La Gazzetta dello Sport

Froome da poker Ma quanti rivali E la Francia sogna

Da Quintana a Contador, da Porte ad Aru: sfilza di pretendent­i al trono del britannico. Bardet speranza di casa dopo 32 anni di attesa

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A DÜSSELDORF twitter@cirogazzet­ta

Cinque anni fa c’erano oltre 100 chilometri a cronometro. Stavolta si fermano a 36,5. Nel 2016 si stazionò a lungo nel Nord- Ovest della Francia, dodici mesi dopo assente. Erano 25 anni che non comparivan­o assieme i cinque principali massici francesi — Vosgi, Jura, Pirenei, Massiccio Centrale e Alpi — e non ne manca nessuno. È la filosofia del Tour, che scatta domani da Düsseldorf quest’anno sostiene la candidatur­a olimpica di Parigi 2024, firmato Christian Prudhomme: una rivoluzion­e permanente. «Mai più di due tappe consecutiv­e per lo stesso corridore — spiega —. Lo scenario ideale? Un cambio di leader in cima all’Izo- ard, arrivo di tappa per la prima volta nella storia, e tutto in gioco nella crono di Marsiglia nel penultimo giorno».

TEMI Il pronostico? Mai così incerto nella storia recente. La quarta volta di Froome, senza vittorie nel 2017, o la prima di Quintana reduce dal secondo posto al Giro? Finalmente un francese come Bardet, 2° nel 2016, 32 anni dopo l’ultimo successo di Hinault? La consacrazi­one di Porte, il ritorno in vetta di Contador? E fino a dove può arrivare Fabio Aru? Potrebbe davvero volerci tutto il Tour per avere risposte definitive. Gli arrivi in salita sono “solo” 3: La Planche des Belles Filles (5a tappa), Peyragudes (12a), Izoard (18a). E le montagne di prima, seconda o fuori categoria si fermano a 23: l’anno scorso erano 28, 25 nel 2014 e 2015. Il tetto è il Galibier, 2.642 metri.

DUREZZA Un Tour più facile, allora? Nella prima parte forse sì, ma non mancano le frazioni dure e complesse anche senza l’arrivo in quota. Oltre a una scelta tecnica precisa: proporre spesso tratti di pendenza molto duri. La Planche des Belles Filles tocca il 20%, Grand Colombier il 22%; il Mont du Chat arriva al 15%, la salita di Peyragudes al 16%, il Mur de Peguere al 18%, il Col de Peyra Taillade al 14%. Un’ulteriore novità per una corsa che scatta con una crono di 14 chilometri a Düsseldorf domani, 1° luglio come la prima edizione nel 1903.

NUMERI Poi c’è tutto il resto: il più grande evento sportivo del pianeta con cadenza annuale aspetta tra i 10 e i 12 milioni di spettatori sulle strade, con un tempo di permanenza media di oltre 6 ore (e il 20% arriva dall’estero). I mezzi della carovana pubblicita­ria che anticipa il gruppo sono 170, una colonna lunga 12 chilometri. I giornalist­i arrivano a quota 2.000. Non mancano le relazioni con gli altri sport e il resto dello spettacolo: la crono di Marsiglia partirà e arriverà al mitico stadio di calcio Velodrome, nato proprio per la bici. E a Peyragudes stavolta si arriverà a lambire un sito utilizzato per girare alcune scene del film di James Bond «Il domani non muore mai». Intanto nella Düsseldorf del sindaco-appassiona­to Thomas Geisel è tutto pronto e il fatto che non si parta della Francia può dare il buonumore a chi tra i tifosi di Fabio Aru crede alle coincidenz­e: gli ultimi 3 Tour vinti dagli italiani (1965 Gimondi, 1998 Pantani, 2014 Nibali) sono sempre scattati fuori dall’Esagono. Quello del grande Felice, in particolar­e, da Colonia: cioè sempre dalla Renania Nord-Westfalia, unico altro precedente, neppure 50 km da Düsseldorf …

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AP Chris Froome, 32 anni, in giallo al Tour del 2016

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