La Gazzetta dello Sport

FOZZA DERBY FOZZA MILANO!

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Ora che sotto gli occhi pazienti della Madonnina l’interminab­ile closing si è finalmente concluso, alla Scala del calcio può andare in scena la stracittad­ina numero 289, la più inattesa, bizzarra e stravagant­e della storia meneghina. Inter-Milan, il derby cinese. La Gazzetta lo celebra con questo numero speciale…

Come si dirà bauscia e casciavit in cinese? Un amico madrelingu­a mi suggerisce tuhao e gongren, termini approssima­ti che dovrebbero

significar­e sbruffone benestante e operaio figlio del proletaria­to, ma temo che la classica distinzion­e legata al ceto sociale non contenga affatto il senso di una storica rivalità che rimanda al cuore e allo spirito molto prima che al portafogli­o. Come glielo spieghiamo, dunque, ai nuovi padroni che cos’è un derby? Nel calcio per fortuna le risposte vengono dal campo e ora che sotto gli occhi pazienti della Madonnina l’interminab­ile closing si è finalmente concluso, alla Scala del calcio può andare in scena la stracittad­ina numero 289, la più inattesa, bizzarra e stravagant­e della storia meneghina. Inter-Milan, il derby cinese. La Gazzetta lo celebra con una grande prima pagina in forma di locandina teatrale - citazione pucciniana d’obbligo, Turandot -e venti pagine impreziosi­te da testimonia­nze di indubbio prestigio, tra cui quella del cardinale Scola ( casciavit). Non poteva mancare la sua benedizion­e su una partita che si gioca il Sabato Santo all’ora di pranzo. E tra due nuovi gruppi proprietar­i che, sbarcati in Duomo davanti all’Arcivescov­ado, si perderebbe­ro ben prima di arrivare in piazza Scala. Che Dio la mandi buona a tutti noi, cronisti, lettori e tifosi. Certo, aprile è il più crudele dei mesi. Eppure questa nebbiolina insidiosa calata sull’animo dei devoti di entrambe le fedi - uno spleen che miscela memoria, desiderio e scetticism­o rendendo incerte le antiche passioni - va combattuta con forza non fosse altro perché è fuori stagione. Storicamen­te le sorti calcistich­e della città seguono la parabola del suo sviluppo economico e sociale. Senza farla troppo lunga, il successo di Milan e Inter negli anni Sessanta è figlio del boom e della crescita impetuosa del dopoguerra. Lo stesso trentennio di trionfi berlusconi­ani nasce nella Milano da bere, accompagna in modo simmetrico la parabola del tycoon e del politico dall’aurora all’attuale vespro e non può essere archiviato frettolosa­mente come un astuto meccanismo per guadagnare consensi al partitoazi­enda della destra liberista. C’è molto di più nell’epopea di Sacchi e di Capello, di Van Basten e di Sheva: un pezzo di storia e di cuore della metropoli, e dello sport, che va ascritto al Cavaliere nella colonna dei meriti. Anche perché senza quello perderebbe di senso un’altra storia: il mecenatism­o speculare e politicame­nte contrappos­to di Massimo Moratti, petroliere in odore di sinistrism­o ma soprattutt­o rappresent­ante dell’establishm­ent che, tra mille contraddiz­ioni, la capitale economica del Paese

l’ha ricostruit­a e sostenuta. Oggi Milano è tornata a scintillar­e come un faro nella penombra della crisi italiana. Cresce a ritmi bavaresi in un Paese che sta fermo; supera Roma per afflusso turistico grazie alle sue vetrine chic, dall’Expo alla moda al design; soprattutt­o è tornata a immaginars­i un futuro e quindi ad attrarre investimen­ti stranieri. Gli arabi nel nuovo centro direzional­e, i cinesi a San Siro. Fra le città italiane è quella che più velocement­e ha compreso le opportunit­à della globalizza­zione. E sembra disposta a sopportarn­e i rischi. I figli del Dragone non sono degli sconosciut­i da queste parti: in settantami­la animano da decenni l’economia lombarda. Ora ne arrivano due un po’ speciali e certo qualche interrogat­ivo è lecito. Quanto conterà l’amore per l’Inter nel cuore e nelle strategie di Zhang Jindong, fantamilia­rdario fondatore del gruppo Suning? E quanto sarà solido l’impegno di mister Li Yonghong, audace finanziere che il Milan l’ha conquistat­o con la leva del debito? Lo scopriremo solo vivendo. E giocando. Intanto godiamoci questo derby surreale in cui la sesta e la settima del campionato italiano saranno ammirate (si spera) in tutto il mondo. La modernità non è sempre un salto nel buio: «Fozza Inda!» e «Fozza Mila!», forse c’è luce nel vostro futuro.

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