SPORT, RIFORME E CATTIVI MAESTRI
Sarà per via dell’estate più calda degli ultimi decenni, sarà perché agosto è alle porte e con esso meritate vacanze per il presidente del Coni, che l’anno scorso le ha saltate causa Rio (gioia) e Roma 2024 (dolore), fatto sta che lo sport italiano non sembra di questi tempi animato da un grande impeto programmatico riformista. Dove ti rigiri tutto più o meno langue, e Giunta Coni e Consiglio Nazionale del 18 luglio non promettono altra novità che non quella di sapere che cosa ne pensa il Collegio di Garanzia sulla questione quorum (pronostico: le schede bianche vanno conteggiate, quelle nulle no, Palazzo di Vetro dissente ma prenderà atto). Per le annunciate riforme degli Statuti c’è tempo, si comincerà a parlarne, ma è solo una speranza, con la Giunta del 21 settembre ad Ancona (la prima dopo l’estate). Va avanti piano (ma con diversi colpi di scena, vedi caso danza sportiva e dintorni) la giustizia sportiva tra processi e ricorsi elettorali delle federazioni, di quello del nuoto si è addirittura persa memoria e pare la cosa non dispiaccia a nessuno. Il calcio non è da meno: Serie A e Serie B senza un presidente e una governance, commissariamenti al rallentatore aspettando che la gallina dalle uova d’oro (i diritti tv) produca ricchezza aggiuntiva per il 2018-2021 e soprattutto che il ministro dello Sport Lotti, che chissà perché nel frattempo incontra il presidente degli arbitri Nicchi, imponga in autunno la quadra sulla suddivisione delle entrate. Non è il caso, tuttavia, di sparare sullo sport italiano per questa sua quasi inerzia operativa. I cattivi maestri risiedono altrove. Tre federazioni del Coni sono «anche» Enti Pubblici (quattro con il Cip che ora dal Coni è fuori) e tutte sono attualmente fuorilegge. Il perché è presto spiegato: l’elezione di Obrist al Tiro a Segno è dell’ottobre 2016 e ancora si aspetta il decreto di nomina del ministero competente (Difesa, ministro Pinotti) che dovrà poi essere controfirmato dal presidente Mattarella. L’elezione di Sticchi Damiani all’Aci è di dicembre 2016 e ancora si aspetta il decreto di nomina del ministero competente (Beni Culturali, ministro Franceschini) che dovrà poi passare alla firma di Mattarella. E anche se non se ne è accorto nessuno, il 10 giugno è stato rieletto all’Aeroclub Leoni sul quale grava da gennaio una condanna in primo grado per peculato che non gli dovrebbe consentire di rivestire il ruolo di presidente. Un commissariamento annunciato da mesi che non è nei poteri e non dipende dal Coni, ma dal ministero competente (Trasporti, ministro Del Rio). Tutto, ma proprio tutto, tace. E poi ci si stupisce se lo sport non si mette fretta?