«Ero stanco morto Ho pagato le fatiche con il quartetto»
«Ero morto. Alla fine non ne avevo proprio più». Filippo Ganna non è triste per la mancata conferma sul tetto del mondo, lui che vi era salito un anno fa da debuttante. Sa di aver dato l’anima. E di aver trovato sulla sua strada «un Kerby davvero forte, che però non aveva nelle gambe, come me, tre fatiche in due giorni nella gara a squadre. Sembra niente, la gente magari pensa che 4 km siano uno sforzo relativo. Ma quando li fai tre volte praticamente nel giro di 24 ore, a 60 chilometri orari, è tutto fuorché una passeggiata». Ha tanti motivi per essere soddisfatto di questo suo secondo Mondiale, dal quale torna a casa con due medaglie. «Sapevo che ripetermi sarebbe stato difficilissimo — spiega il ventenne piemontese dell’UaeEmirates — ed essere salito di nuovo sul podio mondiale ha per me un grande significato. Nelle qualificazioni non ho potuto certo risparmiarmi, per fare uno dei due migliori tempi che mi dava diritto a disputare la finale. Poi in sole 4 ore e mezzo non sono riuscito a recuperare lo sforzo. Ci sta, l’avevo messo in preventivo. Come se non bastasse si è aggiunto il contrattempo della pistola...».
CONGRATULAZIONI Pippo ha dovuto fare i conti anche con la tensione che può attanagliare il campione uscente atteso alla conferma. «Sì, non lo nascondo, ero un po’ teso» ammette. «Prima della qualifica avevo il mal di pancia da ansia. Alla fine, invece, avevo il mal di gambe dalla fatica... Quello che mi ha fatto più piacere, comunque, è stato ricevere i complimenti dei miei avversari. Anche Kerby, che ha vinto con merito, si è congratulato con me, si è detto sorpreso del livello della mia prestazione dopo aver disputato anche la gara a squadre. Non ho nulla da rimproverarmi, perché mi sono preparato bene per questo appuntamento. Forse dovevo essere un po’ più convinto delle mie possibilità». Lezione per il futuro. Che è tutto dalla sua.