La Gazzetta dello Sport

CURRY I 201 MILIONI SE LI MERITA TUTTI

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Il nuovo contratto firmato da Steph Curry con Golden State vale 201 milioni di dollari in 5 anni, pari a 175 milioni di euro. Si tratta del più ricco accordo garantito della storia Nba. Io vi dico: se li merita tutti. Perché sta dominando la lega americana. Due titoli in tre anni e, se Green non si fosse fatto squalifica­re l’anno scorso, sarebbero stati tre in tre anni. Formidabil­e.

Steph, un uomo controcorr­ente che ha smentito tutti. È entrato nella Nba in punta di piedi, poi la sua bravura è cresciuta partita dopo partita. In tanti, io compreso, hanno pensato che non avrebbe potuto raggiunger­e questi livelli quando è uscito da Davidson. La domanda era: è una guardia? No, troppo piccolo. È un playmaker? No, se si intende prima passaggio e poi tiro. Il realtà lui è il play moderno: un giocatore d’impatto, di penetrazio­ne, un attaccante aggiunto. Ha cambiato le caratteris­tiche e la percezione del suo ruolo. È l’emblema del basket presente e futuro.

Nella sua grande esplosione c’è dietro anche la mano del suo coach, Steve Kerr. Un allenatore che ha creduto in lui, nelle sue qualità. Fondamenta­le. Kerr fa un gioco alla D’Antoni, in velocità, senza egoismi, fatto di tanti passaggi con cui aprire il campo. Io lo chiamo il 5-0. Cinque sul perimetro e zero dentro. Shaq ai Warriors sarebbe obsoleto. KerrCurry, invece, un matrimonio perfetto. E Steph lo ha ripagato con gli interessi. Okay, Kevin Durant grandi playoff e grande finale, ma prima non c’era. Il vero minimo comune denominato­re dei successi di Golden State si chiama Steph Curry.

L’avrò gia pensato e detto mille volte, ma ci sono due aspetti di lui che continuano a lasciarmi a bocca aperta. Primo: la velocità di rilascio della palla quando tira. Impression­ante. Il difensore quasi non riesce nemmeno ad alzare il braccio per ostacolarl­o. Una rapidità di esecuzione mai vista. La fretta spesso è nemica della precisione, ma non per lui. Fa tutto in un lampo con un margine di errore minimo. Veramente stupefacen­te.

Secondo: la distanza da cui tira. Spalla, gomito, polso e mano. Una tecnica perfetta che gli consente di imprimere una potenza anomala per un giocatore con un fisico normale. LeBron fa canestro facilmente da otto metri, ma ha tutta un’altra struttura. James come Westbrook: giocatori totali, ovvero gente che combina atletismo, tecnica e tiro. Ma per fare come loro serve un fisico bestiale e Curry non ce l’ha. Eppure... Se Curry gira per la strada nessuno lo scambia per un giocatore di pallacanes­tro. È un uomo normale che fa cose da alieno. E sta scrivendo il presente e il futuro della Nba.

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