«Rispetto e cultura Così si pedala sicuri»
La tragedia di Scarponi riapre la discussione. Sgalla (Polizia): «Automobilisti indisciplinati, ma ai ciclisti serve più educazione»
«Abbiamo un problema. Anzi due. Il primo è l’assoluta maleducazione e intolleranza degli automobilisti. Piaccia o no, è un dato purtroppo oggettivo. In Italia purtroppo, e per una serie di motivi, abbiamo allevato una società di guidatori davvero molto indisciplinati e molto intolleranti, che si riversa sugli utenti deboli, cioè pedoni e ciclisti. E lo stesso ciclista, quando sale in auto, diventa spesso intollerante. Il secondo problema è quello del ciclista, visto che di questo stiamo parlando: proprio perché sa che è l’utente debole, pensa che tutto gli sia concesso. Anche il ciclista non ha la cultura dell’uso della strada corretto, rispetto al fatto che è in una condizione molto vulnerabile». Parole di Roberto Sgalla, direttore generale di tutte le Specialità della Polizia di Stato e a sua volta ciclista. Dopo che la tragedia di Michele Scarponi, morto sabato a Filottrano per essere stato investito da un furgone, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza in bici, chiediamo a Sgalla quali sono le regole di comportamento per un ciclista.
1 Dottor Sgalla, in bici è possibile pedalare affiancati in due o più?
«No, si deve stare in fila indiana. Se nei centri abitati percorrere la strada su unica fila è rimesso alla decisione del ciclista in base alle condizioni della circolazione, fuori dai centri abitati diviene un obbligo, salvo che uno di essi sia minore di 10 anni e pro- ceda a destra del conducente più grande».
2 Esiste un limite massimo di componenti di un gruppo in allenamento?
«No, non esiste alcun limite. Però, come dicevamo, bisogna sempre stare in fila indiana».
3 È consentito l’allenamento dietro motore, moto o auto che sia?
«No, è vietatissimo e pure estremamente pericoloso. Sono sanzionabili sia il ciclista sia chi c’è alla guida del mezzo. A meno che non si sia su un circuito chiuso al traffico».
4 Quando ci si immette in rotonda, il gruppo è come se fosse un ciclista unico?
«Assolutamente no. Ogni singo- lo ciclista è un conducente individuale responsabile del proprio comportamento. L’unica eccezione è il gruppo che partecipa a una gara, con tanto di cartello di inizio e fine corsa. In questo caso il disciplinare prevede che dentro quella bolla si possa anche violare il codice della strada. Nella circolazione quotidiana pensiamo a un semaforo rosso: il primo passa con il verde, ma se poi scatta il rosso i ciclisti si devono fermare».
5 L’uso dell’ammiraglia in allenamento, davanti o dietro il gruppo, è permesso?
«Purtroppo non esiste nessuna normativa che disciplini gli allenamenti. Tant’è che i giovani devono allenarsi in luoghi chiusi al traffico. Per chi si allena sulle strade in presenza di traffico, tutto quello che avviene rappresenta comportamenti tollerati, adottati come prassi ma non normati».
6 Quali sono le regole per la visibilità? Ci sono differenze tra le varie bici?
«La mancata approvazione della delega del nuovo codice rinvia un obiettivo ormai necessario, quello di definire bene le tipologie, e l’utilizzo, di biciclette. Un conto è la bici da corsa, un conto la bici da passeggio. Mettere su una bici da corsa campanello, luci, catarifrangenti, come attualmente previsto, sappiamo che non è possibile. Ma ad oggi tutte le bici hanno gli stessi obblighi. Il casco? Non è obbligatorio, ma vivamente consigliato».
7 Pure per i ciclisti ci sono limiti sull’uso di alcol e droghe?
«Sì. Chi guida una bici in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione psico-fisica per assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, risponde dei reati come un automobilista, pur non subendo la sospensione della patente anche se ne fosse titolare».
8 È consentito l’uso del telefono per chiamate o ascoltare musica?
«No, non si può fare neppure questo. E anche qui vale il discorso sulla pericolosità».
9 Domanda forse banale: ma si possono staccare le mani dal manubrio?
«Il ciclista deve aver libero l’uso di mani e braccia e reggere il manubrio almeno con una mano».
10 Come comportarsi sulle piste ciclabili?
«Come su una strada normale. Però la ciclabile va bene per la mobilità urbana, per il cicloturismo. Il ciclista “sportivo” non ama le ciclabili, ma la strada. Quindi deve per forza convivere con gli altri automobilisti e viceversa. La tutela del ciclista sportivo è assai difficile e passa attraverso l’educazione del ciclista e il rispetto dell’automobilista».
«NON SI PEDALA AFFIANCATI. NO ANCHE A TELEFONO E DIETRO MOTO»
«IL CICLISTA SPORTIVO IL PIÙ DIFFICILE DA TUTELARE» ROBERTO SGALLA DIR. SPECIALITÀ POLIZIA STATO