La Gazzetta dello Sport

MANCANO I TALENTI STRAPAGHIA­MO I TOP

- di CARLO LAUDISA UDISA twitter: @carlolaudi­sa udisa

Quindici milioni di qua, trenta milioni di là. Una pioggia di soldi per tutti: soprattutt­o per gli attaccanti stagionati. Stiamo parlando degli ingaggi (al netto) per le stelle del calcio europeo e di un’ascesa senza precedenti. E per molti versi pericolosa. L’annuncio del prolungame­nto di Edinson Cavani con il Psg sino al 2020 è un punto di non ritorno un po’ per tutti. L’uruguaiano, infatti, guadagnava già 7,5 milioni netti e, alla soglia dei 30 anni, ottiene il raddoppio dello stipendio dall’emiro Al Thani. Buon per lui, la gratifica se l’è meritata. La questione è un’altra: questa mossa in che modo incide sul destino dei top player? Ora come ora comandano Cristiano Ronaldo e Messi, appena sopra quota 20 milioni. Cioè non molto più del Matador. Tanto è vero che l’argentino sta trattando il rinnovo intorno ai 30 milioni a stagione. In attesa che Leo faccia le proprie scelte, il panorama continenta­le offre poche alternativ­e di vera qualità. E i prezzi continuano a salire vertiginos­amente.

Limitandos­i agli ingaggi (senza considerar­e i cartellini), risulta evidente che la cerchia dei big è troppo ristretta. È difficile trovare nuovi talenti e capita, allora, che a Parigi accontenti­no il goleador di Salto per non rischiare di rimanere a mani vuote. E nel frattempo allungano le mani sul monegasco Mbappé e (in alternativ­a) sul gabonese Aubameyang: ovviamente con valutazion­i da record. Tanto è vero che il cannoniere del Borussia Dortmund è rimasto indifferen­te di fronte ai 7,5 milioni annui messi sul piatto dal nuovo Milan. Ha in mente evidenteme­nte altre cifre. E non è l’unico… Se Neymar, Lewandovsk­i, Suarez e Aguero guadagnano già 15 milioni è facile prevedere che anche loro presto otterranno un aumento. Del resto, è la legge del mercato: i prezzi esplodono quando la domanda è superiore all’offerta. Prepariamo­ci, allora, ad un’estate fuori dall’ordinario. Chi è più ricco è pronto a mettere sul piatto cifre enormi, e bisogna vedere con quali effetti per i nostri club. La Juve è corazzata anche su questo fronte; un po’ perché non ha molto da fare (servono solo delle rifiniture), ma soprattutt­o per la vocazione a puntare sui giovani. È diversa la condizione delle milanesi, decise a cercare rinforzi da prima fascia per attrezzars­i al meglio nella rincorsa alla qualificaz­ione per la Champions 2018-19. E per loro non sarà semplice battere una concorrenz­a agguerriti­ssima a livello internazio­nale. Perché bisogna fare i conti anche con l’appeal di chi partecipa alle coppe. E chi resta fuori. Non è semplice convincere un giocatore ad abbracciar­e un progetto a medio termine se in contempora­nea gli arrivano sirene da società che partecipan­o già alla competizio­ne più importante.

Uscendo dalle tematiche di casa nostra, resta il nodo dei costi sempre più rilevanti e della volatilità di certe scelte. La scorsa estate il Manchester United ha coperto d’oro la Juve e Pogba, ma il ritorno tecnico è stato inferiore alle attese. E che dire degli 80 milioni pagati due estati fa (sempre dallo United) per Martial, allora diciannove­nne. Quel sontuoso investimen­to non è stato sinora felice. È vero che ha ancora tempo per recuperare, ma resta il sospetto che quella valutazion­e sia stata generosa, più che altro affrettata. Ad una certa età il talento deve fare i conti con le incertezze legate alla crescita sia fisica che psicologic­a. Così come, allo stesso modo, non è razionale puntare su un giocatore nella fase calante della carriera. Insomma, l’usato garantito può servire a rattoppare alcune situazioni, ma non dà risultati a lungo termine. Occhio, allora, ai giganti con i piedi d’argilla: non basta spendere per spendere.

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