Moscon spicca il volo Dal Tourmalet a Ivrea «Sì, voglio il tricolore»
Route du Sud, il trentino è 2° sui Pirenei: «Io razzista? Ho la coscienza a posto»
Gianni Moscon ha riassunto il suo sabato su Instagram. Prima ha pubblicato il profilo della terza tappa della Route du Sud, la tremenda Saint Gaudens- Gavarnie Gèdre con Tourmalet, Gaborisse e arrivo in quota. Poi si è fotografato sfinito, commentando: «La salita nuoce gravemente alla salute». Nel mezzo, ha ottenuto un gran secondo posto alle spalle del francese Pierre Rolland (vincitore della tappa di Canazei al Giro) e in coda a 140 km di fuga. In classifica, quando manca una sola tappa alla fine (la Gers-Nogaro di oggi, per velocisti) è balzato al comando lo svizzero Dillier della Bmc, grazie ai secondi strappati al traguardo intermedio. Ora ha solo 1’’ di vantaggio sull’ecuadoriano Carapaz. Il trentino di Sky è 7° a 5’32’’ e felice per lo «stato dell’arte» dopo sei settimane di stop imposte dal suo team in seguito all’episodio dell’insulto razzista a Kevin Reza durante il Romandia.
Gianni, ma lei sul Tourmalet c’era mai stato?
«No mai, e si avverte la storicità del posto. Si respira l’aria del Tour de France».
Il 2° posto è una soddisfazione o una sconfitta?
«Sono contento per la mia condizione. Ho perso da un signor corridore come Rolland, ma in salita siamo andati fortissimo. Ho preso vento, ho speso energie: è stata durissima, però la sensazioni sono ottime».
Viviani ha detto che al Tricolore del 25 giugno correrà per lei.
«E ci sono anche Puccio e Rosa. Io sono quello più in forma, è una corsa adatta a me. È più dura rispetto all’anno scorso, in cui arrivai 5°. Voglio fare risultato: è un mio obiettivo».
È già stato in ricognizione a Ivrea, sul percorso?
«No. Ma tanto quello che conta è menare le gambe».
E dopo i campionati italiani?
«Classica di San Sebastian il 29 luglio, Burgos dall’1 al 5 agosto, poi c’è la Vuelta».
È il primo grande giro da pro’.
«Sì, e sono curioso: voglio sco- prire i ritmi su 21 tappe, rodare il motore. In base a come esco, si potrà pensare al Mondiale di Bergen».
Sei settimane di punizione: come le ha trascorse?
«Sono rimasto a Livo con la mia famiglia, mi sono allenato. Qualche volta sono anche andato nell’azienda agricola dei miei. Insomma, non è andata così male».
Ha riflettuto su quello che è successo con Reza?
« Non ho molto da dire. Io mi sento a posto con la coscienza: ho accettato la punizione, mi sono preso il mio riposo».
Si è pentito?
«Non ho ucciso nessuno e le accuse non erano neanche del tutto fondate. Ma preferisco non parlarne più».
Non pensa che quell’episodio abbia danneggiato la sua immagine? Come è stato accolto al rientro in gruppo?
«Dai colleghi ho sempre avuto sostegno, sapevano che era stata una cosa ridicola. E sulle strade anche oggi (ieri, ndr) c’era tanta gente che mi incitava. No, non penso di dovermi ricostruire un’immagine. Chi mi vuole bene ha capito, chi non mi vuole bene ne ha approfittato per attaccarmi».
L’anno scorso la vittoria dell’Arctic Race, quest’anno una gran Parigi-Roubaix. Non sente la pressione? Non è più solo il giovane di talento.
«Sono il primo a caricarmi di responsabilità, quindi non cambia nulla. Per me è solo uno stimolo a fare meglio».
LE SUE PAROLE «Campionati italiani: percorso selettivo, adatto a me. Mi sento in gran forma» «L’insulto a Reza? Accuse non del tutto fondate. I colleghi sono dalla mia parte»