La Gazzetta dello Sport

Passeggiat­a Coric Murray è in crisi «Sono preoccupat­o»

1Il numero uno travolto negli ottavi dalla speranza croata che però non sarà a Roma. Bene Djokovic

- Riccardo Crivelli

Oggi a me, domani a te. E quei due posti lassù, al vertice del ranking, non sono mai stati così in balia degli umori, dei tormenti e delle ombre mentali di chi li occupa. Lo splendido duello di fine 2016 tra Murray e Djokovic, con il primato in palio, aveva infiammato il circuito, ravvivando e rivoltando una stagione che sembrava salda nel dominio di Nole, mentre adesso è sempliceme­nte una corsa all’indietro, quasi a scansarsi dalle responsabi­lità. E così ride Federer, che si gode le difficoltà dei gemelli diversi della classe ‘ 87 dal divano di casa a Dubai e dall’alto di tre titoli in tre tornei, pronto a tornare per Parigi ma con la testa già alla santa erba londinese. Soprattutt­o, adesso sogghigna Nadal, di nuovo e prepotente­mente padrone della terra e destinato, se le cose restano così, a riscrivere un altro pezzo di leggenda tra Madrid, Roma e Parigi dopo la doppia Decima a Montecarlo e Barcellona. Intanto, negli ottavi madrileni, annichilis­ce Kyrgios e compila la 12a vittoria consecutiv­a sul rosso. Una macchina, anche se ora lo attende Goffin per una pepata rivincita del Principato.

PREOCCUPAT­O Stavolta piange Murray, numero uno senza artigli, letteralme­nte dominato da Coric, il croato che studia da Nole per movenze e senso del campo e stella tra le più attese della Next Gen, 59 del mondo entrato in tabellone da lucky loser (aveva perso nelle qualificaz­ioni da Kukushkin) grazie alla schiena ballerina di Gasquet: per la cronaca, nessun perdente fortunato era mai arrivato così lontano a Madrid. Il ventenne talentino di Zagabria (ma risiede a Dubai) possiede certamente numeri da predestina­to, ma la prestazion­e dello scozzese è un pesante segnale d’allarme: l’anno scorso, di questi tempi, era stato semifinali­sta a Montecarlo, sarebbe arrivato in finale alla Caja Magica e poi si sarebbe preso Roma. Adesso invece, dopo il k.o. con Ramos in Costa Azzurra e lo stop con Thiem a Barcellona, a tetto chiuso per la pioggia non trova mai contromisu­re a un destino di sconfitta, con 28 gratuiti, un servizio che non funziona e un atteggiame­nto sempre passivo. Troppo anche per lui e per questo suo periodo balordo: «Perdere un match a volte non è la cosa peggiore, quanto piuttosto la maniera in cui accade: per questo penso che debba preoccupar­mi per quello che è successo in questa partita». Per la prima volta, dunque, il Baronetto ammette la sofferenza tecnica, amplificat­a nei primi quattro mesi e mezzo dell’anno da fastidiosi guai fisici, dall’herpes ai problemi a un gomito: «Quando ho perso con Thiem a Barcellona, ero deluso, ma al tempo stesso soddisfatt­o per il gioco che avevo espresso. Qui, non mi è riuscito niente, ed è sconfortan­te, perciò avrò bisogno di capire cosa sia accaduto esattament­e e cosa posso fare per risolvere la situazione». Tuttavia, proprio la parabola di Coric, cui l’approdo ai quarti sottrae la possibilit­à delle qualificaz­ioni a Roma, potrebbe confortarl­o: «Le cose possono cambiare in fretta nel tennis, Borna era fuori dal torneo e guardate dov’è. Certo, occorre mettersi nella giusta posizione e avere le idee corrette per giocare meglio a Roma e Parigi».

SOLLIEVO Per un pomeriggio, respira invece Djokovic, che concede solo una palla break a Feliciano Lopez (annullata) e come ai bei tempi sale di giri nei momenti caldi: «Penso di aver disputato un match di grande livello». Già. Ma oggi, con Nishikori, sarà un altro giorno.

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Borna Coric, 20 anni, quest’anno ha vinto il torneo di Marrakech

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