Attentato di Dortmund: vacilla la pista islamica
L’iracheno fermato non è coinvolto nei fatti di martedì Tuchel polemico
Un mandato d’arresto per Abdul Beset, l’iracheno fermato mercoledì dopo l’attacco al bus del Borussia Dortmund. Però il sospettato numero uno «non risulta coinvolto in quell’azione» come ha spiegato la procura generale tedesca. La conferma dell’arresto è stata chiesta e ottenuta «per altra attività terroristica» e le indagini sui «fatti calcistici» sono tornate al punto di partenza. Beset, arrivato in Germania nel 2016 come profugo, viene ritenuto un pericoloso omicida per aver partecipato ad azioni dell’Isis nel 2014, in Iraq. Gli inquirenti lo controllavano da mesi, anche con intercettazioni in cui parla di esplosivo, tuttavia «non sono emerse prove a suo carico per l’atto di martedì». E siccome anche il secondo sospettato, un 28enne tedesco che non era stato fermato, è stato scagionato, le indagini «proseguono in tutte le direzioni», anche se la pista islamista si ridimensiona e torna a livello di altre come «estremismo di destra, di sinistra, frange di tifosi violenti», come afferma la procura.
POLEMICA Dopo la partita, persa dal Borussia per 3-2 contro il Monaco, sono continuate le polemiche sulla decisione di spostare soltanto di un giorno la gara. Tra l’attentato e il calcio d’inizio sono passate 23 ore e mezza, l’allenatore Thomas Tuchel l’altra sera ha accusato la Uefa di «averci trattato come se ci avessero tirato una lattina di birra» e Marcel Schmelzer, il capitano, ha colpito nel segno: «Si parla dappertutto di attacco al bus. No, è stato un attacco a trenta persone che erano dentro, a uomini. Con un ferito e poteva andare peggio». La Uefa si è difesa dicendo che la scelta è stata ufficializzata dopo una riunione a cui era presente anche il club, con le forze dell’ordine, e che anche mercoledì non sono arrivati segnali contrari. Ma ci sono state anche pressioni politiche: il ministro dell’Interno Thomas de Maiziere avrebbe chiesto al d.g. Watzke di giocare subito per dare un segnale immediato al terrorismo e la stessa Cancelliera Angela Merkel, che ha parlato con i dirigenti mercoledì mattina, era della stessa opinione. KLOPP E PEP Molti colleghi hanno espresso solidarietà a Tuchel. Jurgen Klopp, chiaramente coinvolto per il suo passato a Dortmund, ha detto di «essere abbastanza sicuro che se la gente che ha rinviato di un solo giorno la partita si fosse trovata nel pullman, non sarebbe scesa in campo. Anche se il calendario è intasato, si poteva trovare una soluzione. Ok, non giochiamo dopo 24 ore e la settimana prossima ci pensiamo». Pep Guardiola è rimasto scosso dall’attentato: «Fa un po’ paura il mondo di oggi, sta impazzendo. Magari i presidenti di Usa, Russia e Cina possono intervenire e trovare una soluzione perché altrimenti non sappiamo dove si finisce. Dobbiamo cercare di continuare a vivere senza paura» ha detto il tecnico del City, anche ex Bayern. Marc Bartra, ferito al braccio nell’attentato, tornerà a giocare tra un mese. Domani il Borussia va in campo, contro l’Eintracht. La vita prosegue
SI POTEVA RINVIARE LA PARTITA E PENSARCI SU JURGEN KLOPP TECNICO DEL LIVERPOOL