La Gazzetta dello Sport

Ottava perla Il sogno del Re «Sono pronto»

Domani insegue il record del trionfo numero 8: «Ma il tabellone è aperto»

- Riccardo Crivelli

Dici Buckingham Palace, e pensi alla Regina. Dici Wimbledon, e pensi a Roger Federer. I sacri prati di Church Road hanno accolto e battezzato campioni straordina­ri senza tempo e senza età, ma nessuno come il Divino ha regalato la sensazione che ogni filo d’erba fosse il giardino di casa sua. Il rito londinese lo fece conoscere al mondo nel 2001 quando batté Sampras negli ottavi, lo consacrò talento in grado di cambiare la storia con il primo trionfo nel 2003, il suo Slam inaugurale, lo riportò all’onore del mondo nel 2012 offrendogl­i un altro titolo maggiore dopo un paio d’anni di buio e adesso può schiudergl­i le porte del nirvana tennistico, scolpire un’altra perla nella parete della gloria eterna, quella dell’ottavo successo all’All England Club, un record per staccare proprio Sampras e l’antico Willie Renshaw, come lui a quota sette.

PROGRAMMAZ­IONE Il fiammeggia­nte avvio di stagione dopo la sosta forzata per il menisco e la schiena, con le gioie degli Australian Open e del cemento americano, ha convinto Roger il redivivo che ora o mai più il torneo più amato poteva tornare a essere una questione personale. Nessun match sulla terra per ripresenta­rsi fresco e riposato sul verde europeo, con un obiettivo fisso in testa e indirizzat­o verso la Gran Bretagna. Il passo falso contro Haas a Stoccarda è stato metabolizz­ato in fretta, la vittoria a Halle ha restituito un Federer padrone della superficie e capace di ritrovare armonia, eleganza, toc- co e traiettori­e nei momenti clou, quando le partite all’improvviso scottano. Quanto è lontano il 2016: «Sono contento di star bene, al contrario dello scorso anno. Mi sono preso il mio tempo. Dopo Wimbledon, dodici mesi fa (perse da Raonic in semifinale, ndr) il ginocchio non stava bene e la schiena aveva bisogno di un rinforzo atletico. Non ero sicuro quale sarebbe stato il risultato finale, come d’altronde succede tutte le volte in cui si affronta una lunga pausa e poi un ritorno. Ma alla fine si è rivelato essere il rientro migliore della mia carriera, al di sopra di ogni aspettativ­a».

I PRONOSTICI Dopo la Germania, Roger si è concesso due giorni di riposo e poi è volato subito a Londra, perché non bisogna perdere tempo e condizione: «Mi sento pronto e fiducioso, anche se il tabellone è davvero aperto. Nadal ha iniziato molto bene e ha la spinta di Parigi, Murray è il campione in carica e quindi credo tornerà a giocare molto bene, così come Djokovic. Poi ci sono giocatori come Berdych, Raonic, Nishikori, Thiem, Wawrinka, Zverev e Kyrgios, che possono fare grandi cose, perché no arrivare anche in fondo». Ma in cuor suo, sa che quel posto gli appartiene, anche se non è ancora il momento della tensione: «Prima del torneo mi piace passare tempo con la mia famiglia, con i miei figli, cenare bene. E mi piace pure vedere le partite degli altri tornei, soprattutt­o quelle equilibrat­e, seguire i risultati. Wimbledon è unico». Come la sua leggenda.

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