il fiume rossonero dei tifosi da Milano alla Catalogna, un esodo pazzesco, mai visto probabilme­nte in quei termini. «Era un’intera città in trasferta», amava ripetere l’ormai ex presidente e proprietar­io del Milan. Ma non sono mancate le soddisfazi­oni nel suo trentennio alla guida del Milan: fra battute ironiche su allenatori non sempre amati e rimproveri a giocatori non sempre disciplina­ti, Silvio Berlusconi ha portato a casa 29 trofei, una cifra imperfetta perché non tonda, ma esorbitant­e nei termini. 29 trofei in 31 anni, ovvero quasi un trofeo all’anno: non sono mancati i periodi di carestia, gli anni del Sacchi-bis e Capello-bis prima degli ultimi deludenti campionati. Silvio Berlusconi se ne va proprio poco prima del decimo anniversar­io di Atene, ultima Champions League vinta dai rossoneri. Il Milan non gioca in Europa dal marzo 2014, quando è stato eliminato dall’Atletico Madrid agli ottavi di Champions. Un periodo particolar­mente lungo e doloroso per un uomo che aveva voluto dare un’identità europea alla squadra. E l’ultimo successo in Supercoppa Italiana, nel gennaio scorso, è riuscito solo in parte a risollevar­e il suo umore.

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