DENNIS HA INVENTATO LA F.1 MODERNA
E’l’uomo che ha inventato la F.1 moderna, costringendo gli altri a imitarlo. Cominciando dalla Ferrari, che è stata anche causa del suo più grosso guaio. Ron Dennis, 70 anni, esce dalla McLaren dopo aver venduto il 25% della società a al fondo sovrano del Bahrain, Mumtalakat, e all’ex-amico Mansour Ojjeh, ricavandone 314 milioni di euro con i quali potrebbe comprarsi un altro team, darsi alla finanza o investire nella cultura, come vorrebbe la moglie.
Geniale, creativo, visionario, meticoloso, discretamente antipatico a secondo dei momenti, Dennis si è fatto da solo, senza amicizie importanti nè appoggi politici, cominciando negli anni Sessanta come meccanico di Jack Brabham per poi dare vita a un suo team di F.3 e quindi F.2 sino a entrare in F.1 nel 1981 acquisendo la McLaren, i cui conti erano buoni ma le cui prospettive erano limitate. Con le sue intuizioni la McLaren è diventata la squadra di riferimento della F.1 per almeno vent’anni, grazie a straordinarie innovazioni tecniche (vedi il telaio in fibra di carbonio, copiato da tutti), alla sensibilità negli affari che lo ha portato ad avere sponsor stratosferici, a una furbizia tipica di chi viene dal nulla con la quale ha strappato alla Williams finanziatori (Ojjeh e il gruppo Tag), motori (Honda), tecnici (Newey). Bravo e deciso, prima di «creare» Lewis Hamilton, ingaggiato quando aveva 11 anni, ha saputo gestire un team con due galli come Lauda e Prost, e quindi Prost e Senna, conquistando mondiali a catena. Sua la genialata di ordinare alla Porsche, coi soldi Tag, un motore divenuto iridato. La trasformazione del suo team in un oggetto di marketing è stata la strada poi seguita da tutti, così come la concorrenza è stata costretta a imitarlo nel modo di porsi, cominciando dalla mega-sede di Woking progettata da Norman Foster, baricentro di un gruppo di aziende avanzate tra cui l’Automotive che dopo appena sei anni ha venduto ben 3286 auto nel 2016 e la branca che ha realizzato il software che regola il traffico dell’aeroporto di Heathrow. L’appoggio di colossi come Marlboro, Santander, Mercedes, Vodafone, Hilton, Honda lo ha fatto decollare come manager un tantino megalomane e montato, ma certamente illuminato, salvo l’inciampo nella spy story con un flusso di notizie che arrivava dalla Ferrari (ma forse lui ne era all’oscuro) costatogli 100 milioni di dollari di multa. Un neo. Il primo. L’altro è stato l’attrito con Ojjeh che lo ha costretto a farsi da parte. Un episodio nebuloso che lo ha allontanato da ciò che più amava. Ma nessuno è perfetto, anche se Dennis lo è stato più di tutti gli altri pavoni che oggi popolano il paddock.