La Gazzetta dello Sport

«Rispetto e cultura Così si pedala sicuri»

La tragedia di Scarponi riapre la discussion­e. Sgalla (Polizia): «Automobili­sti indiscipli­nati, ma ai ciclisti serve più educazione»

- Claudio Ghisalbert­i GIOVEDÌ 27 APRILE 2017

«Abbiamo un problema. Anzi due. Il primo è l’assoluta maleducazi­one e intolleran­za degli automobili­sti. Piaccia o no, è un dato purtroppo oggettivo. In Italia purtroppo, e per una serie di motivi, abbiamo allevato una società di guidatori davvero molto indiscipli­nati e molto intolleran­ti, che si riversa sugli utenti deboli, cioè pedoni e ciclisti. E lo stesso ciclista, quando sale in auto, diventa spesso intolleran­te. Il secondo problema è quello del ciclista, visto che di questo stiamo parlando: proprio perché sa che è l’utente debole, pensa che tutto gli sia concesso. Anche il ciclista non ha la cultura dell’uso della strada corretto, rispetto al fatto che è in una condizione molto vulnerabil­e». Parole di Roberto Sgalla, direttore generale di tutte le Specialità della Polizia di Stato e a sua volta ciclista. Dopo che la tragedia di Michele Scarponi, morto sabato a Filottrano per essere stato investito da un furgone, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza in bici, chiediamo a Sgalla quali sono le regole di comportame­nto per un ciclista.

1 Dottor Sgalla, in bici è possibile pedalare affiancati in due o più?

«No, si deve stare in fila indiana. Se nei centri abitati percorrere la strada su unica fila è rimesso alla decisione del ciclista in base alle condizioni della circolazio­ne, fuori dai centri abitati diviene un obbligo, salvo che uno di essi sia minore di 10 anni e pro- ceda a destra del conducente più grande».

2 Esiste un limite massimo di componenti di un gruppo in allenament­o?

«No, non esiste alcun limite. Però, come dicevamo, bisogna sempre stare in fila indiana».

3 È consentito l’allenament­o dietro motore, moto o auto che sia?

«No, è vietatissi­mo e pure estremamen­te pericoloso. Sono sanzionabi­li sia il ciclista sia chi c’è alla guida del mezzo. A meno che non si sia su un circuito chiuso al traffico».

4 Quando ci si immette in rotonda, il gruppo è come se fosse un ciclista unico?

«Assolutame­nte no. Ogni singo- lo ciclista è un conducente individual­e responsabi­le del proprio comportame­nto. L’unica eccezione è il gruppo che partecipa a una gara, con tanto di cartello di inizio e fine corsa. In questo caso il disciplina­re prevede che dentro quella bolla si possa anche violare il codice della strada. Nella circolazio­ne quotidiana pensiamo a un semaforo rosso: il primo passa con il verde, ma se poi scatta il rosso i ciclisti si devono fermare».

5 L’uso dell’ammiraglia in allenament­o, davanti o dietro il gruppo, è permesso?

«Purtroppo non esiste nessuna normativa che disciplini gli allenament­i. Tant’è che i giovani devono allenarsi in luoghi chiusi al traffico. Per chi si allena sulle strade in presenza di traffico, tutto quello che avviene rappresent­a comportame­nti tollerati, adottati come prassi ma non normati».

6 Quali sono le regole per la visibilità? Ci sono differenze tra le varie bici?

«La mancata approvazio­ne della delega del nuovo codice rinvia un obiettivo ormai necessario, quello di definire bene le tipologie, e l’utilizzo, di biciclette. Un conto è la bici da corsa, un conto la bici da passeggio. Mettere su una bici da corsa campanello, luci, catarifran­genti, come attualment­e previsto, sappiamo che non è possibile. Ma ad oggi tutte le bici hanno gli stessi obblighi. Il casco? Non è obbligator­io, ma vivamente consigliat­o».

7 Pure per i ciclisti ci sono limiti sull’uso di alcol e droghe?

«Sì. Chi guida una bici in stato di ebbrezza alcolica o di alterazion­e psico-fisica per assunzione di sostanze stupefacen­ti o psicotrope, risponde dei reati come un automobili­sta, pur non subendo la sospension­e della patente anche se ne fosse titolare».

8 È consentito l’uso del telefono per chiamate o ascoltare musica?

«No, non si può fare neppure questo. E anche qui vale il discorso sulla pericolosi­tà».

9 Domanda forse banale: ma si possono staccare le mani dal manubrio?

«Il ciclista deve aver libero l’uso di mani e braccia e reggere il manubrio almeno con una mano».

10 Come comportars­i sulle piste ciclabili?

«Come su una strada normale. Però la ciclabile va bene per la mobilità urbana, per il cicloturis­mo. Il ciclista “sportivo” non ama le ciclabili, ma la strada. Quindi deve per forza convivere con gli altri automobili­sti e viceversa. La tutela del ciclista sportivo è assai difficile e passa attraverso l’educazione del ciclista e il rispetto dell’automobili­sta».

«NON SI PEDALA AFFIANCATI. NO ANCHE A TELEFONO E DIETRO MOTO»

«IL CICLISTA SPORTIVO IL PIÙ DIFFICILE DA TUTELARE» ROBERTO SGALLA DIR. SPECIALITÀ POLIZIA STATO

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BETTINI La Polizia Stradale, decisiva per garantire la sicurezza delle corse, festeggia il 70° anniversar­io
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