La Gazzetta dello Sport

«Mi brucia non essere competitiv­o»

Simbolo azzurro riparte da Ostrava dopo l’infortunio: «Ho problemi con la rincorsa, riprovo a Parigi»

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A OSTRAVA (R.CECA)

Quaranta minuti: tanto son durate mercoledì le celebrazio­ni per Usain Bolt a meeting di Ostrava concluso. Il lampo, prima di lasciare quello stadio per l’ultima volta, a mo’ di ringraziam­ento, s’è pure concesso in due tentativi (rivedibili) sulla pedana del lungo. Per pochi intimi: come coi lanci del giavellott­o ai Giochi di Rio... Gli altri protagonis­ti della scoppietta­nte serata, da super Wayde Van Niekerk in giù, erano spariti da tempo. Gianmarco Tamberi compreso. Anzi lui, deluso dalla sua gara, tra i primi. Ma per Gimbo, la notte ceca, sulle fresca terrazza dell’hotel che da anni fa da quartier generale dell’evento, è poi stata lunga. Trascorsa con mezzo bicchiere di rosso e condivisa in parte con papà-coach Marco e in parte con alcuni amici-colleghi saltatori in alto e con l’astista canadese Alysha Newman, che festeggiav­a il secondo posto con 4.65 e il 23° compleanno.

FRUSTRAZIO­NE Difficile, per Tamberi, smaltire l’adrenalina, complicato non tornare con la mente a quanto accaduto poche ore prima in pedana, con lo stagionale portato a 2.20, ma tre nulli a 2.24. «Se non avessi passato quel che ho passato negli ultimi undici mesi — dice — non sarei così frustrato. Vorrei tanto far meglio: per me e per tutti coloro che mi hanno seguito in questo lungo processo. Forse è vero che mi metto addosso troppe pressioni, che nessuno mi chiede la luna adesso. Ma son fatto così, è il mio modo di motivarmi. Alcuni mi domandano perché, via social, sbandiero tutto in pubblico. Semplice: perché dalla gente, anche da chi non conosco, soprattutt­o dopo l’infortunio, ho ricevuto tanto, molto più di quel che potessi immaginare e ora avverto la necessità di restituire. E’ anche nei loro confronti che mi brucia non essere competitiv­o».

PROCESSO TECNICO La gara, comunque, gli ha lasciato anche qualche sensazione positiva. «Ho capito che non ho perso la capacità di star dentro uno stadio esaurito — esemplific­a — e di interagire col pubblico, di coinvolger­lo. Fino a 2.20 mi sono divertito un sacco, ero a mio agio come nei giorni migliori. Poi però, di colpo, è sceso il buio. Non è un problema di caviglia: quella, per fortuna, è a postissimo. Non ho più nemmeno la paura di andar dentro a tutta. Anche per questo l’esordio di San Marino è stato utile. Adesso, però, ho una situazione tecnica da risolvere: devo far violenza su me stesso e rallentare la rincorsa, gestirla diversamen­te da come facevo. La rapidità nell’approccio al salto è sempre stata la mia forza, ma devo adattarmi a parametri nuovi». Papà Marco, nella versione allenatore, specifica: «Soprattutt­o quando le misure salgono, Gianmarco, dopo i numerosi alti e bassi delle sedute delle ultime settimane, deve andare contro natura, trasformar­e la sua consueta carica agonistica in qualcosa di diverso dalla velocità, incanalare la sua debordante energia verso altro. Deve imparare a gestirsi, deve trovare equilibrio e standard di riferiment­o precisi. Gareggiare, adesso, gli serve anche per questo». Non c’è particolar­e preoccupaz­ione: «Gimbo — dice il papà – si assume eccessive responsabi­lità: gli serve pazienza e credere nella strada intrapresa». A PARIGI Ieri i due, via Cracovia, sono volati a Parigi. Dove domani sera (quando la pioggia prevista dovrebbe dare una tregua, ma le temperatur­e rimarranno piuttosto rigide), con il trasferime­nto dallo Stade de France a Charlety, lo attende il ritorno in Diamond League. Con in gara, tra i tanti, Barshim e Bondarenko e con un progressio­ne che presumibil­mente partirà da 2.20, l’impegnò sarà severo. «Dei big — dice l’iridato indoor — mancherà solo l’oro olimpico e mondiale Drouin, che avrebbe dovuto essere presente anche a Ostrava. Gli ho scritto, ha un fastidio a un tendine, nulla di serio. Per il resto sarà un vero banco di prova. Non vedo l’ora di riprovarci». Vada come vada, i programmi agonistici sono definiti: il finanziere, prima dei Mondiali (da campione europeo in carica, non ha bisogno di centrare il minimo posto a 2.30), salterà anche a Rabat il 16 luglio e a Liegi il 20.

BUONANOTTE La notte di Ostrava intanto, piena di chiacchier­e, scorre lenta. Gimbo parla di Bolt («L’ho visto proprio maluccio»), di Van Niekerk («Vederlo correre è un’emo- IRIDATO INDOOR DI ALTO

zione»), della Trost («E’ un’ottima compagna di allenament­o, ha un enorme carattere»), di Fassinotti («So quel che ha passato, si merita il meglio, spero torni in frettissim­a»), di Nazionale («Ci sono tanti giovani di talento, lasciamoli crescere e godiamoci Tortu, un fenomeno») e di Nba, naturalmen­te («Noi di Houston, con l’arrivo di Chris Paul, lotteremo per il titolo»). Poi se ne va. Capello al vento e sorriso che conquista. L’atletica italiana (e non solo) ha bisogno di lui.

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Gianmarco Tamberi, 25 anni, nelle foto e a Ostrava dove si è fermato a 2.20. Nella foto 1 nel meeting del 15 luglio 2016 a Montecarlo in cui ha saltato 2.39 infortunan­dosi poi alla caviglia sinistra
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