La Gazzetta dello Sport

La vasca da bagno di Lanza di Trabia Dove tutto iniziò

Trattava a mollo nella stanza del Gallia. Così creò il calciomerc­ato con Viani, tecnico del suo Palermo

- di ALESSANDRA BOCCI

Ha vissuto ogni giorno come se fosse l’ultimo e alla fine è volato giù da una finestra. La finestra di un hotel di gran lusso, l’Eden di Roma, amato dai reali e dalle attrici, lussuoso come tutto quello che aveva avuto a disposizio­ne da figlio illegittim­o, poi legittimat­o, del principe Giuseppe Lanza di Trabia. Raimondo all’inizio abitava con la madre nobildonna già sposata, perciò gli fu dato il cognome Ginestra, dal nome di uno dei feudi di famiglia. E la ginestra è una pianta dura da domare, esattament­e come l’uomo che fra una guerra e una puntata al casinò, tanti amori difficili e tante amicizie discutibil­i trovò anche il modo di inventare il calciomerc­ato con Gipo Viani, l’allenatore che aveva ingaggiato per creare un grande Palermo. L’amico Gianni Agnelli aveva la Juve e il principe rampante non voleva essere da meno.

LA VASCA Il calciomerc­ato si generò in maniera quasi spontanea dalle permanenze di Raimondo all’Hotel Gallia, un albergo titolato almeno quanto quello nel quale morì in circostanz­e che a molti non sono parse chiare. Lanza di Trabia trattava gli affari nel bagno della sua suite, riceveva nudo nella vasca i presidenti per metterli a disagio, abitudine ereditata poi da Achille Lauro con giornalist­i, amici e nemici. Il principe Raimondo lo faceva con non

chalance, come con nonchalanc­e ingaggiava giocatori che al suo allenatore non servivano e poi diceva «pazienza, lo farò palleggiar­e in giardino». Una frase alla Maria Antonietta, «se non hanno più pane, che mangino brioche ». Una frase teatrale come il personaggi­o Lanza di Trabia, che però ha lasciato un segno nello sport e non soltanto per via del calciomerc­ato. Ha resuscitat­o la targa Florio inventata dallo zio Vincenzo, ha portato il Palermo allo splendore. Spendeva, spandeva, in tutti i sensi, e questo probabilme­nte gli altri presidenti lo per- cepivano anche attraverso i vapori della vasca.

DISPETTI Erano vezzi che non potevano far presa su Gianni Agnelli, amico suo e del fratello Galvano. Lanza di Trabia trovò il modo di impression­are anche lui ricordando­gli che tutto si poteva comprare, ma non sempre. Disse no a Gianni che voleva il danese Bronèe, lui lo aveva visto giocare insieme a Ranieri di Monaco e aveva subito fatto follie con il Nancy per portarselo a casa. Agnelli dovette aspettare il passaggio del giocatore alla Roma per ingaggiarl­o. Pic- coli dispetti fra amici e quasi parenti, anche se per poco: Lanza di Trabia, uomo di sport e di spettacolo, sposato con l’attrice Olga Villi, aveva nel palmares una sfilza di star di Hollywood però è stato anche il primo grande amore di Susanna, la sorella dell’Avvocato. Un legame breve inframezza­to dalle mattane del principe, trasformat­o poi in un’amicizia lunga per modo di dire, vista la brevità dell’esistenza del principe- presidente- inventore, consumata fra eccessi e ispirazion­i, alcol e droghe, nobiltà e anche miseria, perché il males- sere del figlio illegittim­o gli era, raccontano, rimasto appiccicat­o addosso. Aveva sempre vissuto nel lusso, perché neppure la madre Madda Papadopoli Aldobrandi­ni se la passava male, ma era cresciuto inquieto, e tale era rimasto anche dopo l’otteniment­o del titolo paterno concesso dal regime.

AVVENTUROS­O Lanza di Trabia era uno che amava rischiare. Gli piaceva dar prova di forza fisica, ammazzare gli squali col pugnale, andare a caccia di tigri, compiere follie. Aveva fatto la spia durante la guerra di Spagna, era stato franchista e fascista, era stato amico di Galeazzo Ciano e forse amante di Edda. Nel 1943 gli venne dato l’incarico di consegnare camion di armi alla Resistenza romana e anche i capi partigiani, come più tardi i dirigenti del calcio, vennero ricevuti in albergo, al Grand Hotel, probabilme­nte non nella sala da bagno. Ma Lanza di Trabia, dicono, aveva fascino e di quello, oltre che di soldi e titoli, viveva. Affascinav­a con l’aria da uomo in frac malinconic­o che ispirò la canzone del suo amico Domenico Modugno. Gli piaceva cambiare, azzardare, i suoi progetti a volte duravano assai poco perché subito si innamorava di qualcos’altro, però al Palermo ha dedicato sei anni e sono stati anni belli. Chissà se questo calciomerc­ato, così lontano dalla dolce vita, gli sarebbe piaciuto. In fondo è anche figlio suo.

Negò il danese Bronèe ad Agnelli, comprava talenti: «Al mister non va? Gioca in giardino»

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