Istinto di Gorilla «Ho fiutato l’aria È per mamma malata: ti amo»
1La dedica di Greipel: «È a casa con la Sla ma combatte come tutta la famiglia»
Sentite questa: André Greipel si è messo nella scia di Eddy Merckx e Bernard Hinault. Quello che all’apparenza è fantaciclismo in realtà è solo un dato statistico, che va spiegato: il Cannibale Eddy riuscì a vincere almeno una tappa in 14 grandi giri consecutivi a cui aveva partecipato; il formidabile Bernard si è fermato a 13. Da ieri il 34enne della Lotto-Soudal è a quota 12 (su 14 in tutto a cui ha partecipato): l’ultima volta che è rimasto a secco è stato alla Vuelta 2007. Dieci anni fa! A Tortolì è arrivato l’impagabile bonus della rosa con una dedica venuta dal cuore. «L’ho inseguita a lungo, la maglia. È per mia madre, che sta passando un momento difficile (ha la Sla, ndr). È una combattente come tutti in famiglia. Mamma ti amo».
André, l’anno scorso aveva lasciato il Giro in anticipo mentre era in testa alla classifica a punti. Lo ha rimpianto?
«Non era stata una decisione facile, ma avevo in testa il resto della stagione. Ora non ci penso più, è un’altra annata».
Vuol dire che il suo obiettivo stavolta è arrivare a Milano?
«Il mio obiettivo era vincere una tappa (nell’ultima settimana occasioni non ci sono, difficile immaginare che voglia finire il Giro, ndr) ».
Si sente uno dei più grandi velocisti per i grandi giri?
«Mi sento un buon corridore, tutto qui».
Si aspettava che la tappa finisse in volata?
«Sinceramente, no. Il percorso non era semplice e siamo stati oltre sei ore in bici perché avevamo il vento in faccia. È stato pure un vantaggio, visto che ha frenato gli attacchi».
Ewan ha perso il pedale, altrimenti avrebbe potuto vincere?
«Ero concentrato solo su di me. Comunque, è molto veloce e quindi certo che sì».
La volata come è stata?
«Non classica. Io ho fiutato l’aria, seguivo l’istinto. Nessuno frenava, come venerdì. È sempre così all’inizio dei grandi giri, siamo freschi. Ma la squadra è riuscita a pilotarmi perfettamente. A Olbia avevamo perso un’occasione, sapevo che ci sarebbe stata la possibilità di riscattarsi. Rispetto all’anno scorso abbiamo aggiunto Hofland che è molto bravo. Capiteranno occasioni in cui lo aiuterò io, ma di sprint davanti a lottare per vincere io spero proprio di farne ancora tanti».
La maglia rosa che cosa rappresenta, per lei e per il ciclismo?
«Domanda semplice: il sogno da bambino che si realizza. Sono fiero, orgoglioso di indossarla e sto pensando a quanto me la godrò verso Cagliari, a quanto sia speciale portarla. Maglia rosa significa storia».
Dopo l’Austria in rosa, la Germania. Il ciclismo va sempre più forte da quelle parti.
«È un boom. Credo che mai come di questi tempi i tedeschi si divertano a usare la bici, e sono tornati a seguire molto il ciclismo. Alla partenza del Tour a luglio da Dusseldorf bisognerà esserci per rendersi conto davvero di quanta gente ci sarà».
La sua prima vittoria in un grande giro la ricorda?
«Certo, come dimenticarla? Al Giro nel 2008 a Locarno. Questa corsa è speciale per me».