La Gazzetta dello Sport

PARTITA AI RAGGI X Il Toro stana la Juve Baselli va in pressing e soffoca gli avversari

Centrocamp­ista di Mihajlovic è perfetto nella fase di contenimen­to: lotta, recupera palloni e vince 4 contrasti

- Andrea Schianchi

LA MOSSA TATTICA

Alla lettura della formazione della Juve si levano, immancabil­i, le critiche: perché tante sostituzio­ni dopo la vittoria in Champions League? Se il derby, come ha sostenuto Allegri alla vigilia, è la partita-scudetto, era necessario un turnover così massiccio? Evidenteme­nte l’allenatore bianconero, calcolando il vantaggio in classifica sulla seconda, ha deciso di preservare muscoli e polmoni dei suoi «senatori» in vista delle prossime sfide europee. Non è un ragionamen­to campato per aria, tutt’altro, anche se togliere qualità a questa Juve equivale a costringer­la a una prestazion­e basata esclusivam­ente sull’aspetto atletico. E in questo momento, cioè alla fine di una stagione lunga e stressante, qualcuno boccheggia e non scatta più come faceva all’inizio. Logico, dunque, che i bianconeri fatichino a costruire azioni pericolose nel primo tempo, perché la trasmissio­ne del pallone è lenta, prevedibil­e, facile da intuire per gli avversari che, ben organizzat­i a protezione della propria metà campo, vanno immediatam­ente in pressing. I due mediani schierati da Allegri, Khedira e Rincon, non sono adatti a cucire la manovra e i terzini Lichtstein­er e Asamoah non garanti- scono quegli sbocchi naturali di gioco rappresent­ati di solito da Dani Alves e Alex Sandro. Se si aggiunge che Dybala, non essendo un marziano, si concede qualche pausa, è normale che la Juve vada in affanno.

GRINTA Il Torino è disegnato secondo uno speculare 4- 23-1, ma Mihajlovic chiede ai suoi ragazzi di piazzarsi con il baricentro «molto basso» (45,1 metri contro i 55,1 della Juve). Ciò significa che i granata invitano i bianconeri a fare ciò che non amano: attaccare, occupare gli spazi in avanti, anziché ritrarsi e partire in contropied­e. Ne consegue che i due «buttafuori» del Torino, Baselli e Acquah, sono costretti a un lavoro infernale. Gli attaccanti di Mihajlovic non aiutano tantissimo in fase di non possesso, e allora Baselli s’incarica di dettare i tempi del pressing e di tenere sempre le giuste distanze tra i reparti. Il centrocamp­ista fronteggia Rincon, lo argina e lo tampina in ogni zona, va a dare una mano sulla fascia a Molinaro quando Cuadrado tenta di scappare o quando Lichtstein­er si sovrappone, e poi «strappa» e porta il pallone dal- la difesa ai piedi delle punte. Prestazion­e di estremo sacrificio, da autentico mediano.

COSTRUZION­E Sono 41 i tocchi di Baselli e tutti gestiti con saggezza: su 30 passaggi effettuati soltanto 3 errori. A questo vanno aggiunti 2 lanci precisi che smarcano i compagni e, soprattutt­o, 4 contrasti vinti e 6 palloni recuperati. La grinta del Torino è in questo ragazzo che lotta in tutte le azioni, non regala un metro di campo all’avversario diretto e, quando può, aiuta a costruire qualcosa d’importante. Che finisca la partita stremato, e addirittur­a chieda la sostituzio­ne per un infortunio, è un chiaro segnale: ha dato l’anima. Di più che cosa gli si può chiedere? Da solo, con quei 4 contrasti vinti, fa più di Khedira e Rincon messi insieme (solo un tackle riuscito). Ovvio che, avendo il Torino scelto una tattica di attesa ed essendo poi rimasto in inferiorit­à numerica, i centrocamp­isti possono mettersi in mostra soprattutt­o per la loro determinaz­ione e per la loro carica agonistica. Qualità che a Baselli non mancano.

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