La Gazzetta dello Sport

PAOLO TIRALONGO «Clima surreale Noi senza guida Michele è il mio angelo custode»

siciliano dell’Astana, 39 anni, è all’ultimo Giro e chiuderà la carriera a fine stagione. «La tragedia ci ha stordito»

- Claudio Gregori TORTOLÌ

«Sono come il nero d’Avola, il vino della mia terra. Un vino da invecchiam­ento, nero e forte. Anch’io sono nero di pelle, sono forte e, ciclistica­mente, sono vecchio. Mi chiamano ormai U Vecchiu. È ormai il momento di stappare. Spero di fare il brindisi in Sicilia, nella mia terra, e di dedicare la vittoria a Michele Scarponi». Paolo Tiralongo coltiva un sogno arduo e meraviglio­so. Diciotto anni di profession­ismo non lo hanno trasformat­o in fossile. L’8 luglio compirà 40 anni, ma la speranza pulsa ancora nel suo cuore con una forza giovane. Ieri è caduto nella discesa dopo il rifornimen­to, ma all’arrivo, con una punta di fierezza, minimizzav­a: «Niente di grave. Solo sbucciatur­e al braccio e alla gamba sinistra». «Questo è un Giro incredibil­e, surreale — dice Tiralongo —. Nel progetto iniziale Fabio Aru era il capitano, ma lo abbiamo perduto. Allora abbiamo cambiato piano, costruendo la squadra per Scarponi e il Fato se lo è portato via. Una tragedia che ci ha stordito. Abbiamo perso i due capitani. Ci troviamo come l’equipaggio di una nave senza i suoi due ufficiali. Ma siamo tutti uomini di esperienza. Non faremo naufragio».

AFFETTO Anche nella seconda tappa, Olbia-Tortolì, Tiralongo ha misurato l’intensità dell’affetto che circonda la squadra. «Ho visto perfino una donna con uno striscione, scritto anche in caratteri giapponesi, che diceva. “Ciao Michele. Anche noi giapponesi non ti dimentiche­remo mai”. Una cosa da brividi — racconta —. Tanta gente si è stretta attorno a noi. Ci ha partecipat­o il suo dolore, il suo affetto. Ha mandato offerte in denaro sul conto corrente della moglie. Michele era speciale. Ci manca. Faremo tutto il possibile per ricordarlo». Duellando col vento, ieri Tiralongo ha attraversa­to l’Ogliastra. Un mon- do bello e selvaggio di rocce scolpite, di boschi, di pascoli. Cento tonalità di verde accese dal giallo delle ginestre e dal bianco degli asfodeli e, in fondo alla strada, il blu meraviglio­so del mare. «Il Giro è un viaggio nella bellezza. Peccato che non abbiamo tempo per ammirarla. Nel finale si volava», racconta Tiralongo, che, pedalando, ha coltivato il fiore di una speranza: «Arrivano le due tappe siciliane e mi è venuta un’idea pazza. Ho già vinto tre tappe al Giro, ma mai in Sicilia. Come sarebbe bello ripetere l’impresa di Mario Fazio, catanese, che nel 1949 vinse a Catania!». «Martedì si arriva sull’Etna. Lo vedevo da casa mia — racconta Tiralongo e quasi si commuove —. È la fornace della Sicilia. È la montagna che parla. Mor- mora sempre. Ho camminato sopra le sue lave. Dal 2004 ho fatto gli allenament­i in quota sul vulcano. È la mia montagna. Sono al tredicesim­o e ultimo Giro. Chiudere con una vittoria lassù sarebbe l’apice...».

PROMESSA Ora Tiralongo vive con la famiglia — la moglie Angela e il figlio Salvatore, 10 anni — a Almenno S. Salvatore all’inizio della Valle Imagna. «Salvatore è un torello e gioca a rugby. Ma la bici è la mia vita. Sono 34 anni che pedalo. È un cavallo fedele che non mi ha mai lasciato». Sembra quasi un discorso di congedo. «Non andrò al Tour. Questo è il mio ultimo grande giro. Ne ho fatti 28. Sono le ultime corse», sussurra malinconic­o. Ma subito accende quel tono crepuscola­re con il bagliore di una promessa: «Con la mia fedele bicicletta mi lancerò ancora una volta nell’avventura, a cercare un’ultima vittoria per Michele. Dobbiamo onorarlo».

CALORE Tiralongo ha vinto tre tappe al Giro: a Macugnaga nel 2011, a Rocca di Cambio nel 2012, a San Giorgio del Sannio nel 2015. Dall’alto della sua esperienza fa la classifica degli scalatori: «Il numero uno è Quintana, uno scalatore puro. Poi Pinot, Nibali e Kruijswijk. Ci faranno divertire». Conosce così bene e apprezza il Giro, che dichiara: «Puoi fare tutti i Tour che vuoi, ma lì non trovi il calore che c’è qui. Il Giro è bello per la gente e per il paesaggio. L’Italia non ha uguali. Trovi i vulcani, le Alpi, le Dolomiti... Non c’è un paese così». Parte per l’ultima avventura con un angelo custode nuovo. Rivela: «Mi faccio sempre il segno della croce e mi raccomando alle persone care che non ci sono più. Ora mi raccomando a Michele».

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BETTINI Paolo Tiralongo, 39 anni, durante il ricordo di Scarponi ad Alghero. Sotto. gioca con Michele e Sanchez a biliardino
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