Passeggiata Coric Murray è in crisi «Sono preoccupato»
1Il numero uno travolto negli ottavi dalla speranza croata che però non sarà a Roma. Bene Djokovic
Oggi a me, domani a te. E quei due posti lassù, al vertice del ranking, non sono mai stati così in balia degli umori, dei tormenti e delle ombre mentali di chi li occupa. Lo splendido duello di fine 2016 tra Murray e Djokovic, con il primato in palio, aveva infiammato il circuito, ravvivando e rivoltando una stagione che sembrava salda nel dominio di Nole, mentre adesso è semplicemente una corsa all’indietro, quasi a scansarsi dalle responsabilità. E così ride Federer, che si gode le difficoltà dei gemelli diversi della classe ‘ 87 dal divano di casa a Dubai e dall’alto di tre titoli in tre tornei, pronto a tornare per Parigi ma con la testa già alla santa erba londinese. Soprattutto, adesso sogghigna Nadal, di nuovo e prepotentemente padrone della terra e destinato, se le cose restano così, a riscrivere un altro pezzo di leggenda tra Madrid, Roma e Parigi dopo la doppia Decima a Montecarlo e Barcellona. Intanto, negli ottavi madrileni, annichilisce Kyrgios e compila la 12a vittoria consecutiva sul rosso. Una macchina, anche se ora lo attende Goffin per una pepata rivincita del Principato.
PREOCCUPATO Stavolta piange Murray, numero uno senza artigli, letteralmente dominato da Coric, il croato che studia da Nole per movenze e senso del campo e stella tra le più attese della Next Gen, 59 del mondo entrato in tabellone da lucky loser (aveva perso nelle qualificazioni da Kukushkin) grazie alla schiena ballerina di Gasquet: per la cronaca, nessun perdente fortunato era mai arrivato così lontano a Madrid. Il ventenne talentino di Zagabria (ma risiede a Dubai) possiede certamente numeri da predestinato, ma la prestazione dello scozzese è un pesante segnale d’allarme: l’anno scorso, di questi tempi, era stato semifinalista a Montecarlo, sarebbe arrivato in finale alla Caja Magica e poi si sarebbe preso Roma. Adesso invece, dopo il k.o. con Ramos in Costa Azzurra e lo stop con Thiem a Barcellona, a tetto chiuso per la pioggia non trova mai contromisure a un destino di sconfitta, con 28 gratuiti, un servizio che non funziona e un atteggiamento sempre passivo. Troppo anche per lui e per questo suo periodo balordo: «Perdere un match a volte non è la cosa peggiore, quanto piuttosto la maniera in cui accade: per questo penso che debba preoccuparmi per quello che è successo in questa partita». Per la prima volta, dunque, il Baronetto ammette la sofferenza tecnica, amplificata nei primi quattro mesi e mezzo dell’anno da fastidiosi guai fisici, dall’herpes ai problemi a un gomito: «Quando ho perso con Thiem a Barcellona, ero deluso, ma al tempo stesso soddisfatto per il gioco che avevo espresso. Qui, non mi è riuscito niente, ed è sconfortante, perciò avrò bisogno di capire cosa sia accaduto esattamente e cosa posso fare per risolvere la situazione». Tuttavia, proprio la parabola di Coric, cui l’approdo ai quarti sottrae la possibilità delle qualificazioni a Roma, potrebbe confortarlo: «Le cose possono cambiare in fretta nel tennis, Borna era fuori dal torneo e guardate dov’è. Certo, occorre mettersi nella giusta posizione e avere le idee corrette per giocare meglio a Roma e Parigi».
SOLLIEVO Per un pomeriggio, respira invece Djokovic, che concede solo una palla break a Feliciano Lopez (annullata) e come ai bei tempi sale di giri nei momenti caldi: «Penso di aver disputato un match di grande livello». Già. Ma oggi, con Nishikori, sarà un altro giorno.