CUORE DI MIHA
«VOGLIO UN TORO ALLA JAMES BOND AL GALLO E A GIGIO CONSIGLIO DI...»
INTERVISTA ESCLUSIVA IN VACANZA CON SINISA TRA CALCIO FAMIGLIA E MERCATO
Forse sarà l’acqua cristallina della Costa Smeralda che lo ispira, o la passione per i film di 007 che conosce quasi a memoria, sta di fatto che Sinisa Mihajlovic ha le idee chiare sulla prossima stagione granata: «Se la ricorda la scena in Goldfinger di Sean Connery che esce dal mare e sotto la muta da sub portava lo smoking? Ecco, io vorrei un Toro così, alla James Bond. Pratico e aggressivo, ma anche bello ed elegante. Di lotta e di governo. Di spada e di fioretto. Proletario e aristocratico » . Sorride Miha, abbronzato e in grande forma, perché a fare da contraltare alle delizie della cucina sarda ci pensano le interminabili sfide sportive a cui lo costringono i figli maschi Miroslav (17), Dusan (15) e Nikolas (10). Mentre le figlie Viktorija (20) e Virginia (19) fanno avanti e indietro con Roma per gli esami universitari. «Ormai loro sono grandi, sembra ieri che erano solo due bambine, ti giri un attimo e fanno l’università. D’altra parte con mia moglie abbiamo festeggiato il 28 giugno 21 anni di matrimonio...». E lei, Arianna, sempre bellissima, annuisce e gli regala uno di quei sorrisi contro i quali Miha non ha mai avuto difesa.
Sinisa, il 10 luglio si riparte…
«Non vedo l’ora. Mi sono riposato abbastanza». «Riposato? Ma se lavori anche qui. Sempre al telefono e a guardare tabelle», interviene Arianna in tackle. «Con il mio staff stiamo preparando il ritiro – va in dribbling Sinisa -, nuove metodologie di allenamento, lavori personalizzati, novità su calci da fermo e altro. Mi sono confrontato anche con alcuni tecnici stranieri. Sono più carico dello scorso anno, perché adesso inizia la fase 2».
Cos’è? Da James Bond a Rambo II? Cerca vendetta?
«No, cerco conferme e progressi. La stagione scorsa è servita per formare il gruppo, trasmet- tere mentalità, cultura del lavoro, principi di gioco e principi morali che rappresentano il Dna del Toro. Ora dobbiamo lavorare sui particolari, sulle cose positive da accrescere e su quelle negative da correggere. Abbiamo cucito il vestito, ma per essere eleganti adesso servono gli accessori: la cravatta, la pochette, l’orologio, i gemelli, un buon profumo...».
Da Rambo a stilista, il passo è lungo. Dov’è finito il Sinisa muscolare a cui siamo abituati?
«Lo scorso anno ho dovuto forzare la mano in alcuni momenti, con atteggiamenti, frasi, concetti. Esasperare qualche decisione. Servivano scosse. Sacrificio, applicazione, voglia di lottare e non mollare sono le fondamenta delle vittorie. Senza anima, cuore e sudore non vai da nessuna parte. Ora sotto la muta, che per noi è la tuta, mostriamo lo smoking».
Che Torino ci dobbiamo aspettare?
«Il Toro che alle sue caratteristiche storiche unisca una maggiore sicurezza e atten- zione. Sempre molto offensivo, ma più equilibrato. Si vince segnando un gol in più dell’avversario, ma lo scorso anno abbiamo preso troppe reti. Vogliamo essere belli e di carattere».
Alcune sue sfuriate in campo e davanti ai microfoni sono diventate cult, lei per i tifosi granata è già nella storia del Toro.
«Ho un bel rapporto con i tifosi. Schietto e vero. Cercavo un ambiente caldo e passionale e un club che mi somigliasse. Ma quest’anno vedrete anche un altro Mihajlovic. Molti amano dipingermi come un sergente di ferro. Facciano pure, non ho bisogno di mettermi un paio di occhialini da intellettuale per cambiare il mio profilo. Chi mi conosce sa che non ho mai pensato che si possa vincere solo con cuore e grinta. Le mie squadre scendono in campo per creare, mai per distruggere: sono preparate tatticamente, pressano alto, hanno tempi di gioco, schemi, segnano e spesso divertono. Lo dicono i numeri. Amo i piedi buoni e il gioco a uno-due tocchi, rapido, arioso e spettacolare. E pur di vincere spesso schiero squadre ultraoffensive».
