CECILIA E LA ROSSA COME TUTELARLE?
Ma scrivetelo a chiare lettere che l’Italia femminile del basket è stata defraudata del posto al Mondiale che meritava, con un fischio pazzesco a pochi secondi dalla fine. E proprio contro la grandissima Zandalasini, un’aggravante. E la nostra federazione dov’era? Tutti ci camminano sopra la testa? Pio Pisani Hamilton ha voluto danneggiare la Ferrari, ma i team italiani sono deboli: non siamo capaci di alzare la testa per difendere a spada tratta, come fanno gli altri, i nostri sacrosanti interessi, sportivi, commerciali, ma soprattutto d’immagine. L’Italia faccia valere con coraggio la sua storia nell’Automobilismo, che non è seconda a nessuno! Italo Viola
Argomenti ricorrenti, anche nel calcio. E parlo della supposta debolezza italica di fronte ai torti. Con tutto il rispetto, mi paiono luoghi comuni infondati. La Ferrari poco presente ai tavoli che contano? Suona proprio male. Anche nel campo del basket, ci vuole il colpevole pronto all’uso: e spiegatemi con quali strategie «politiche» si può evitare un fischio sbagliato o molto sbagliato in uno sport in qualche momento quasi inarbitrabile. Mi soffermo molto più volentieri sulle premesse implicite in queste proteste: abbiamo ritrovato una «rossa» per la quale è impossibile da diverse settimane appisolarsi con i Gran Premi in sottofondo; e abbiamo scoperto che è bello appassionarsi anche per l’azzurro del basket femminile e per una campionessa esplosa in modo dirompente: Cecilia Zandalasini. Entrambe si tuteleranno ottimamente da sole.
Uno dei privilegi della mia professione è talvolta di veder nascere un fenomeno. A me, che sono da sempre un appassionato di basket anche nella sua versione femminile, è accaduto anni fa quando ho avuto modo di assistere per caso a una partita giovanile di una tredicenne che spiccava sulle compagne di una spanna. Sì, era lei. Un talento del tutto fuori dal comune, che ho continuato a seguire nel suo cursus honorum giovanile. Trovato posto in un grande vivaio, quello del Geas Sesto San Giovanni e all’interno di un gruppo di coetanee a sua volta di sicuro valore, questa ragazza non ha fatto che vincere: sei scudetti giovanili. Un record storico. Costruito su doti naturali da far paura, affinate via via negli anni grazie ai suoi allenatori: elevazione, coordinazione, palleggio, visione di gioco, passaggio. E in più un’armonia nei gesti che copriva di bellezza la sua esplosività.
L’approdo a Schio, la squadra più forte in questi anni nel basket donne italiano, è apparso uno sbocco naturale. Ma, nonostante i tanti squilli anticipatori, nessuno al mondo poteva aspettarsi i numeri da cineteca che la ragazza ha messo in mostra nel suo primo campionato senior, terminato da qualche giorno: vi è entrata come apprendista di lusso, ne è uscita nel quintetto «All Star», con la certezza di essere una delle più forti giocatrici d’Europa. La cavalcata sua e delle compagne è valsa un ritrovato entusiasmo alla causa di uno sport che ha subito più di altri il combinato disposto di una concorrenza feroce (la pallavolo) e degli stereotipi di genere (attivi anche contro il calcio donne) che sommergono gli sport di contatto in versione femminile. Nessuno può conoscere lo sviluppo di carriera di Zandalasini, 21 anni, lombarda di Broni. Ma la sua irruzione nel mondo dei grandi è in tutto simile a quella di una Pellegrini o di una Vezzali o di una Compagnoni. Sono paragoni impegnativi ma del tutto meritati. Vi invito a seguire sia lei che la sua bellissima disciplina. E di apprezzare un po’ di più le nostre grandi interpreti degli sport di squadra.