La Gazzetta dello Sport

Al via New Zealand c’è Oracle sta già inseguendo

Squalo contro Squalo Phelps sfida a luglio un bestione di 4 metri

- Gian Luca Pasini INVIATO A CROSS ISLAND (BERMUDA)

Nella notte della vigilia un misterioso membro del team kiwi ha tappezzato di bandiere neozelande­si la strada che porta al Villaggio della Coppa. Utilizzand­o pali e altri supporti: ogni 300/400 metri ha piazzato un vessillo perché fosse ben visibile dai membri della squadra di Peter Burling che andavano in regata, ma anche da parte degli avversari americani. Vincere la Coppa è anche una questione psicologic­a, come sanno bene i neozelande­si che hanno ancora tatuato nell’animo quell’8-1 di quattro anni fa, che si è trasformat­o nella beffa più atroce. Per cui anche quando, al termine della prima giornata, si trovano sopra 1-0 (frutto di due vittorie abbastanza nette che hanno annullato il vantaggio di Oracle alla prima della partenza), negano quasi che questo sia accaduto. Siamo al paradosso che Peter Burling «difende» il collega James Spithill messo sotto il fuoco di fila per una delle peggiori giornate della sua carriera.

CONTENTI «Ha ragione Jimmy - fa di sì con la testa Burling -. In queste condizioni può succedere di tutto. Una situazione con salti di vento e “buchi”, molto difficile da leggere. Poi non ci dobbiamo dimenticar­e che questi ragazzi (e fa riferiment­o ai “nemici” di Oracle, ndr) era qualche giorno che non navigavano e non c’è dubbio che queste sono le condizioni peggiori per riprendere. E’ ovvio che siamo contenti di quello che è successo e che chiudiamo la giornata con due vittorie - continua la medaglia d’oro nei 49er a Rio de Janeiro -, ma non ci facciamo nessuna illusione che questa sarà una regata facile. Anzi. Abbiamo regatato bene per il 75 per cento del tempo, ma abbiamo anche commesso alcuni errori che dovremo riguardare con attenzione e che hanno permesso a Oracle di riavvicina­rsi. Sia nella prima regata, quanto nella seconda. Sarà ancora molto, molto molto dura».

CONTENTO Spithill muove la testa a scatti. Chi lo aveva visto nervoso prima della partenza potrebbe avere trovato una conferma in questa giornata nerissima per gli americani. «Non c’è dubbio che non abbiamo navigato bene, ma le condizioni erano davvero difficili. Penso che avremo un sacco di cose da riguardare. A iniziare da quell’errore nella prima regata che ci è costato la penalità. Dobbiamo analizzare bene queste prove e pensare a come andare in acqua nella seconda giornata». Era dal 18 settembre 2013 che Team New Zealand aspettava questo momento: quel giorno vinse la regata numero 8 della serie ed era a un solo passo dalla vittoria. Che poi non è mai arrivata. Per cui tutti i kiwi stanno molto coperti. Anche se ovviamente qualche manovra politica la devono già affrontare. Nei giorni scorsi hanno incontrato Ernesto Bertarelli, il numero 1 di Alinghi, che è a Bermuda da qualche giorno e che potrebbe essere il prossimo sfidante ufficiale (Challenger of record) se ai kiwi dovesse andare tutto bene. Si parla, ma non si dice. Testa bassa e pedalare è proprio il caso di dirlo per i neozelande­si...

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Michael Phelps, 31 anni, e lo squalo
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AFP Giornata da ricordare per Team New Zealand che ha iniziato la Coppa America vincendo le prime due regate ieri contro Oracle

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