Nadal «Io protagonista Ma sarà decisiva la prima settimana»
Rafa può tornare in alto anche sull’erba «Importante partire bene e prendere fiducia»
Questione di numeri. E di giorni. Nadal ha ben chiaro come dovrà essere il suo Wimbledon: «In questo torneo, il rischio di uscire presto è più alto che da qualunque altra parte. Perciò è importante passare la prima settimana, perché più partite si vincono, più cresce la fiducia. E io voglio essere fiducioso, me lo impone la stagione che sto vivendo, perché ho cominciato a giocare bene fin da subito».
CAMBIA IL VENTO Circonfuso dell’aura di invincibilità recuperata sulla terra, tonificato nell’inesauribile spirito guerriero dall’ottenimento della Decima, l’incredibile e inavvi- cinabile (per gli altri) primato di dieci successi al Roland Garros, Rafa è consapevole che questa avventura a Church Road non avrà il sapore amaro delle ultime quattro. Numeri, appunto: dopo la finale persa contro Djokovic nel 2011, la quinta per lui sulla sacra erba del tempio, il satanasso mancino ha perso in serie con Rosol, Darcis, Kyrgios e Dustin Brown, tutti a quel tempo classificati oltre il 100° posto e, australiano a parte, semplicemente onesti mestieranti della racchetta. L’anno scorso, poi, diede forfeit per il polso malandato, e ritrovarlo adesso tra i favoriti dà la dimensione della grandezza, anche umana, del suo recupero. Più forte della cabala, visto che debutta contro l’australiano Millman che è fuori dai top 100 (137) come i suoi più recenti giustizieri, Nadal naviga spinto da un vento nuovo: «La mia motivazione è altissima, come a ogni torneo che affronto. Arrivare qui a Wimbledon e giocare bene è qualcosa di veramente speciale, diventare protagonista di un torneo così importante è l’obiettivo più grande per ogni tennista, e io credo di esserci riuscito più di una volta. E’ vero, gli anni scorsi sono stati un po’ tormentati, vediamo cosa succede questa volta. So che sarà difficile, ma non nascondo di essere molto eccitato».
FAB FOUR Molto del destino di Rafa ai Championship, per sua stessa ammissione, è racchiuso nelle ginocchia diventate di cristallo, perché i rimbalzi più bassi costringono a piegamenti adesso meno sopportabili. Per questo, dopo l’ubriacatura di gloria a Parigi, il numero due del mondo (potrebbe tornare al primo posto già qui, peraltro) ha rinunciato al Queen’s per affinare la preparazione nella natia Maiorca, dove le donne giocano appunto un torneo sull’erba: «E’ un grande aiuto avere un appuntamento del genere, è stata una grande settimana di allenamenti. Abbiamo deciso che per il mio corpo fosse meglio abituarsi gradualmente all’erba, ho sempre detto che la salute conta sopra ogni cosa, perché ti permette di essere più intenso quando ti prepari e di affrontare ogni partita con lo spirito e le condizioni giuste. E’ vero, sono stato capace di giocare bene anche quando non mi sentivo in forma, ma a Wimbledon non te lo puoi permettere » . Dal 2002, trionfo di Hewitt, il torneo è diventato una questione tra i soliti quattro, e insieme a Murray, Federer e Djokovic stavolta anche Rafa (senza Moya all’angolo, è in vacanza con la famiglia) sa di poter ruggire: «Lo dicono i risultati, negli ultimi dieci anni noi quattro ci siamo divisi spesso le vittorie, ma non credo ci sia una ragione in particolare e magari quest’anno le cose cambieranno. L’importante per me è sapere che da gennaio a oggi il mio gioco si è mantenuto al livello che avevo desiderato quando ho ripreso a allenarmi a ottobre». I leoni non mangiano l’erba. La piegano allo loro volontà.