Celtics, golpe ai danni dei Cavs nell’anno dei grandi numeri
Ha chiuso come numero 1 a Est grazie al piccolo Isaiah Thomas. Il 201617 passerà alla storia per il notevole incremento di punti segnati e triple tentate
La chiarezza arriva col tempo. A caldo spesso si fatica a rendersi conto della portata delle imprese. Probabilmente accadrà lo stesso con la stagione regolare 2016-17 della Nba. Ci ha regalato un giocatore – Russell Westbrook – che ha chiuso con una tripla doppia di media. Un altro, James Harden, rinato con D’Antoni che gli ha messo la palla in mano facendolo giocare play, che non ci è andato molto lontano (gli sono mancati meno di 2 assist a gara). Il Barba è però l’unico con 2000 punti e 900 assist assieme a Tiny Archibald che ci riuscì nel ‘72-73. I Warriors non hanno replicato le 73 vittorie record di 12 mesi fa ma hanno finito a quota 66, diventando i primi di sempre oltre quota 60 3 anni in fila. E gli 11.6 punti in più di media dei vicecampioni sono il 4° maggior incremento mai registrato (il primato resta ai Lakers ‘71-72 con +12.3). Passata la paura per l’infortunio di Kevin Durant, entrano nei playoff come i grandi favoriti. Il titolo lo possono perdere solo loro.
NUMERI STELLARI E’ stato l’anno delle grandi cifre. Si è segnato di più: 259.753 punti contro i 252.570 della stagione precedente, un incremento di 7183, pari a 5.84 punti a gara. Solo Dallas con 97.9 non ha infranto quota 100 a partita. Nel 201516 non ci arrivarono in 7. Si è tirato molto di più da tre, segno di come ormai il gioco si stia spostando sempre più sul perimetro (e il campo vada allargato...): le 30 squadre Nba hanno tentato 66.424 triple, 6884 in più dell’anno prima, ovvero 5.6 in più a gara. Houston ha chiuso con 40.3 a partita, distruggendo il proprio primato stabi- lito nel 2014-15 con 32.7.
GIOVANI Sono esplosi giovani stelle che garantiscono un futuro splendido anche nell’era post LeBron. Su tutti il greco Giannis Antetokounmpo dei Bucks, giocatore totale. Ma anche Karl Anthony Towns di Minnesota, a 21 anni il più giovane di sempre a chiudere con almeno 25 punti e 10 rimbalzi di media. E anche l’unico nella storia con 2000 punti, 1000 rimbalzi e 100 triple a segno. Si è visto solo a sprazzi quello che avrebbe vinto a mani basse il titolo di matricola dell’anno se sano, Joel Embiid dei 76ers. Non mancano gli europei: dal serbo dei Nuggets Nikola Jokic al francese dei Jazz Rudy Gobert, al croato Dario Saric di Philadelphia (candidato principe al premio di rookie of the year).
SORPRESA La più grande sorpresa è sicuramente il 2° posto dei Cavs a Est, sorpassati in vetta dai Celtics, ancora nel pieno del processo di ricostruzione, con in mano la prima scelta del prossimo draft che gli gireranno i Nets (ultimi, quindi con le più alte probabilità di prendere la n.1 assoluta alla lotteria del 16 maggio), linfa vitale anche per eventuali scambi. Il protagonista del golpe è stato Isaiah Thomas, il minuscolo (1.75) play che gioca ogni gara come una sfida personale per dimostrare al mondo che i centimetri sono solo un numero. Bravi i biancoverdi. Ma non certo più forti di Cleveland. Vero? Mah... I dubbi iniziano a diventare tanti. Dopo l’All Star Game i campioni hanno vinto 12 gare e perse 15. La difesa non è da anello, con un rating di 111.1 (punti concessi per 100 possessi) dopo la pausa. Peggio hanno fatto solo i Lakers con 111.2. C’è chi dice che basterà girare l’interruttore una volta iniziati i playoff e torneranno quelli di sempre. Possibile. Probabile pure. Ma la nuvola all’orizzonte diventa sempre più nera.
SPERONI Detto dei Warriors, a Ovest zitti zitti con il secondo miglior bilancio in assoluto si sono piazzati i soliti Spurs. L’eccellenza che non conosce limiti di tempo. Provate a dire chi è il secondo miglior giocatore di San Antonio dopo Leonard? Difficile, vero? Perché non ci sono altri All Star. Aldridge ha reso molto sotto le aspettative, Pau Gasol, Parker e Ginobili hanno fatto la loro parte. E’ il sistema, il manico, che fa la differenza. E c’è anche lo zampino di Ettore Messina, Sarà lui l’unico nostro rappresentante ai playoff. Gli auguriamo di tornare in Italia il più tardi possibile. Non ce ne voglia Petrucci...