Muguruza regina bye bye Venus Oggi re Federer cerca l’8° sigillo
Spagnola infila 9 game di fila dopo aver salvato 2 set point, chiudendo il 2° sul 6-0. «E dire che sono cresciuta ispirandomi a lei»
Olé. C’è una banderilla piantata nel cuore di Venus, la prediletta del Centrale, l’eroina più forte del tempo e della malattia. Senza pietà, con la freddezza del toreador, la Muguruza la infilza nel momento più caldo, il nono game del primo set, quando la Williams maggiore ha la prima palla per chiudere il parziale, prolungare il sogno e mettere pressione alla spagnola con la dinamite.
ERRORI Uno scambio infinito, 19 colpi, dove a ogni tiro aumenta la velocità in una battaglia feroce. Alla fine, Venere affonda un dritto in rete e quello diventa, incredibilmente, il segno della resa. Garbine annullerà anche il secondo set point con un robusto servizio e da quel momento la partita, insieme all’ex numero uno già 5 volte vincitrice a Church Road, scompare. Nove game consecutivi e un 2° set irreale, dove Venus non tiene più in campo una palla, prendendo un 6-0 in 26 minuti che è un piccolo sfregio a un torneo e a una carriera leggendari, anche se non le fa perdere il sorriso e la speranza nel futuro: «Alla fine di quel 1° set avrei dovuto sfruttare le mie occasioni, complimenti a lei che me lo ha impedito. Da lì in poi, ho commesso troppi errori. Ma tornerò l’anno prossimo».
TESTA E così Immacolata (la traduzione del basco Garbiñne) può inginocchiarsi in lacrime, seconda spagnola a violare il tempio dell’erba dopo la Martinez, che adesso sta al suo angolo a surrogare coach Sumyk, rimasto a casa perché la moglie è incinta. Conchita vinse qui 23 anni fa, battendo Martina Navratilova, che aveva 37 anni come Venus ed era la favorita, se non degli esperti, sicuramente della gente. Ricorso storico che come un fluido magico arma il braccio della Muguruza, già finalista 2 anni fa e stoppata allora dall’altra Williams, straordinaria nel rimanere sempre sul pezzo, a martellare con il servizio e il dritto, a ritrovare il rovescio quando conta, a mantenere soprattutto la testa sul match in ogni attimo, lei che spesso si assenta quando non è coinvolta dalla partita: «E’ fantastico vincere qui e farlo contro Venus, che è stata una delle mie ispiratrici quando ero ragazzina. Il 1° set è stato molto duro, poi sono stata brava a tenere alta la concentrazione. Due anni fa, quando persi con Serena, dissi che un giorno avrei trionfato pure io: non mi aspettavo accadesse così presto». Eppure Garbine è una predestinata fin da quando apparve sul circuito, dopo essere cresciuta tecnicamente all’accademia di Bruguera a Bar- cellona, l’approdo scelto dai genitori José, spagnolo e Scarlet, venezuelana quando si resero conto che la bambina, cresciuta a Caracas, aveva più stoffa a tennis dei fratelli maggiori che voleva imitare.
ROLAND GARROS Ha già vinto a Parigi nel 2016 (era la sua ultima finale giocata) e quindi diventa l’ottava tennista in attività a mettere in bacheca almeno due Slam. E a 24 anni da compiere ipoteca il futuro prossimo senza più le Williams e la Sharapova, anche perché ha la capacità, che appartiene solo a chi è baciato dal talento, di non soffrire le finali importanti: «In realtà sono nervosa, ma quando entro in campo comincio a sentirmi be- ne. Piuttosto, devo evitare d’ora in poi gli alti e bassi di questi 2 anni, devo imparare a convivere con la pressione, gli acciacchi, la stanchezza». Se ci riuscirà, avremo la nuova numero 1 per tanto tempo (ora salirà al 5), una regina che ama i dolci e le lenticchie, che ha scelto la Spagna come patria nel 2014 ma del Venezuela conserva la passione per la danza. E con un caratterino: alla Sharapova che tornava ha riservato un freddissimo «nessuno se la ricordava più» e qui ha fatto arrabbiare la Kuznetsova perché continuava a parlare con il fisioterapista («Non è mica il coach», la risposta). Ora tiferà Federer: «Voglio scoprire se è così elegante anche quando balla». Olé.