La Gazzetta dello Sport

Sanzullo argento Bertocchi bronzo Settebello a pezzi: colpa del morbillo

- ARCOBELLI, CARRELLA, NARDUCCI >

In origine era la nuvola gialla, quella che avvolgeva Marco Pantani. Diventava rosa al Tour, ma soltanto perché la Mercatone Uno aveva maglie gialle e doveva cambiare il colore. In ammiraglia c’era sempre Giuseppe Martinelli, fine Anni 90, stesso batticuore: il romagnolo si sfilava, scivolava all’indietro nel gruppo e toccava a Podenzana e Velo, Brignoli e Conti riportarlo davanti. Una, due, tre tappe, fino a quando in montagna il Pirata buttava la bandana e attaccava verso il cielo.

In questo Tour non c’è neanche la nuvola degli azzurrini dell’Astana, ma è ingiusto scatenarsi con le critiche alla formazione di Vinokourov e Martinelli. Certo, non possiamo dimenticar­e che dal 2013, con Nibali, aprì un quadrienni­o di trionfi che hanno portato due Giri e un Tour con il siciliano (più Lombardia e Tirreno-Adriatico) e una Vuelta con Aru. Però davanti a quanto accaduto da aprile al team simbolo della potenza del Kazakistan nello sport possiamo solo offrire il nostro rispetto.

Adesso tocca a Fabio Aru, soltanto a lui. A Foix, nel primo giorno in maglia gialla, abbiamo parlato di prova di maturità per come il sardo si è gestito sotto gli attacchi di Froome e Bardet. Ieri Fabio si è perso negli ultimi 5 chilometri, in un finale tortuoso, in salita, con potenza da cacciatori di classiche. Froome ha vissuto l’istante perfetto, Aru ha dovuto rilanciare a ogni curva, ingobbito sui pedali, mentre il gruppo dei migliori se ne andava via. Ci sono corridori che annusano l’aria e sono maestri per proteggere i capitani: in passato Tosatto per Contador, ora Bennati per Quintana. Nibali, per esempio, è molto più abile di Aru e di tutti gli altri big da giri a «limare», a saltare da una ruota all’altra.

Ma questo ora passa in secondo piano: siamo alla vigilia della tappa del Massiccio Centrale che chiude la seconda settimana e servono nervi forti. Aru è 2° in classifica a 18”, mica a minuti. In salita ha dimostrato di fare molto male, e questo spiega anche la determinaz­ione con cui Froome ha approfitta­to della defaillanc­e del sardo. Il podio può essere ancora suo. Fabio si rimette la maglia tricolore con cui ha vinto a La Planche des Belles Filles: può correre di rimessa e prendere fiato. Non deve assolutame­nte farsi prendere dal nervosismo e dalla voglia di dimostrare qualcosa. Non deve fare mosse avventate su un tracciato perfetto per le imboscate. Noi sappiamo, i tifosi sanno, quanto vale. Se arriva al riposo con questo distacco, si giocherà il Tour sul Galibier di Pantani e sull’Izoard di Bartali e Coppi.

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Elena Bertocchi, 22 Erede di Tania Cagnotto
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