La Gazzetta dello Sport

Capello: «Troppo potere ai violenti, il Daspo non basta»

«Parlare di percentual­e bassa sul razzismo è davvero grave I manichini? È un tifo becero»

- Vincenzo D’Angelo

«Stiamo vivendo un periodo storico senza valori. Che fine hanno fatto educazione, rispetto, solidariet­à? In Italia succedono cose che non sono ammissibil­i». Fabio Capello va giù duro contro la violenza. Lui ne ha viste tante in carriera, da giocatore e allenatore. E dalla sua voce risulta lampante la delusione per quello che sta accadendo intorno al calcio italiano. Oggi è opinionist­a di punta di Fox Sports, dopo aver girato – e vinto – non solo in Italia. Capello è stato l’ultimo allenatore a vincere uno scudetto sulla panchina della Roma e di derby se ne intende. Pensava di averle viste tutte. Almeno fino alla scorsa notte.

Capello, che idea si è fatto dello striscione con i manichini impiccati davanti al Colosseo?

«Sento parlare di goliardata. Ma ci rendiamo conto? Un tempo a Roma le goliardate erano all’ordine del giorno, specie prima e dopo un derby. Si viveva di battute, di sfottò. Ed era uno spettacolo. Però qui non c’è nulla di goliardico. Persino un artista come Maurizio Cattelan fu aspramente criticato e condannato per l’opera con dei bambini impiccati all’albero. E gli artisti, si sa, vivono anche di provocazio­ni…».

Quindi stavolta non ci vede nulla di provocator­io.

«Questa è una cosa triste, brutta. È un becero esempio per qualsiasi tifoso. Purtroppo sono cose che accadono solo in Italia. Come vedere gli ultrà obbligare i giocatori a togliersi la maglia. Abbiamo dato troppo potere al tifo violento. Eppure le regole ci sono, bisognereb­be solo farle rispettare, mettere in atto provvedime­nti che possano allontanar­e questi pseudo tifosi dai nostri stadi. Il Daspo non funziona, anzi, è diventato un provvedime­nto ridicolo ai loro occhi».

Dai manichini agli insulti razzisti contro Muntari?

«È successa una cosa gravissima. Ma come si fa a dire che è stata soltanto una piccola percentual­e dello stadio? Ma che giustifica­zione è “la percentual­e bassa”? Scherziamo? Il razzismo va combattuto e debellato in ogni sua forma. Fermiamo le partite, individuia­mo i responsabi­li e non facciamoli entrare più allo stadio».

Certo, anche fuori dagli stadi le cose non vanno meglio. Ha visto cosa è successo a Superga?

«Un gesto oltraggios­o verso chi ha rappresent­ato l’Italia in giro per il mondo e segnato la storia del nostro calcio. Non c’è più rispetto per nulla, questa è la cosa che fa più male. Buffon è stato straordina­rio nel suo intervento e credo che tutti dovrebbero dare il loro contributo per mettere fine all’odio e alla violenza, fisica e verbale».

Cosa potremmo fare in Italia per allontanar­e i violenti?

«Il rapporto Taylor ai tempi del governo Thatcher in Inghilterr­a fu molto importante per allontanar­e gli hooligan. E oggi gli stadi inglesi sono civili e sicuri. E poi penso a quanto successo a Madrid durante Real-Barcellona: Messi dopo il gol ha mostrata la maglia a tutto lo stadio. La reazione è stata un silenzio “rumoroso”. Qui gli avrebbero tirato di tutto e insultato in ogni modo…».

Pensa che serva un intervento deciso della politica?

«Della politica e non solo. Anche di dirigenti, allenatori e giocatori. Tutti insieme devono intervenir­e per mettere fine a ogni forma di violenza. Allontania­mo i violenti dagli stadi, leviamogli potere. Ricordo il derby sospeso a Roma per un presunto morto, malgrado il Prefetto stesso intervenne per assicurare che non era vero. Fummo costretti a non giocare dai tifosi. Mi auguro non si ripeta mai più una cosa del genere».

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