Come contro la Juve all’andata: sull’1-1 dalla panchina mise altri due attaccanti, finì con 4 punte. Ma perse 3-1.
« Rifarei quei cambi anche adesso. Potevamo vincere. Prendemmo un gol 10 secondi dopo su lancio lungo e uno a tempo scaduto. La differenza la fece la qualità dei cambi. Allegri mise dentro Pjanic e Dybala... Allo Stadium, ingiustamente in 10 per un tempo, abbiamo preso il gol del pari al 92’. Contro di noi la Juve ha sofferto e la differenza con la più forte da sei anni a questa parte non si è vista».
Parlava di qualità nei cambi. Parliamo di mercato?
«No».
Conciliante...
«Non amo parlare dei giocatori che non sono ancora miei».
Parliamo allora di chi è arrivato.
«Sirigu ha esperienza, qualità e voglia di rivalsa nell’anno del Mondiale. Lyanko e Bonifazi sono due giovani centrali di grande prospettiva».
Ci dica almeno i ruoli da coprire ancora sul mercato.
«La società sa tutto. E io mi fido del lavoro del presidente Cairo e di Petrachi. In ogni caso non è un segreto che cerchiamo un altro centrale per aiutare nella crescita i nostri giovani. Un paio di innesti in mezzo al campo, un paio di esterni alti, un vice Belotti...».
Quindi Belotti resta?
«Io lo spero e così vuole anche Cairo, che a venderlo non pensa. Poi c’è una clausola rescissoria da 100 milioni. Se qualcuno la versa arriva un fiume di denaro, ma poi bisogna cambiare modo di giocare perché se pensi solo a sostituire
IL TECNICO GRANATA SPIEGA CHE SQUADRA SARÀ: « AGGRESSIVA E PRATICA, MA PURE ELEGANTE E BELLA. UN PO’ ALLA JAMES BOND»
Belotti, peggiori: è difficile trovare un altro che trascini i compagni e faccia 26 reti».
Il consiglio al Gallo per confermarsi?
«Quello che gli dico sempre, e ha detto anche Vieri alla Gaz
zetta: non montarsi la testa, sacrificarsi, migliorare ancora, non perdere quella fame e quella generosità che fanno di Andrea un giocatore di altri tempi... Un Vieri, appunto».
Il calciomercato ha toccato anche Mihajlovic?
«Mi ha solo sfiorato. Perché sono sotto contratto col Toro e sto benissimo qui. Ho un rapporto forte col presidente Cairo. Però mi ha fatto piacere l’interessamento di un grande club italiano, la proposta di un club ininglese e un’offertata milionaria dalla Cina. L’esteroero mi intriga, prima o poi...».
Il club italiano eraa l’Inter?
(sorride)
«L’Interr mi ha sonda-sondato spesso, mi confondonfondo se è ca-capitato quando eroro a Firenze, il secondo anno allala Samp, dopo il Milan o due mesiesi fa...».
Qual è l’obiettivo del Torino?
«Migliorarsi e lottareottare per un posto in Europa. Il quadro è ab-abbozzato, ora bisogna sogna finirlo. Ma dipenderà anchenche dal valore degli avversari».
Partiamo dall’altoo allora: la Juventus...
«Parte dall’altissimo. imo. Non ce la giochiamo con loro,oro, che lotteranno per il settimomo scudetto di fila. Un settebelloello alla lo-loro portata. Perchéhé la Juve più di una zebra sembra un animale predatorere che ha una fame infinita.a. Sta met-mettendo nel motoree giovani di qualità comee Schick. Perderanno puntiti nei derby, ma restano i favoritifavoriti».
Dietro?
«Il Napoli. Gioca a memoria,