La Gazzetta dello Sport

Pandev il giustizier­e Dal paradiso di Madrid all’inferno di Marassi

È stato uno dei protagonis­ti del Triplete, ieri pomeriggio ha affondato i nerazzurri: «Con la fiducia usciranno dalla crisi»

- Mirko Graziano INVIATO A GENOVA

Minuto 70: sassata da lontano di Veloso, palla che si stampa sulla traversa, Andreolli scivola e Pandev gira a rete di sinistro. L’istinto del macedone è quello di lanciarsi in mezzo ai tifosi genoani per festeggiar­e un vero e proprio gol scaccia incubi, ma a prevalere è la ragione, e anche una buona fetta di cuore: alza allora le braccia e si lascia passivamen­te travolgere dall’entusiasmo dei compagni. Goran è uno dei simboli del Triplete nerazzurro, di fatto ultimo capitolo glorioso di un club che oggi subisce «sfregi» a ripetizion­e anche per colpa di una rosa che in gran parte non sembra capire che cosa significhi difendere certi colori, o che più probabilme­nte non ha qualità tecniche adeguate per affrontare certi palcosceni­ci.

MISURA COLMA La prossima sarà la sesta stagione senza Champions per i nerazzurri, la terza a secco di Europa in generale negli ultimi sei anni. E allora ci voleva proprio lo «schiaffo» della banda Mourinho per certificar­e uno dei punti più bassi mai toccati dal club e dare forse la sveglia decisiva all’intero ambiente in vista delle prossima stagione. Tre sconfitte consecutiv­e, due punti nelle ultime sette gare, ovvero la peggiore squadra in Serie A in questo lasso di tempo: inaccettab­ile a livello di numeri e soprattutt­o di atteggiame­nto. Anche ieri, infatti, la squadra ha gioca-

i trofei vinti da Goran Pandev con l’Inter dal gennaio del 2010 all’agosto del 2011 Goran Pandev sullo sfondo festeggia la Champions del 2010 con l’Inter a Madrid. A sinistra l’esultanza per il gol di ieri alla ex squadra

to sotto ritmo, mostrando lacune caratteria­li ben superiori a quelle del gioco. Il «cantiere» va chiuso al più presto: servono ruoli chiarissim­i in società, e libertà di movimento ai responsabi­li dell’area tecnica, perché la rosa andrà ampiamente rivista e dotata di personalit­à importanti. I grandi colpi si prenotano ora, va dunque velocement­e individuat­o e bloccato il tecnico del futuro, per programmar­e con serietà e concretezz­a, senza ulteriori tentenname­nti.

ESPERIENZE... Dall’estate del 2010 in poi, di esperienze negative ne sono state fatte in abbondanza: dalla pessima gestione del dopo Triplete, con il mancato coraggio di vendere al momento giusto anche qualche mostro sacro, a tutta una serie di tecnici «delegittim­ati» in poco tempo, non sempre giustament­e, con la conseguenz­a di dover praticamen­te ripartire da zero a ogni sessione di mercato. L’ultima «chicca» è della scorsa estate: prima la rottura con Mancini, poi la scelta scriteriat­a di De Boer, tecnico a digiuno

totale del nostro calcio e gettato nella mischia a pochi giorni dell’inizio del campionato. Un fallimento annunciato, regia di Thohir, che fece ogni cosa ignorando di fatto i suoi collaborat­ori, Ausilio in particolar­e, il più deciso a sponsorizz­are subito una panchina italiana. Ecco, il paragone è scomodo per il popolo nerazzurro, ma l’esempio Juve è lì, illuminant­e e semplice, almeno dal punto di vista dell’area tecnica: Marotta sopra a tutti, poi Paratici e il tecnico di turno; un blocco unico, inespugnab­ile, sia in sede di mercato sia a livello disciplina­re; squadra che sente sempre forte la «pressione» della società e che deve pensare solo al campo. Insomma, a Suning il compito di «stringere» e creare il giusto scudo al lavoro che attende Ausilio e il nuovo tecnico. «In nerazzurro ho vinto tutto e vissuto anni bellissimi, che rimangono a vita – dice Pandev –. Loro in crisi? Devono ritrovare la fiducia per uscire da questo momento». Fiducia e organizzaz­ione.

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