La Gazzetta dello Sport

LA NUCA DI ROSSI L’INDICE DI MOU

- di LUCA BIANCHIN e ALEX FROSIO

«Il Milan ha preso in mano la partita dall’inizio: non ha mai tirato indietro la gamba e ha messo in campo il cuore dal primo minuto. L’Inter, forse sorpresa, dopo lo 0-1 ha barcollato ma è rimasta in piedi. Ha reagito con la testa, è rimasta in partita e ha restituito il pugno con il gol dell’1-1». La cronaca è un po’ retrò, ma tutto sommato sembra realistica perché il calcio, se non si fosse capito, vive di frasi fatte su gambe, piedi, testa e non solo. Il derby non fa eccezione. Ha raccontato la sua storia con tante parti del corpo, ha avuto grandi destri e mancini creativi, ma questo vale anche per partite minori. Poche però sono state decise da un ginocchio, da un braccio, da una tibia.

LEO Leonardo ha giocato nel Milan e ha allenato l’Inter. Prima, intorno al 1490, Leonardo da Vinci aveva disegnato l’uomo vitruviano. Lui, LdV, ha qualcosa in comune con uomini da derby: era mancino come Savicevic, è andato e tornato da Venezia come il Chino Recoba, ha visto spesso i Medici come Ronaldo e Pato. In questa doppia pagina, l’uomo vitruviano aiuta a ordinare i ricordi. Albertino Bigon nel 1971 segnò due volte, una con un rimpallo. «Con il... fondoschie­na», si è detto. Il replay corregge: no, con la parte posteriore del ginocchio. Adriano nel 2005 ha deciso di testa, come Hateley, e nel 2009 ha fatto gol con un braccio. Non ultimi, i portieri. Bordon ha parato un rigore a mani nude, Abbiati ha portato il Milan in finale di Champions con una parata di tibia.

E ADESSO? Il derby è così, sembra sempre di aver visto tutto, poi ti sorprende. Allora, quote da bookmaker improvvisa­ti. Per un gol di Icardi di spalla, quota 1 a 80. Bacca con il fianco, 1 a 120. D’Ambrosio di schiena — questa è dura — 1 a 200.

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