La Gazzetta dello Sport

Tutte le sfide di Montali «Con la Ryder il golf conquister­à l’Italia»

Le sfide e gli obiettivi del d.g. Montali «Totti e Del Piero testimonia­l, tanti campi pubblici, l’educazione fisica nei circoli»

- Alessandro Catapano ROMA

«Devo chiamare Francesco » . Francesco chi? «Totti. Secondo me con la mentalità da vincente che ha, quando vorrà smettere con il calcio, potrà diventare un grande golfista. Sogno che lui e Alex (ovviamente Del Piero, ndr) diventino i nostri testimonia­l». Parlare con Gian Paolo Montali è come viaggiare in una dimensione dove non esistono ostacoli, barriere e, soprattutt­o, limiti. Ha lasciato la pallavolo dieci anni fa («E da allora non ne ho più parlato pubblicame­nte, nemmeno una volta»), ma sembra che abbia smesso di allenare ieri. «Io ho un problema – dice ammettendo un istante dopo di avere anche una certa consideraz­ione di sé –, nella mia vita mi sono occupato sempre e solo di una cosa: giocare per vincere. E modestamen­te, qualcosa ho vinto. Conto di riuscirci anche qui».

Tredici mesi fa è stato scelto come direttore generale del progetto Ryder Cup 2022: bilancio di un anno di lavoro?

«Abbiamo dovuto scalare l’Everest una seconda volta. Dopo l’impresa di portarla a casa, gra- zie alla grande caparbietà del presidente Chimenti, abbiamo dovuto proteggere e rafforzare la nostra Ryder. Ci sono stati momenti drammatici, in cui ci davano per spacciati, rimpiazzat­i dalla Spagna, ma né io né il presidente abbiamo mai pensato che qualcuno ce l’avrebbe portata via. E così, alla fine abbiamo portato a casa il finanziame­nto e le garanzie del Governo, grazie al sostegno decisivo del ministro Luca Lotti, e l’accordo con Infront».

Chi ha scelto il Marco Simone della famiglia Biagiotti?

«La federazion­e internazio­nale. Campo bellissimo e infrastrut­ture all’altezza, l’unico a Roma con questi requisiti».

Lei è stato un monumentoo­numento della pallavolo, un ottimotimo dirigente calcistico, ha scrittotto un paio di li-libri sulla figura dell leader, ha fat-fatto il consulente perer le banche e insegna all’università.rsità. Ma come ci è finito al golf?

«Mi ha chiamatoo il presidente del Coni Malagò,, un altro che voglio ringraziar­eare personal-personalme­nte, dicendomim­i che volevano affidarmi una missioness­ione mol-molto difficile, ed ioo adoro le sfide complicate...ate... Poi, sono per il cam-ambiamento, perchéhé stimola. Nella vitata bisogna aver pau-ura di restare uguali, non di cambiare, altri-menti si fa la finee di Charlie Brown, quando in quellaa striscia dice: «Datemi un’altra giornata sullaa quale rotolarmi».

Ma lei dove vuole arrivare con questa Ryder?

«Ho un progetto un tantino ambizioso: trasformar­e il golf in uno sport popolare».

In Italia? Come riuscirci?

« Innanzitut­to grattiamo via quella patina di “sport d’élite” o “roba per ricchi” che gli hanno appiccicat­o addosso. Poteva essere vero una volta, ma oggi è solo una leggenda. I costi sono drasticame­nte diminuiti».

Ma allora perché il golf italiano ha circa novantamil­a tesserati e l’Austria, non l’Inghilterr­a, quattrocen­tomila?

ei «Quando sapremo rispondere a questa domanda avremo trovato la soluzione. Io ho due-tre progetti in testa, ma serve l’aiuto delle istituzion­i e delle amministra­zioni locali. Servono più campi pubblici (in Italia ce ne sono solo due, a Torino e Milano, ndr) e spazi per campi pratica. Chiederemo ai Comuni di individuar­e aree dismesse da riqualific­are. E poi il golf ha bisogno di andare a scuola. Vorrei firmare un protocollo con il Miur che consenta ai nostri ragazzi di svolgere le ore di educazione fisica sui campi da golf. Trovatemi un modo più educativo e salutare di trascorrer­e un’ora nella natura misurandot­i».

Educativo?

«Proprio così. Con il golf conosci te stesso, scopri i tuoi punti di forza e le tue debolezze. E rispetti le regole, non bari. Puoi ingannare te stesso?».

In Italia servirebbe un campione per trainare il movimento: un Valentino Rossi, un Tomba...

«O un altro Costantino Rocca, uno con quella fame. Oltre ai Molinari, abbiamo un grande talento, Manassero, che ha un po’ rallentato, ma sono sicuro che tornerà presto. Il presidente Chimenti mi ha nominato diret- tore tecnico delle Nazionali, in futuro i nostri allenatori punteranno solo su ragazzi con qualità e voglia di arrivare».

Ma lei sa giocare a golf?

«Certo, ho iniziato quando allenavo a Treviso. Gilberto Benetton mi regalò una quota del circolo Ca’ della Nave a Martellago. Avevo 31 anni e mi sembrava una follia. Poi me ne sono innamorato».

Sia sincero: il suo handicap?

«28, ma se facessi qualche gara girerei almeno a 14». Anche qui, c’è da lavorare.

LE GARANZIE DEL GOVERNO? COME SCALARE L’EVEREST GRAZIE LOTTI SU LUCA LOTTI MINISTRO DELLO SPORT

MANASSERO È UN GRANDISSIM­O TALENTO, TORNERÀ PRESTO A VINCERE SU MATTEO MANASSERO GOLFISTA ITALIANO

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