Rohler, che lancio Il suo giavellotto infilza la storia
L’olimpionico tedesco, a Doha, fa 93.90, secondo solo al leggendario Zelezny
Il merito è del nonno paterno, herr Rohler. E’ stato lui, nelle foreste della Turingia, a insegnare al nipotino Thomas a dar di spalla. Per... pescare alla mosca. Sebbene il papà di Thomas, nella disciplina, detiene tuttora qualche record della Germania orientale, per lui era solo un passatempo. Perché il suo sport, sin da ragazzino, è stata l’atletica. Anzi, il salto triplo. Fino a un 8° posto ai campionati tedeschi allievi. Ma le gite col nonno han fatto emergere il vero talento che era in lui. Quello del lanciatore. Col giavellotto ha cominciato intorno ai 16 anni. Cambiata definitivamente specialità a 18, in sei stagioni è diventato prima campione olimpico e poi il secondo uomo più «lungo» di sempre. La prima impresa risale all’estate scorsa, a Rio. L’altra a ieri sera, a Doha.
LA GARA È in Qatar, nella tappa inaugurale della Diamond League 2017, che Rohler – una fidanzata di origini italiane – scaglia l’attrezzo a un esagerato 93.90. Davanti gli resta solo la leggenda dell’inarrivabile ceco Jan Zelezny, andato oltre la misura in cinque occasioni (fino al 98.48 del record del mondo), l’ultima delle quali vent’anni fa, nel 1997, a Stellebosch, in Sudafrica. Il tedesco trova l’azione perfetta, da sogno, al quarto tentativo. Con tragedia sfiorata. Il suo giavellotto vola talmente lontano che va a conficcarsi poco lontano da una telecamera fissa e dal relativo operatore... Thomas, in una volta sola, migliora il personale di 2.62, un’enormità. Un 82.94 alla prima prova, un 85.52 alla seconda, un 88.12 alla terza, poi l’exploit. È una serie tutta in crescendo: poi comprensibilmente rinuncia agli ultimi due tentativi.
LA STORIA «Non mi aspettavo certo di cominciare la stagione così – esulta Rohler, toro di 1.95 per 83 kg – mi occorreranno alcuni giorni per realizzare quel che ho fatto. Nei mesi invernali, insieme ai miei compagni, ho fatto molta preparazione sull’erba, lavorando sulla velocità. Ora ne raccogliamo i frutti». Il ragazzo nato a Jena parla al plurale perché, in una serata dalle condizioni favorevoli, alle sue spalle si piazza l’amico connazionale Johannes Vetter, che porta il personale a un eloquente 89.68. Con tanti ringraziamenti ai referenti tecnici Boris Henry e la moglie Christina Obergfoll (due che nel giavellotto qualcosa han fatto...) e ad Harro Schwuchow, suo coach dal 2013 che, per fargli migliorare stabilità e coordinazione (ed evitare guai alla schiena) a volte lo fa allenare su un elastico sospeso per aria...
SIMBINE E THOMPSON Se la copertina della serata spetta al tedesco, il meeting regala tanti altri botti. Unico neo, il vento contro sul rettilineo d’arrivo che «sporca» le prove di velocità. I 100 vanno al 23enne sudafricano Akani Simbine (nella specialità quinto a Rio) che conferma quanto di buono già mostrato nella prima parte di stagione: con 9”99 (-1.2), per la sesta volta nel suo già ricco 2017, scende sotto i 10”00 . Gli altri son lontani: si difende Asafa Powell (secondo in 10”08), soccombono Justin Gatlin (4° in 10”14) e Andre De Grasse (5° in un deludente 10”21). Elaine Thompson stupisce: il suo 22”19 sui 200 con -2.3 m/s vale tanto. Anche il netto successo nell’attesa sfida con Dafne Schippers (22”45).
DONNE VOLANTI Brillano di luce intensa pure Kendra Harrison (12”59/-2.3 nei 100 hs), una dominante Caster Semenya (1’56”61 negli 800, con Genzebe Dibaba 5a in 1’59”37) e Hylin Kiyeng (super 9’00”12 nei 3000 siepi). Questa gara regala anche un record del mondo junior: merito della 18enne keniana Celliphine Chespol con 9’05”70 e un progresso sul limite precedente di 15”.
La freccia è Simbine: vince i 100 in 9”99 contro vento su Powell, Gatlin e De Grasse La Thompson regola la Schippers nei 200: 22”19 Prove di forza di Semenya e Harrison