TOTOGIUNTA CONI ECCO TUTTI I NOMI
S ei giorni all’alba del nuovo governo del Coni. Giovedì prossimo 76 aventi diritto al voto, ma ad andare alle urne saranno 73 o 74 (fuori Leoni e Obrist, in bilico Scarso). Quorum di 39 voti per il primo, ed è facile presumere unico, scrutinio relativo alla riconferma di Giovanni Malagò alla guida dello sport italiano. Atto dovuto e meritato per l’impegno e la passione profusi in questi quattro anni, anche se il numero e il peso specifico delle cose da fare è maggiore di quelle, comunque non poche, realizzate fin qui. Difficile dire se gli isolati mal di pancia colti in circolazione si tradurranno in schede bianche o in preferenze per Sergio Grifoni, l’avversario «impossibile» di Malagò, o se tutti decideranno di salire sul carro del vincitore. Dal quale giovedì ci si aspetta, ma più che un auspicio questa è una certezza motivata dai fermi propositi del presidente, un discorso forte e per certi versi scomodo: in troppe federazioni c’è più di qualcosa che non va e occorrerà metterci mano. Il tempo del «tutti amici meno Barelli», giustificato nel primo quadriennio da una sorta di riconoscenza verso l’elettorato, è scaduto.
Radio Coni, che ha il polso del viavai frenetico in corso nei corridoi del Foro Italico in queste ore, dice che la Giunta Coni sarà composta così: Chimenti, Roda, Binaghi, Giomi e uno tra Di Rocco e Rossi in quota presidenti, Magri (che batterebbe Pigozzi) e Ricci Bitti in quota dirigenti, Turisini per i tecnici, Cammarelle e Sensini per gli atleti, Sturani e Talento per gli Enti Territoriali, Gallo per gli Enti di Promozione e infine quali membri Cio Pescante, Ferriani e Carraro. Se il pronostico è corretto avremo da un minimo di sei a un massimo di otto volti nuovi su un totale di diciassette.
Se il secondo mandato di Malagò è destinato a cominciare tra squilli di fanfare, vacilla invece l’ipotesi di un terzo e addirittura un quarto. La legge sul limite dei mandati, che era stata approvata nel luglio scorso al Senato e fissava il limite a tre mandati, o a due per quanti all’atto dell’entrata in vigore della legge fossero già in carica da uno o più mandati, sembra infatti finita su un binario morto. Nell’audizione del 12 aprile in Commissione Cultura della Camera, oggetto la legge in questione, lo strenuo argomentare di Malagò sulle necessità internazionali di un triplo mandato si è misurato col dissenso di Movimento Cinque Stelle (Valente) e Lega Nord (Borghesi), tornati a caldeggiare il limite di due mandati. Se l’emendamento prendesse corpo occorrerebbe tornare con la legge al Senato per l’approvazione definitiva. Con le elezioni politiche sempre meno lontane il rischio di un nulla di fatto è concreto e per Malagò avrebbe un costo particolare, visto che le regole per la presidenza del Coni, al contrario dell’attuale liberatutti per le federazioni, pongono il limite a due soli mandati. Se tutto restasse invariato Malagò dovrebbe lasciare nel 2021. Il calcio è avvertito...
Ps. 1 Prima tre telefonate, poi, ieri sera, l’incontro: disgelo tra Malagò e Tavecchio, che dunque parteciperà mercoledì alla cena pre-elettorale di presidenti e candidati alla Canottieri Aniene.
Ps. 2 Come annunciato da Malagò, sembra proprio che il commissariamento extralarge del Credito Sportivo (cinque anni a gennaio!) sia destinato a finire. Individuato dal ministro dello Sport Luca Lotti il nome di chi sarà a breve chiamato a presiederlo: Andrea Abodi.