La Gazzetta dello Sport

Il Gesù tatuato i Blink 182 e la 10 viola Fede di marmo

Di Carrara come Buffon, Federico deve decidere se tenere la numero 10 a Firenze o scegliere i bianconeri: «Vediamo...»

- Alessandra Gozzini MILANO

Ci sono diversi modi per parlare di Fede: il volto di Gesù è disegnato sul costato e sul braccio destro del giocatore, devoto fin da piccolo, accompagna­to negli anni dell’asilo da Suor Lucia e Suor Elisa. Oggi Federico Bernardesc­hi, Fede per gli amici, è diventato un grande uomo mercato. In questi anni, escluso un anno di prestito al Crotone, Berna è stato fedele a una sola maglia, quella della Fiorentina. A Firenze hanno sempre creduto in lui: da quando a nove anni Federico era un predestina­to di un metro e trenta per trentasei chili fino a oggi che Bernardesc­hi è cresciuto e ha espresso il grandissim­o talento. Ventitré anni, un metro e ottantatré per settantaci­nque chili, il 10 scritto sulla schiena. FORTE La sua carriera è una storia piena di ostinazion­e. Berna si era descritto «duro come il marmo di Carrara», la sua città. Fede ha il carattere di babbo Alberto, che lavora in segheria: «Venire da una famiglia operaia ti obbliga a rispettare le regole del sacrificio». Alberto ha cresciuto un ragazzo forte: Federico ha superato la rottura del malleolo e ancora prima un problema cardiaco che poteva mettere a rischio la carriera. La società lo ha protetto, altrettant­o caparbia: lo ha salvato quando ha dovuto ricostruir­e da capo il settore giovanile e poi lo ha conservato. Corvino, responsabi­le tecnico di allora e di oggi, lo ha difeso dalla corte del Manchester United e poi lo ha spronato. Fede era un bimbo magrolino e non proprio slanciato, ogni giorno insieme ai compagni sedeva per il pranzo al ristorante Trey, dietro lo stadio viola. «Fe- derico, quanti gol hai segnato nell’ultima partita?» chiedeva Corvino. La risposta, fosse anche 3,4 o 5, si portava dietro il tormentone: «Sempre troppo pochi! Devi fare di più perché un giorno giocherai al Franchi». Così è stato, anche se immaginarl­o con il 10 sarebbe stato troppo. «Chiesi se poteva

sembrare un gesto presuntuos­o, lo spogliatoi­o mi disse di no». Il numero era stato di Antognoni che oggi, da uomo del club, lo spinge a rimanere, poi di Baggio, che lo ha già battezzato come «grande talento» e poi di Rui Costa. Oggi c’è Fede da cui la Fiorentina aspetta una risposta alla proposta di ricco

rinnovo per l’inizio della prossima settimana: al «sì» oggi la dirigenza viola crede di meno.

RIBELLE Mesi fa c’era più convinzion­e: «Il pensiero di diventare una bandiera viola come Antognoni c’è, sono legato tantissimo a questa società». Il proposito è poi diventato di- plomazia: «Il mio futuro? Vediamo». La Fiorentina aspetta una risposta da tempo e «teme» la Juve. A Carrara si nasce inquadrati ma anche un po’ ribelli: Fede ama i tatuaggi, i capelli tagliati strani, la moda, le donne più grandi (è stato a lungo fidanzato con Veronica, 8 anni più di lui), le liquirizie gommo- se, il pop punk dei Blink 182, la chitarra di Santana, il film Seven con Brad Pitt e ovviamente il mare. Ora deve scegliere: la riconoscen­za alla Fiorentina o la fiducia nelle proprie doti, che potrebbero portarlo subito al top. Altri due modi per parlare di fede.

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INSTAGRAM 1 1 Federico bambino nell’Atletico Carrara, quando aveva 6 anni 2 Bernardesc­hi alle prese con il nuovo taglio di capelli 3 Un’immagine dei tatuaggi del braccio destro, con il volto di Gesù 4 Il giocatore in vacanza l’anno scorso a Singapore
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