La Gazzetta dello Sport

NANGA PARBAT, I PERICOLI DELLA CRESTA

-

Ora che praticamen­te è stata cancellata ogni speranza di ritrovare in vita Alberto Zerain e Mariano Galván, alpinisti fortissimi ed esperti, dispersi da giorni sulla Cresta Mazeno del Nanga Parbat, qualcuno tirerà fuori per quell’Ottomila abusati soprannomi, tanto spaventevo­li quanto insensati.

È solo un’enorme montagna. Ed è là, in Pakistan, ai limiti occidental­i della catena dell’Himalaya. Difficile da salire proprio per le sue dimensioni e la sua posizione. Difficile anche lungo la via normale (se non già attrezzata), la «Kinshofer», sul versante Diamir. Via che non è nemmeno quella della prima salita di Hermann Buhl, che sul versante Rakhiot (Nord) andò fino in cima da solo dall’ultimo campo d’alta quota.

Lo spagnolo e l’argentino, cordata affiatata, tentavano un grande progetto in stile alpino su un percorso difficile e interminab­ile: infatti la Cresta Mazeno, che separa il versante Ovest (Diamir) da quello Sud (Rupal), è la più lunga in assoluto. È stata percorsa una sola volta, nel 2012, quando i britannici Sandy Allan e Rick Allen impiegaron­o ben 18 giorni per andare fino in vetta (8125 m). E loro erano stati supportati fino oltre il Colle Mazeno.

Dopo giorni di maltempo, un elicottero dell’esercito pakistano ieri ha potuto sorvolare la Cresta alla ricerca di Zerain e Galvàn, che, partiti dal campo base del Diamir il 18 giugno, non davano notizie dallo scorso 23, giorno dell’ultima telefonata. Durante il volo è stato individuat­o il distacco di una cornice di neve con conseguent­i tracce di valanga sul versante Rupal proprio in corrispond­enza del punto della Cresta, a circa 6200 metri, dal quale erano arrivati i segnali satellitar­i degli ultimi spostament­i dell’argentino e dello spagnolo, che a maggio era stato in vetta all’Annapurna insieme agli italiani Nives Meroi e Romano Benet.

Forse Galván e Zerain non avevano visibilità buona e le nevicate dei giorni precedenti non permetteva­no loro di individuar­e le cornici. In quelle situazioni normalment­e si procede legati, distanziat­i di 10-15 metri. Tuttavia il solo modo di fare sicurezza su passaggi così aerei e delicati sarebbe fermarsi e attrezzare ogni volta una sosta prima che uno dei componenti la cordata avanzi. Ma agendo così servirebbe­ro mesi per fare tutta quella Cresta.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy