Napoli 30 anni fa il primo scudetto con il dio Diego
Diego, la Juve battuta e la rivincita del Sud Così arrivò lo scudetto
1Domani ricorrono i 30 anni del primo tricolore. Dalla vittoria a Torino alla notte insonne a Soccavo, fino al «Che vi siete perso» fuori dal cimitero: una cavalcata che ha fatto storia, nel segno di Maradona
T rent’anni dopo, ci si perde nei ricordi, in quelle immagini di un popolo in festa, in quei momenti che ancora oggi toccano il cuore di ogni napoletano. Il 10 maggio 1987 s’è fatta la storia, Napoli ha vinto il primo scudetto, regalando al meridione tutta l’emozione della conquista contro la ricchezza e la potenza del settentrione. Le è bastato quel piccolo triangolo tricolore per sentirsi alla pari, per dimenticare i disagi di una vita. S’è sentita forte, orgogliosa di un’impresa, che ripeterà tre anni dopo, l’ultima dell’era di Maradona, il genio e la sregolatezza, il campione scontroso e generoso, l’uomo che ha saputo sconfiggere la dipendenza dalla droga, restituendosi alla passione della gente.
COLPO DI SCENA Napoli è follemente innamorata del suo idolo, ha vissuto della sua immagine per 7 lunghi anni. Diego arriva nel luglio 1984, accolto come un re. Le prime due stagioni sono di preparazione alla terza, quella del primo scudetto. Il campionato inizia con la vitto- ria di Brescia: il gol, manco a dirlo, è del Pibe de Oro. Maradona è un uomo felice, reduce dallo strepitoso Mondiale messicano, vinto con la sua Argentina: ora, però, vuole lo scudetto. La seconda giornata prevede la gara interna con l’Udinese. Il sabato sera, il Napoli è in ritiro, a Soccavo, quando una giovane ragazza napoletana, Cristiana Sinagra, annuncia al mondo intero, da una clinica napoletana, di aver partorito Diego junior, il figlio di Maradona. La notizia scuote la squadra e lo stesso giocatore che respingerà con tutte le sue forze quella paternità, salvo poi riconoscerla trent’anni dopo.
PRIMI SEGNALI In panchina c’è Ottavio Bianchi, l’allenatore voluto da Italo Allodi per avviare il progetto che avrebbe dovuto portare allo scudetto entro tre anni. Il Napoli alterna vittorie e pareggi, vince a Genova, contro la Samp, e due domeniche dopo batte la Roma all’Olimpico con un eurogol del fuoriclasse argentino, in uno stadio colorato d’azzurro.
LA SVOLTA Il 9 novembre il calendario prevede lo scontro di-
retto. Juve e Napoli sono in testa alla classifica con 12 punti, chi vince effettuerà lo strappo. Torino viene invasa sin dalla sera prima da migliaia di tifosi napoletani, mezzo Comunale è colorato d’azzurro. Le grandi mani di Claudio Garella respingono gli assalti di Platini e Aldo Serena, mentre Francesco Romano, giovane regista della Triestina, acquistato 15 giorni prima, gioca la sua seconda partita con la maglia del Napoli. All’inizio del secondo tempo, però, la Juve passa in vantaggio con Laudrup, i ventimila napoletani sulle tribune incassano il colpo, ma non mollano. I cori sono assordanti, mentre Diego sprona i compagni. Nasce la prima Ma.Gi.Ca., con Maradona, Giordano e Carnevale che spingono senza pause, ma il pareggio arriva con un difensore: è Moreno Ferrario a sorprendere tutti in mischia. La Juve fa giusto in tempo a riprendere il gioco che da una ripartenza napoletana nasce il raddoppio di Giordano, su azione di calcio d’angolo. Il Comunale è una bolgia. Il terzo gol lo segnerà il giovane Volpecina. L’allungo è avvenuto, il Napoli è primo (da solo) in classifica, primato che terrà fino al termine del campionato.
EPILOGO «10 maggio, la storia siamo noi». Lo striscione appare in pieno centro, è il giorno di Napoli-Fiorentina, basterà un punto per conquistare lo scudetto. Un traguardo inseguito 61 anni è lì, a portata di mano. Il sabato sera la squadra è in ri- tiro, a Soccavo. Racconteranno poi, la maggior parte dei protagonisti, che la notte trascorrerà insonne. Alle 6 del mattino, Beppe Bruscolotti tira giù dal letto tutti, Diego compreso, non è più tempo di dormire. All’ora della colazione, il delirio arriva fin dentro le mura del centro sportivo. Lì, fuori dal cancello, ci sono centinaia di tifosi che aspettano la partenza del pullman verso il San Paolo.
CARNEVALE E LA FESTA Alle 12, Fuorigrotta è inavvicinabile, il quartiere è completamente paralizzato. Quando alle 16 l’arbitro Pairetto di Torino fischia l’inizio di Napoli-Fiorentina, una città intera è già in festa, come ogni quartiere. Il minuto storico è il 29°, Diego lancia Giordano che di tacco chiude la triangolazione con Carnevale: il tocco dell’attaccante è preciso e s’infila nell’angolino della porta difesa da Landucci, l’attuale secondo di Allegri alla Juve. È il tripudio, nemmeno il pareggio di quel ragazzino tutto riccioli crea apprensione: è un giorno storico, per Napoli e anche per Roberto Baggio che realizza il primo gol in A. L’orologio del San Paolo segna le ore 17.47, quando Pairetto fischia la fine. La voce di Enrico Ameri porta nelle case di tutt’Italia la festa di Napoli, quelle immagini commuovono il mondo, non solo i protagonisti. «Che vi siete perso», è la scritta che campeggia la notte stessa all’ingresso del cimitero di Poggioreale.