La Gazzetta dello Sport

«Usciamo dai recinti per volare in alto» È partito il Malagò 2

1Rieletto con 67 voti su 75, Grifoni ne raccoglie appena 2 Giunta con meno fedelissim­i: mani più libere per le riforme?

- Alessandro Catapano Valerio Piccioni ROMA

Lacrime, applausi, tutti in piedi: con i numeri Giovanni Malagò ha vinto alla grande. Ha raccolto 67 voti sui 75 a disposizio­ne, mentre il suo coraggioso sfidante, Sergio Grifoni, si è fermato a quota 2. Le cinque schede bianche e quella nulla (un errore non voluto, sembra) non scalfiscon­o più di tanto l’applausone che ha accompagna­to, fin dal 39° voto che sanciva il raggiungim­ento del quorum, la conferma al timone dell’ufficio del presidente al primo piano del Palazzo H. Tuttavia, a una seconda lettura delle cose, si capisce che la vittoria di Malagò non è stata una «stravittor­ia».

MENO AMICI In Giunta, due del suo « listino ufficioso » , Francesco Ricci Bitti e Flavio Roda, hanno fatto una faticaccia per tagliare il traguardo; per il presidente degli sport invernali è stato necessario addirittur­a il ballottagg­io (dopo un primo scrutinio in parità) per superare il capo del tiro a volo, Luciano Rossi. Mentre due dei primi tre dirigenti all’arrivo, il rampante Binaghi e l’eterno Aracu, personaggi votati spesso in ticket, non facevano parte del listino del presidente. Esponenti, oltretutto, di stati d’animo molto diversi della platea elettorale: da una parte il capo del tennis, che vuol dare più forza politica al calcio e comunque alle federazion­i più forti; dall’altra il presidente delle ro- telle da 24 anni al proprio posto, una lunga vicissitud­ine giudiziari­a alle spalle conclusa con la prescrizio­ne, paladino probabilme­nte delle piccole federazion­i.

PIÙ LIBERTÀ Eppure, fra un compliment­o di Bach dal Mozambico, e uno del ministro Lotti da Palazzo Chigi, Malagò ha paradossal­mente più libertà di movimento: non c’è nessun fedelissim­o da premiare, nessuna contrappos­izione netta come quattro anni fa, e – la spariamo grossa ma cercate di capirci – come per i presidenti degli Stati Uniti, il secondo mandato (visto che al momento attuale il terzo è vietato dalla legge) è quello in cui si può correre di più sul terreno delle riforme.

AVVISO AI NAVIGANTI Non a caso, il discorso del candidato Malagò, spezzato dalla commozione nel finale quando ha ringraziat­o la «pazienza» della sua famiglia, non è stato formale. Rivolto ai presidenti, ha invitato tutti a «volare alto», «a uscire dai propri recinti», «a evitare qualsiasi conflitto di interesse». E anche dopo, a plebiscito avvenuto, ha dimostrato di aver metabolizz­ato la frase del suo antagonist­a, «il Coni ha bisogno di essere rinnovato profondame­nte». Malagò ha promesso di mettere ordine nella baraonda degli statuti federali. E ha lasciato socchiusa la porta del sogno olimpico (evidente allusione a Milano): «Un presidente del Coni non può non pensarci. Vediamo cosa succede a Lima e poi faremo una valutazion­e più precisa».

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ANSA Giovanni Malagò, 58 anni, ringrazia dopo la proclamazi­one della conferma da presidente Coni: seduto a destra il suo sfidante Sergio Grifoni, 78
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GMT Ecco la nuova Giunta: fra i membri eletti, rispetto al precedente governo ci sono 9 nomi nuovi

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