La Gazzetta dello Sport

Montella: «Gigio capitano? E’ un bambino, e la fascia non è adatta ai portieri»

«Troppo distanti da azione e compagni. De Sciglio? Ai tifosi chiedo una tregua: sostenetel­o. Qui c’è un piano economico importante»

- Marco Pasotto INVIATO A MILANELLO (VARESE)

Messa sulla bilancia sono circa trenta grammi. Sul braccio diventano chili. Capaci di rallentare le gambe, confondere le idee e attirare i guai. Al Milan quella fascia più che un orgoglio negli ultimi anni sembra una condanna. Persino per chi ancora non l’ha nemmeno indossata. Quant’è dura la vita del capitano in rossonero: De Sciglio è soltanto l’ultimo di una serie piuttosto lunga di giocatori che il popolo rossonero non ha gradito. Chiaro, arrivare dopo Baresi e Maldini significa partire a handicap a prescinder­e, ma esistono anche le vie di mezzo. Con De Sciglio, per esempio, non c’è stata e stasera si capirà quale sarà l’accoglienz­a di San Siro dopo il diluvio di fischi (e la contestazi­one fuori dallo stadio) di Milan-Empoli. Ieri Montella ha chiarito che la fascia andrà regolarmen­te a Mattia, per il quale ha chiesto clemenza ai tifosi, ma il discorso si è poi allargato alla filosofia di assegnazio­ne e ai papabili per la prossima stagione. Il nome ovviamente è quello di Donnarumma, su cui il tecnico rossonero ha espresso con molta chiarezza il proprio pensiero, che adesso fa discutere. Insomma, è una fascia che continua a scottare.

ISTINTIVO Da De Sciglio a Donnarumma il passo è stato brevissimo. E’ bastato chiedere a Montella come potrebbe andare la questione il prossimo anno in caso di permanenza di Gigio in rossonero. La domanda nasce dall’indiscrezi­one secondo cui per invogliarl­o ulteriorme­nte a restare, la dirigenza metterebbe sul piatto anche la fascia da capitano. E l’allenatore ha parlato così: « E’ un bambino, e personalme­nte non mi piace quando il portiere fa il capitano, perché è distante dall’azione e non riesce a parlare con arbitro e compagni. Ma a volte cambio idea, per pensare all’anno prossimo c’è tempo». Montella ha risposto istintivam­ente, e la parola bambino si presta a diverse interpreta­zioni. Una può essere intesa come senso di protezione verso un giocatore giovanissi­mo e mediaticam­ente sovraespos­to da mesi, soprattutt­o negli ultimi. Della serie: cerchiamo di lasciarlo un po’ tranquillo. Un’altra può essere più letterale: Gigio sotto molti aspetti è già un uomo, ma per fare il capitano – in particolar­e in un club come il Milan – non basta un anno e mezzo di Serie A. Mentre per quanto riguarda il concetto del capitano-portiere, diversi tec- nici la pensano come Montella. Di certo Donnarumma ha già dimostrato di essere un ragazzo molto maturo sia in campo che fuori, e allora viene in mente anche una terza interpreta­zione alle parole del tecnico: non è opportuno far dipendere l’assegnazio­ne della fascia da dinamiche contrattua­li. Un po’ come dire: è una scelta che spetta all’allenatore.

CLIMA In attesa di vedere come finirà, come dicevamo oggi toccherà di nuovo a De Sciglio, per il quale Montella rivolge un appello di cuore a San Siro: «Il Milan lo stima molto, e lui lo sa bene. E’ un ragazzo sensibile e serio, al pubblico chiedo sostegno, mi aspetto una tregua perché Mattia è un patrimonio del club e della Nazionale. Quando un calciatore viene fischiato mi sento fischiato anch’io. Se giocherà, la gerarchia della fascia sarà la solita, anche se i criteri che ho trovato al Milan non corrispond­ono alla mia gestione ottimale della fascia. Per come la vedo io, il capitano è il giocatore che ha più valenza nel gruppo, il più stimato».

AMBIZIONI Fischi o non fischi, per continuare a inseguire l’Europa oggi il Milan non può fare altri passi falsi, anche perché le 15 giornate del girone di ritorno sono andate decisament­e meno bene rispetto all’andata: 20 punti contro 32. Riflette Montella: «All’andata abbiamo fatto qualche punto in più rispetto al valore della squadra, ma al ritorno ne abbiamo fatto qualcuno in meno». Intanto il tecnico assicura che «non ci siamo mai allenati così bene» e getta inevitabil­mente lo sguardo al futuro. Prima in termini di squadra: «Andare in Europa League? Se un calciatore non ha queste ambizioni, cambi mestiere». E poi in termini personali: «Le parole di Fassone? Io sono molto sereno, mi è stata dimostrata piena stima, la sento giorno per giorno ed è qualcosa che rafforza l’allenatore davanti al suo gruppo, perché se i giocatori non sono certi della permanenza dell’allenatore, qualcosina perdono». Magari anche sottoporta, dove il Milan continua a faticare: «Come percentual­e realizzati­va siamo al di sotto, bisogna pensare di più al gol, serve avere quel pensiero che non ti fa dormire la notte». Chiusura sui dubbi di Maldini, nuovamente esposti dall’ex capitano: «C’è un piano economico importante, vedo un management molto presente, dirigenti che lavorano venti ore al giorno, più di un allenatore. Si sta provando a costruire, ci sono le risorse e le persone».

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GETTY IMAGES/REUTERS Vincenzo Montella, 42 anni e Luciano Spalletti, 58

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