Finalmente la Ferrari
L’EX TOMBAZIS «AERODINAMICA E POWER UNIT ALL’ALTEZZA ORA SVILUPPI»
Dopo la chiusura della Manor e in attesa di trovare una nuova collocazione è tornato a vivere nella sua Grecia perché, sottolinea con la consueta ironia «fatta una approfondita analisi dei pro e contro, il tempo nel mio Paese è mediamente migliore rispetto a quello della Gran Bretagna!!». Nikolas Tombazis, 49 anni, sarebbe oggi etichettato da Sergio Marchionne come una di quelle superstar che non hanno più diritto di cittadinanza a Maranello, ma che tanto hanno contribuito al successo del Cavallino negli anni Duemila. «Io non sono solo quello del progetto della Ferrari del 2014 (la prima ibrida che fu un clamoroso flop; n.d.r.) ma anche delle Ferrari del 2007 e 2008». E gli uomini che oggi guidano la rossa in questo 2017 che si annun- cia esaltante hanno lavorato con lui o ai suoi ordini. La Ferrari ha vinto due delle prime tre gare: esattamente come nel 2007 e 2008. Trova delle affinità tra oggi e allora? «Anche allora arrivavamo da due stagioni in cui non avevamo vinto il titolo e in quelle circostanze (Maranello era reduce dal ciclo vincente di Schumi 2000-04; ci sembrava una eternità. Iniziare così bene quelle due stagioni era stato confortante, credo lo sia ancor più ora che si tratta di una struttura molto rinnovata». Quali sono i punti di forza della Ferrari 2017? «Ha fatto passi importanti nei tre settori, aerodinamica, meccanica e motore, anche se non ha ancora raggiunto del tutto la Mercedes (mancano forse 1-2 decimi). Quest’ultima ha perso due corse per errori di strategia. Ma il fatto che una scuderia come la Mercedes sbagli strate- n.d.r.) gia è segno della pressione che sta subendo dalla Ferrari. Dopo tre anni di dominio, non è più abituata alla lotta ravvicinata». Ritiene che il progetto Mercedes non sia valido come quello delle tre stagioni precedenti? «Penso che i tre top team abbiano sinora ottenuto prestazioni al di sotto delle attese. Lo dico perché: 1) ci attendevamo una differenza di tempi sul giro rispetto alla scorsa stagione più marcata; 2) la differenza tra la pole e chi si piazza in ultima fila dovrebbe essere maggiore rispetto al passato, in quanto con un nuovo regolamento le scuderie più attrezzate hanno modo di sviscerare le problematiche in maniera più efficace, invece sinora il distacco è rimasto simile se non inferiore a quello del 2016. Per questo sono convinto che il Mondiale sia apertissimo e che se lo aggiudicherà chi saprà sviluppare la macchina più velocemente degli altri». Ci si aspettava una Red Bull fortissima e invece…Solo una questione di mancanza di cavalli del motore Renault? «Hanno scelto una filosofia di macchina completamente differente: guardate l’anteriore, è molto pulito, con pochi devia- tori di flusso, in modo da sfruttare di più l’aria convogliata sul fondo e verso il diffusore. Sinora questo concetto non ha ancora pagato, ma ha del potenziale. No, non si tratta solo di una questione di power unit, anche perché pare che abbiano avuto dei problemi di correlazione (tra i dati virtuali e quelli raccolti in pista; n.d.r.). Ma proprio perché è un progetto semplice, la Red Bull è la macchina con più ampi margini di miglioramento». A Maranello sottolineano come sia stata rivoluzionata l’organizzazione: da una struttura verticale a una orizzontale. E che si sia dato spazio a una scuola italiana sinora sottovalutata. Secondo lei è davvero così? «La F.1 moderna è diventata più complicata e l’organizzazione Ferrari è molto intelligente, ci sono persone che probabilmente hanno più libertà di esprimersi. La torta delle responsabilità ha più fette, seppure più piccole. A questo poi va aggiunta la crescita professionale di chi lavora a Maranello ormai da anni. Sinceramente non credo a “scuole inglesi” o “scuole italiane”, credo a brave persone che possono lavorare bene insieme». Lei lo ha fatto sia con Simone Resta sia con Mattia Binotto, che giudizio dà di loro? «Positivo. Io ho una estrazione aerodinamica, Simone più meccanica, insieme ci completavamo. Oggi lui ha il mio vecchio titolo (capo progettista;
n.d.r.) ma in una organizzazione diversa e dunque con un ruolo un po’ differente. Immagino che nella progettazione si sia dovuto fidare per l’aerodinamica ai suoi colleghi». Appunto Enrico Cardile e David Sanchez. «Il primo lavorava nella produzione e non lo posso giudicare. David l’ho assunto io ed è una persona molto in gamba che capisce molto bene le strutture del flusso aerodinamico». E Binotto? «Preparato, valido anche nel campo dell’organizzazione. La scelta di porlo a capo tecnico del team è stata sorprendente ma col senno di poi azzeccata». Ritiene che tra le pecche della Mercedes attuale ci sia anche un consumo eccessivo delle Pirelli di mescola più morbida? «Potrebbe esserci, ma penso che sia una tesi sopravvalutata per quello che è accaduto a Hamilton in Australia. Alla ripartenza dal pit stop, bloccato dietro a Verstappen, Lewis ha stressato troppo le nuove gomme, rovinandole presto». Come mai la Ferrari dopo il 2007 non è più riuscita a vincere? «Dal 2009 in poi non abbiamo mai avuto l’auto migliore e questo è conseguenza di quello che accadde quell’anno (una sola vittoria con Raikkonen a Spa;
n.d.r.) perché da allora abbiamo iniziato a pensare solo a progetti a breve periodo. Così la realizzazione della vettura per l’anno successivo partiva sempre in ritardo rispetto alla concorrenza e dovevamo fare i conti con una galleria del vento da aggiornare, cosa che ci avrebbe però fatto perdere sei mesi e di conseguenza sempre rinviata. Una situazione che si è risolta solo nel 2013. Da qui i distacchi subìti da Red Bull prima e Mercedes poi». Quando ripensa a Maranello lo fa con rabbia o nostalgia? «Di sicuro nostalgia perché ho vissuto una esperienza bellissima, anche se forse nell’ultimo periodo la mia fetta di torta di responsabilità era troppo grande. Con la struttura rivista di oggi avrei potuto contribuire meglio, anche se nei tempi non lo avevo percepito».
HO NOSTALGIA DI MARANELLO MA MI HANNO DATO TROPPE COLPE
DAL 2009 IN POI SIAMO SEMPRE STATI COSTRETTI AD INSEGUIRE NICHOLAS TOMBAZIS EX PROGETTISTA FERRARI
AL CAVALLINO RESPONSABILITÀ CONDIVISE ORA: INTELLIGENTE! SUL PIANO DI MARCHIONNE «E’ UNA F.1 PIÙ COMPLESSA»
BINOTTO È STATA UNA SCELTA AZZARDATA MA AZZECCATA SUI VERTICI DELLA ROSSA «PREPARATO E ORGANIZZATO»
LA RED BULL È IL TEAM CHE HA PIÙ MARGINE DI MIGLIORAMENTO SULLA TERZA FORZA «GUAI NON SOLO DI MOTORE»
IL TECNICO GRECO: «ORMAI MANCA POCO PER ESSERE ALLA PARI DELLA MERCEDES. CERTO, SE I TEDESCHI SBAGLIANO STRATEGIA, È PERCHÉ SENTONO IL FIATO SUL COLLO»