Dennis festeggia i 70 con l’addio a McLaren «Ora aiuterò i giovani nella vita»
Ayrton Senna e Alain Prost, compagni-rivali alla McLaren nel 1988 e ‘89. Con Dennis, e i motori Porsche e Honda, hanno vinto 3 titoli a testa Ron con Mika Hakkinen, iridato sulla McLaren motorizzata Mercedes nel 1998 e nel ‘99, battendo la Ferrari di Schumacher Assieme a un giovanissimo Lewis Hamilton, che Dennis scoprì nei kart e di cui ha finanziato la carriera fino al titolo in F.1 nel 2008 Fernando Alonso con Dennis nel 2015. Per lo spagnolo un ritorno, dopo il burrascoso addio del 2008, grazie al sodalizio con Honda
Eadesso la lunga storia di Ron Dennis in Formula 1 si è davvero chiusa. Mancava solo l’ultimo passo. E il «big boss» della McLaren lo ha fatto appena dopo aver compiuto i 70 anni, festeggiati lo scorso primo giugno, raggiungendo un accordo per vendere le azioni che ancora deteneva nelle società McLaren Technology e McLaren Automotive, da lui fondate. Una decisione inevitabile, visto che Dennis nel novembre 2016 era stato sfiduciato dal Consiglio di amministrazione e a nulla era valso il suo tentativo di rivolgersi all’Alta Corte di Londra per mantenere il controllo delle aziende. Da allora, pur restando formalmente presidente, di fatto Ron era uscito di scena, lasciando il timone del settore che produce le supercar stradali a Mike Flewitt e quello delle corse a Jonathan Neale e Zak Brown, arrivato come direttore esecutivo.
PASSIONI L’operazione, che chiude un’epoca, ha portato all’accorpamento delle due società sotto il nuovo marchio McLaren Group, con il fondo Mumtalakat del Bahrain e la Tag Group che rimangono gli azionisti di maggioranza. Il ruolo di presidente esecutivo è stato rilevato dallo sceicco Mohammed bin Essa Al Khalifa, affiancato al vertice dall’altro socio Mansour Ojjeh. Mentre Dennis, con la vendita del suo 25% di azioni, avrebbe ricavato una cifra vicina ai 275 milioni di sterline ( 313 milioni di euro). «Questa è davvero la fine della mia era alla McLaren — dice Dennis —. E mi lascia libero di dedicarmi agli altri miei interessi. Continuerò a lavorare con il ministero della Difesa britannico per migliorare la tecnologia dei servizi di sicurezza nazionali. Porterò avanti, assieme alla mia famiglia, il progetto della fondazione beneficnefica Dreamchasing per aiutarere i bbambini a realizzare i loro sogni, come ho fatto sostenendo la carriera di Lewis Hamilton da quando aveva 12 anni. Mi dedicherò alla mia passione per l’arte contemporanea, supportando gli artisti e collezionando le loro opere. Ho sempre detto che i miei 37 anni alla McLaren vanno considerati un capitolo del libro, auguro all’azienda di portare avanti con successo la sua storia».
RITRATTO Per chi conosce Dennis, fa effetto immaginarlo in pensione, a fare il consulente, il filantropo o il ricco mecenate. Lui, che incominciò giovanissimo come meccanico nella scuderia di Jack Brabham, ma poi nel 1981 ebbe il coraggio visionario (assieme a Teddy Mayer) di rilevare con la sua società Project Four una McLaren allora in crisi, per riportarla in vetta la mondo. Lui, che da team principal ha conquistato 10 Mondiali piloti e 7 Costruttori, con campioni come Niki Lauda, Alain Prost, Ayrton Senna, Mika Hakkinen, Lewis Hamilton, gestendo rivalità estreme, negoziando ferocemente ogni contratto e riuscendo perfino a «riappacificarsi» nel caso di Fernando Alonso, scappato nel 2008 e ritornato nel 2015. Lui che ha trasformato una squadra che valeva 3 milioni di sterline in una realtà industriale da 2,7 miliardi di euro, con un fatturato di oltre 1 miliardo l’anno e 3400 dipendenti, riuniti per lo più sotto il tetto dell’avveniristico centro ricerche di Woking. La sua McLaren Automotive, fondata nel 2010, ha già prodotto oltre 10 mila vetture, vendute in 30 Paesi, garantendo la solidità per nuovi progetti. Semmai, il grande Ron ha pagato i fallimenti in F.1 degli ultimi anni, come l’addio nel 2013 dello sponsor principale Vodafone (non ancora rimpiazzato) e il secondo disgraziato matrimonio nel 2015 con la Honda, da cui adesso la McLaren potrebbe separarsi. Dopo Bernie Ecclestone, lascia un altro gigante.