Pioli: «Non mi dimetto Icardi? Una giornata no»
Tecnico dell’Inter: «Mauro non è stato indolente però non faceva i movimenti giusti. Abbiamo dei valori ma non posso essere positivo»
Mauro Icardi in tutta la stagione era stato sostituito soltanto per la standing ovation del Meazza dopo la tripletta all’Atalanta. Era il 12 marzo, l’Inter è rimasta ferma a quel 7-1 delle grandi illusioni. Ieri Mauro ha lasciato il campo a Palacio appena dopo il gol segnato da Pandev, quando c’era da rimontare. Faccia scura, il capitano si è seduto in panchina senza degnare di uno sguardo Stefano Pioli. «Non credo che Mauro sia stato indolente. Lui, come Eder, non stava facendo i movimenti giusti – spiega il tecnico –. Credo che non fosse nella giornata migliore ed è dovere dell’allenatore fare dei cambi per cercare di migliorare la squadra. La sua è la rabbia di tutti quelli che vengono sostituiti. Non ho bisogno di parlargli, se vuole sa che la mia porta ad Appiano è sempre aperta». Il problema di quest’Inter che da due mesi si scansa non è certo Icardi, ma l’episodio di Marassi rende l’idea del marasma nerazzurro. Anche perché, senza il rigo- rista principe, sul dischetto nel finale si sono contesi il pallone Candreva e Gabigol. Ha prevalso il primo («Giusto così, c’è una gerarchia» spiegherà poi il tecnico), ma è riuscito a sbagliare. In una squadra in cui ognuno del resto va per conto suo – surreali i vaffa di Icardi e D’Ambrosio a Perisic, ma quando era di spalle, dopo una punizione in curva –, l’allenatore prova comunque a parlare di situazioni di gioco e a giustificare i suoi. Anche se in alcuni passaggi finisce per contraddirsi: «Stiamo scappando dal sesto posto? No, i giocatori vorrebbero dare di più ma non ci riescono. E comunque ora non conta pensare all’Europa quanto finire il campionato dando dimostrazione di voglia e di orgoglio. Manca l’attenzione necessaria nei movimenti chiave. E gli episodi poi ci condannano. Abbiamo giocato per fare la partita, per condurla, ma quando non riesci a segnare poi ti esponi a dei rischi e così è successo. C’è grande rammarico perché abbiamo comandato il match anche stavolta, ma dovevamo muoverci di più senza palla e avere maggiore lucidità: quando l’abbiamo fatto abbiamo messo in difficoltà i nostri avversari. Cam- ALLENATORE INTER
biare formazione passando al 4-3-3? Non penso di avere i giocatori adatti per questo modulo. Mancano ancora tre partite e dobbiamo rimetterci a lavorare perché non vinciamo da troppo tempo».
NO DIMISSIONI Vista l’analisi del match, viene il dubbio che la lucidità inizi a prenderla anche l’allenatore. Che però diventa perentorio quando gli si chiede se sta pensando di dimettersi. «Assolutamente no – risponde secco –. Anche se potete immaginare come sto adesso. Il mio futuro? Se valu- to questo momento non posso essere positivo, ma credo che questa squadra abbia dei valori per costruire un grande futuro. Basta avere le idee chiare su dove intervenire, ma credo che le abbiamo. Sono convinto che questa stagione negativa sarà di grande aiuto per la costruzione dell’Inter del futuro».
ANDREOLLI E MEDEL Aspettando che Pioli a fine stagione possa e voglia dire le sue verità, vale la pena valutare l’analisi di Marco Andreolli, tornato a giocare dal primo minuto in campionato dopo due anni e tra i pochi a salvarsi: «Prima di parlare di rispetto per la maglia e per i tifosi ognuno deve avere rispetto per il professionista che è – spiega il difensore a Inter Channel –. E rispettare i compagni. Cosa manca per rivedere l’Inter vincente? Domanda difficile, ogni anno si è cambiato tanto... La compattezza del gruppo è fondamentale, per 4 mesi lo spogliatoio è stato unito, ma al primo momento di difficoltà tutto è cambiato». Chiude Medel, che salterà il Sassuolo per squalifica: «Chiediamo scusa ai tifosi, abbiamo un po’ mollato con la testa». Un dubbio ci era venuto.