La Gazzetta dello Sport

Dillier, gloria di rincorsa sulle orme di Gilbert «Sembrava il Fiandre»

1Lo svizzero della Bmc incredulo per il successo. E pensare che aveva forato subito dopo il via... «Philippe è il mio modello»

- Claudio Gregori TERME LUIGIANE

Una vittoria solforica. Le Terme Luigiane sono famose per le acque sulfuree, benefiche per le malattie della pelle. E Silvan Dillier viene da Schneising­en, distretto di Baden, Cantone di Argovia. Da quando è nato inspira le esalazioni delle famose sorgenti sulfuree di Baden. Così qui, magicament­e, all’improvviso, si è ritrovato nel suo elemento come un pesce nell’acqua. Jasper Stuyven è più forte di lui in volata. Ma per lui lo zolfo, col caratteris­tico odore da uova marce, è solo una puzza, per Dillier un elisir. Così è stato sconfitto.

L’AZIONE L’attacco di Dillier era stato programmat­o. Ma la tappa era cominciata male per lui. Il suo direttore sportivo Valerio Piva dichiara: «Ha forato subito in avvio. Ha dovuto inseguire per 8 chilometri. Poi, appena rientrato, è ripartito. La sua corsa è stata un capolavoro». «È stato un giorno molto duro», racconta Dillier. «A parte il mio guaio in partenza, abbiamo trovato vento forte, poi il percorso era un saliscendi continuo e faceva caldo. Bisognava spingere e lo abbiamo fatto sempre. Lo sprint non era facile. Alla fine è stato bello l’abbraccio dei compagni». Ha dedicato la vittoria alla squadra, alla famiglia e, in particolar­e, alla moglie Cornelia. «Mi aspettavo l’attacco di Stuyven nel finale, sono stato pronto a parare. Stuyven è molto veloce, ma anch’io ho uno sprint potente. L’ho affrontato senza complessi, con fiducia. E vincere contro un avversario forte è stato ancora più bello». Il primo svizzero a vincere al Giro fu Leo Amberg: nel 1938 s’impose nella Varese-Locarno con 9’45” di vantaggio. Nei primi Anni ‘50 toccò al grande Hugo Koblet e a Fritz Schaer. «Essere in una lista che inizia con loro mi onora», dichiara Dillier. «Ma non mi illudo di essere un corridore di quel livello».

IDENTIKIT Dillier ha 26 anni. Alto 1.83 per 75 chili, è al terzo Giro. È stato campione del mondo nella cronosquad­re a Ponferrada nel 2014 e a Richmond nel 2015, campione svizzero a cronometro prima junior nel 2008, poi per quattro volte Under 23, infine, nel 2015, assoluto. Eppure dice: «Non mi sento un cronoman. Non puntate su di me per la cronometro del Sagrantino. Quest’anno ho usato la bicicletta da crono solo una volta a gennaio». Prende le distanze dal passato e confida: «Mi sento uno stradista». Rivela: «Il mio sogno è vincere il giro delle Fiandre». E aggiunge: «Il mio modello è Philippe Gilbert», l’anno scorso suo compagno alla Bmc. Il palmarès di Silvan Dillier non è un canestro vuoto. Contiene una tappa del Tour de l’Avenir (2012), il giro di Normandia, la Freccia delle Ardenne e una tappa del Giro dell’Alberta (2013), perfino una tappa dell’Arctic Race in Norvegia (2015). Ieri ha vinto in una fornace: sul traguardo c’erano 29 gradi Celsius. «È la mia vittoria più bella. Il percorso era come quello di un’Amstel o di un giro delle Fiandre...», diceva incredulo e raggiante. Jasper Stuyven, invece, malinconic­o, rimpiangev­a l’occasione perduta. Ignaro di essere vittima di una congiura diabolica. Gli alchimisti, si sa, legavano lo zolfo al diavolo e all’inferno.

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BETTINI Silvan Dillier, 26 anni, batte in volata Jasper Stuyven, 25

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