Zac e gli over 60 «Se mi chiamano torno anch’io»
«Ma dev’essere una proposta intrigante come quella del Giappone. Che accettai non per soldi»
Bolliti a chi... Alberto Zaccheroni lo ha fatto prima di loro e lo rifarebbe. «Ma la proposta dovrebbe essere particolarmente intrigante, come fu quella del Giappone, la più bella esperienza della mia vita. E io non andai certo per soldi». Seduto in un caffè, che è suo e del figlio Luca, il Marè di Cesenatico, Zac va sul tema del momento: gli ultra sessantacinquenni in panchina. Da Capello a Lippi, da Ventura a Zeman fino a Ranieri che per guidare il Nantes ha dovuto penare perché in Francia le regole lo escludevano, perché in età da pensione. «Abbiamo ancora da dare. Bastano tre aspetti per continuare: idee, passione, determinazione. Ho 64 anni, ma esperienza e professionalità contano. Certo, pensavo che Capello sarebbe rimasto con i nipotini. Zeman lo vedo bene, ha sempre quelle tre caratteristiche di cui dicevo. Ranieri ha fatto l’impresa del secolo a Leicester. E la longevità è aumentata e ci aggiorniamo tanto pure noi. Wyscout ha cambiato il nostro modo di lavorare, possiamo vedere qualsiasi partita, i sistemi di aggiornamento sono tanti, prima potevi solo andare negli stadi. Cosa che io faccio ancora con mio figlio».
D’accordo Zac, ma voi andate verso i 70 anni e i calciatori ne hanno 20. Potreste essere i loro nonni. Come vi rapportate voi con la generazione di smartphone, cuffie e play station?
« Cercando di condividere qualcosa, trovando un punto in comune con ognuno di loro. Va fatto in ritiro. Il rammarico che ho è di non aver più cominciato in estate. E’ in quel momento che crei il rapporto. L’ultima volta fu col Milan».
A proposito come li vede?
«Si stanno muovendo. Per ora dico questo».
La questione Donnarumma è la più calda.
«Io conosco Mino Raiola da più tempo di tanti, lo conobbi a Udine e vi dico che non è un fatto economico: evidentemente non ha visto garanzie dalla società».
La Juve deve ripartire da scudetto e coppa Italia, o dalla sconfitta in Champions?
«Dalla sconfitta, anche psicologicamente, l’obiettivo era quello. E le componenti per farcela c’erano. Sono stato a Cardiff. Quando il Real si è messo a giocare in mezzo, era in superiorità tre contro due e dava la palla ai migliori, quel che si deve fare. La Juve investe più di tutte, ma ora lo scarto anche in Italia si è ridotto. Bisogna pensare alla prestazione e non sempre al risultato».
Napoli e Roma daranno più fastidio?
«Il Napoli ha giocato il miglior calcio, ma è difficile migliorarlo ancora, la Roma aveva la cattiveria, ma viene da un terzo e da un secondo posto, bisognerà capire come cambia. Di Francesco non ha compito semplice, Roma non è una piazza facile. Dice che vuole imporre il suo calcio. Glielo auguro».
Spalletti è andato all’Inter.
«E’ il punto di certezza dell’Inter. Che può fare buoni investimenti. Di meglio in Italia non c’era. Ha esperienza, carisma, è una guida sicura e si prende le responsabilità».
L’Atalanta può ripetersi?
«L’entusiasmo sarà inferiore. Ma date a Gasperini dei giovani e ci penserà lui. Mi ricorda un po’ me a Udine. Mi prendevano gli sconosciuti e li valorizzavo».
Resta la Lazio, che si piazza sempre. Come la vede?
«Come un gran lavoro di Simone Inzaghi che ha vinto lo scetticismo. E’ una società che non investe su certezze».
E lei che certezze ha?
«Questo bagno, col ristorante. Ma se qualcosa mi intriga torno in pista».
PENSAVO CHE CAPELLO SAREBBE RIMASTO CON I NIPOTINI CI AGGIORNIAMO PURE NOI, ZEMAN LO VEDO BENE ANCORA IN CAMPO ALBERTO ZACCHERONI SUI SUOI COLLEGHI ANZIANI