L’Atalanta vede l’Europa L’Udinese vede il futuro
I nerazzurri, avanti con Cristante, ora sono a un punto dal sogno Pari di Perica, 6 gol in 5 gare dal 1’: simbolo della boy band friulana
Da tempo, l’Atalanta vende felicità. Adesso le manca soltanto un punto per l’Europa e può prepararsi a ciò che non pensava potesse accadere. Udine è anche un crocevia emblematico: le parti si sono voltate, qualche anno fa l’Udinese respirava aria internazionale e veniva indicata come esempio di pianificazione redditizia in classifica e sul mercato, mentre l’Atalanta cercava nelle salvezze, possibilmente anticipate, il piacere della propria esistenza. Adesso il mondo oltre frontiera avvolge di entusiasmo Bergamo e la sorpresa si è trasformata in consapevolezza: guai a mancare l’eurocoppa, dopo che da mesi è stato messo in circolo il desiderio di arrivarci. Il sesto posto è ormai in casa, per timbrare il quinto ci sarà sabato il frontale con il Milan.
I MOTIVI Il pareggio è poco spettacolare ma corretto, considerati periodo e affanno mentale, oltreché fisico. L’Udinese riesce a non perdersi in avvio, quando subisce 4 occasioni in 21’. Ma l’Atalanta in super emergenza, avanti 1-0 con una carezza di testa di Cristan- te, è capace di non sfilacciarsi del tutto nell’avvio di ripresa, affannata come spesso le accade quando si gira il campo. La banda di Gasperini incassa l’1-1, piuttosto accompagnato, visti i multipli errori nella stessa azione, però poi non si fa schiacciare e governa la conclusione di gara in cui viene abolito il colpo di scena.
UDINESE NEL FUTURO Stipe Perica, 21 anni, infila la sesta rete nella quinta uscita da titolare di questo torneo. Andrija Balic, 19enne, preso a gennaio 2016, esordisce e esce fra gli applausi. Gigi Delneri, la sua età non conta, va verso la riconferma e sta edificando il gruppo del domani. L’Udinese aveva sulla coscienza la non- partita di Bologna, finita 4-0: si rialza. La prossima avventura dovrà tenere conto almeno per un altro anno pure di Jakub Jankto, nato nel 1996, anche se sarà difficile. E dovrà contare su Rodrigo De Paul, non sempre continuo però dalla tecnica istintiva e incontrollabile: quasi segna da calcio d’angolo. Ma come dice Delneri, «stavolta siamo stati una squadra». Cioè: quadro tattico ben eseguito (44-2), capacità di unione anche quando si commettono errori, vedi l’1-0, con Cristante lasciato in un cerchio di libertà troppo ampio, su corner.
ATALANTA IN EMERGENZA
D’altronde quella è la specialità dei nerazzurri, al 13° centro da angolo. Per valutare il resto della giornata di Gasp, vanno considerati gli imprevisti. Dunque: da Freuler a Conti, i giustizieri della Juve, a Kessie e Hateboer, senza dimenticare Dramé, Zukanovic, Konko e Cabezas. Tutti fuori. Poi Gomez, precario che non può durare più di un’ora, però tira 4 volte e sistema il corner del gol. E il quasi pensionato Raimondi, ancora 3 gare e smette, che si inguaia rischiando l’espulsione già nel primo tempo: Di Bello sbaglia a non fischiare, come su un mani di Toloi in area. Gasperini, fortunato nelle decisioni arbitrali, è abile nel saper fronteggiare i nodi del destino. Non modifica il sistema (3-4-3), ma vi adatta i cambi. Non ha grande spinta da Spinazzola, e nemmeno da D’Alessandro e Mounier, esterni di ripiego nell’ultima parte. Se il cuore del centrocampo è retto con dignità da Grassi e Cristante, il recinto mancino viene chiuso bene poi da Bastoni, classe ’99. Anche l’Atalanta ha futuro, al di là dell’Europa che l’aspetta.