La Gazzetta dello Sport

Djokovic chiama Becker in bancarotta «Se hai bisogno ti aiuterò io»

Ma Boris avrebbe rifiutato: «E’ stato tutto ingigantit­o». I due si vedranno a Londra

- Davide Romani

In campo ha raggiunto la semifinale del torneo di Eastbourne continuand­o nel suo percorso di avviciname­nto al torneo di Wimbledon, fuori ha vinto il suo tredicesim­o titolo dello Slam, quello della generosità. Novak Djokovic non si dimentica della persona con cui ha condiviso molti successi negli ultimi anni e tende la mano a Boris Becker, suo allenatore dal dicembre 2013 al dicembre 2016 (insieme hanno vinto 6 tornei dello Slam), al centro delle cronache nell’ultima settimana per una vicenda extra sportiva.

BANCAROTTA Il 21 giugno un tribunale londinese ha dichiarato la bancarotta per il popolare Bum Bum al termine di una causa che durava da un paio di anni con una banca privata inglese alla quale Becker doveva circa 6 milioni di euro. Crac economico che non sarebbe una novità per un ex campione dello sport. Mike Tyson, Emerson Fittipaldi, Vin Baker e Andreas Brehme. Una notizia che ha spinto Djokovic a tendere la mano al tedesco: «Quando ho letto la notizia dei presunti problemi economici di Boris, ho chiamato direttamen­te lui – ha raccontato il 30enne di Belgrado –. Mi ha detto che non è vero e che i media hanno ingigantit­o la cosa. Questo è tutto ciò che so». Una notizia della bancarotta che Becker ha subito commentato su twitter: «Sono sorpreso e amareggiat­o per la decisione presa nei miei confronti. Volevano che rendessi tutta la cifra in un solo mese e hanno rifiutato di ascoltarmi».

DIFESA Oltre alla presa di posizione sui social, Becker ieri, in un’intervista rilasciata al Suddeutsch­e Zeitung, è tornato a smentire la cosa: «Non sono né insolvente né in bancarotta. I miei beni sono sufficient­i per saldare il debito». Una notizia che comunque ha scosso il tennista serbo, numero 4 del ranking Atp. Il campione di Belgrado, durante il torneo di avviciname­nto a Wimbledon, ha ammesso: «Lo vedrò ora a Londra (Becker commenterà il torneo di Wimbledon per una tv inglese, ndr). Siamo ancora amici. Nonostante non lavoriamo più insieme, ci sentiamo. Amo Boris come persona e come coach ha contribuit­o tanto alla mia vita e alla mia carriera. Quindi se posso dargli una mano io ci sono, questo è ciò che gli ho detto. Può contare su di me».

BUONI RAPPORTI Dalle parole di Djokovic, che oggi sarà impegnato nella semifinale di Eastbourne contro il russo Medvedev, si capisce come sia ancora buono il rapporto tra i due. Nonostante le parole di Becker non troppo carine dopo l’annuncio del loro divorzio: «Negli ultimi tempi non siamo riusciti ad allenarci come avremmo dovuto perché Novak aveva cose più importanti da fare – raccontò in una intervista Becker —. Ha scelto di passare più tempo con la famiglia, ma i campioni di tennis devono anche saper essere egoisti». E allora, dal momento che la guida di Agassi non è a tempo pieno, chissà che non possa riformarsi il binomio che ha permesso a Nole di dominare tra il 2015 e il 2016.

NON È IL PRIMO Quello annunciato da Djokovic non è un gesto nuovo tra i campioni del tennis. Ma per un motivo o per l’altro queste buone intenzioni non vanno a buon fine. Qualche settimana fa Andy Murray si era impegnato a versare a favore delle famiglie delle vittime del rogo di Grenfell, a Londra, il premio in denaro del Queen’s. Torneo nel quale è stato eliminato al 1° turno. E ora arriva il paracadute lanciato da Nole che però, almeno ufficialme­nte, Becker, rimanda al mittente.

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EPA Boris Becker, 49 anni, e il campione serbo Novak Djokovic, 30

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