Atto III Una Ferrari d’attacco Ci sono già pezzi nuovi e se Kimi è davanti...
Dopo Australia e Cina sfida ai 40° del deserto tra Seb e Lewis. Maranello attende il riscatto di Raikkonen, qui 8 volte a podio, ma sono pronti ordini di scuderia
Ese fosse sempre come una finale, da qui alla conclusione del campionato? Sarebbe bellissimo perché oramai è chiaro che bastano due squadre, o due piloti di team diversi, a portare alle stelle lo spettacolo, specialmente quando si parla di Mercedes contro Ferrari e di Vettel contro Hamilton. Sono state sufficienti Australia e Cina, per rigenerare un entusiasmo che stava diventando stantio. Il duello a distanza tra Hamilton e Vettel a Shanghai, con la rincorsa della Ferrari, ha riacceso l’interesse. Ora i due sono a pari punti, in testa al mondiale. Domenica sera ci sarà un solo leader (a meno di un duplice quanto improbabile k.o.) e l’attesa per chi, metaforicamente, segnerà il gol, è davvero alle stelle, soprattutto nel paddock, in cui la Ferrari competitiva è una anomalia indigesta a molti e c’è una forte cor- rente di pensiero che non vede l’ora che il Cavallino torni nelle retrovie. Ipotesi difficile, dopo la dimostrazione di come la SF70H sia una macchina competitiva, nata bene, con una squadra solida alle spalle cui si può imputare un solo peccato, quello di sorridere (e parlare) poco. Capita, se si arriva da anni di batoste e si ha il timore che il momento magico possa esaurirsi da un momento all’altro.
CLIMA L’attesa per il GP del Bahrain è caldissima, con punte di temperatura che ieri hanno superato i 40 gradi all’ombra. Il pubblico invece è molto più tiepido, in questo arcipelago di isole del Golfo Persico riunite in un regno con meno di un milione e mezzo di abitanti. Si vive di business ovviamente legato al petrolio. Fu il re, Hamad Bin Isa Al Khalifa — che ha invitato Ecclestone al GP — a volere la F.1 nel 2004 per far scoprire al mondo l’esistenza del suo Stato. Oggi un paio di cugini del monarca partecipano regolarmente a gare di auto.
SVILUPPI Sia Vettel sia Hamil- ton ieri hanno fatto un giro del circuito per scoprirne i punti forti e deboli. Il caldo in teoria piace alla Ferrari e non dispiace alla Mercedes, in un confronto che ha visto le macchine alla pari in Cina. Il tracciato di Sakhir ha tre lunghi rettilinei e una parte mista senza grandi difficoltà ma con un paio di svolte strette che potrebbero risultare più indigeste alla macchina di Hamilton che non a quella di Vettel. Sul piano tecnico, la Ferrari ha novità aerodinamiche (ala anteriore, fondo e altro) che fanno parte dello sviluppo programmato gara dopo gara. La Mercedes, al momento, sembra la stessa della Cina — vedremo oggi in pista se sarà davvero così — perché ha un piano che dovrebbe portare a un progresso più marcato nell’arco di un paio di gare, sopperendo ai problemi di guidabilità rilevati da Hamilton e Bottas. Questione di piccole messe a punto di un progetto, quello della W08, che è stato immediatamente messo alla frusta dalla velocità della Ferrari. Ma a pari macchina, come ci si trova ora, dovranno essere i piloti a fare la differenza, senza poi accampare scuse tecniche. Ed è la prima volta che Hamilton e Vettel si confrontano su questo piano. Lewis desideroso di mostrare la sua superiorità, Seb pronto a mettere in discussione le granitiche certezze del rivale.
COMPAGNI Poi ci sono i «secondi», ovvero Raikkonen e Bottas, deludentissimi a Shanghai. Raikkonen è sempre andato forte qui, salendo sul podio di Sakhir ben 8 volte. Bottas lo scorso anno tamponò alla prima curva proprio Hamilton pregiudicandone la gara, per cui gli è già stato consigliato di non ripetersi domenica. Kimi ha bisogno di riconquistare la fiducia del team, dopo che l’altra domenica in soli 28 giri (da quando Vettel gli era davanti e stava superando Verstappen) ha rimediato circa 40” dal compagno. Troppi. Fantasmi da scacciare subito, anche se stavolta il box Ferrari gli dirà immediatamente di farsi da parte, se si troverà Vettel incollato alle spalle. La sconfitta di Sebastian in Cina parte proprio dal tentennamento che c’è stato da parte degli uomini di Maranello nella fase iniziale della gara, quando Raikkonen si era già lamentato di qualcosa che non funzionava sulla sua macchina, per cui c’era anche la scusa buona per dirgli di non ostacolare Seb. E se Marchionne è stato duro nel giudicare la corsa «sbadata» di Kimi per spronarlo a dare di più, non è detto che il finlandese abbia già ricevuto il benservito. Mancano 18 gare alla fine e tutto può accadere. E poi Vettel spingerà certamente — e comprensibilmente… — per una conferma di Raikkonen, ma è chiaro che dovremo abituarci a una girandola di voci di sostituti, a seconda dei momenti e delle circostanze. Sul fronte Mercedes le acque sono più calme, però Bottas dovrà fare di meglio per garantirsi il posto, benché nel paddock ci sia chi sostiene che Vettel abbia già una opzione o un contratto in tasca con Stoccarda per il 2018. Operazione che, fosse vera, sarebbe alquanto imprudente e rischiosa, alla luce delle prestazioni della Ferrari attuale. Ma pure in questo caso si navigherà sino a novembre tra indiscrezioni e fantasie, con la verità ben occultata nel mezzo.