La Gazzetta dello Sport

«Due anni in Russia di stop forzato Ora sono più forte»

Con gli atleti russi per le accuse di doping, è la regina dell’alto: «Ho una voglia di fare enorme»

- Andrea Buongiovan­ni INVIATO A PADOVA

Venerdì sera ha gareggiato alla Coppa di Russia di Yerino, località a un’ora e mezza d’auto da Mosca, saltando 2.01. Ieri mattina ha volato (con ritardo) su Venezia. Quindi è stata portata a Padova e direttamen­te allo storico Caffè Pedrocchi dove, insieme ad Allyson Felix, Katerina Stefanidi, Amel Tuka, Yusneysi Santiusti ed Alessia Trost, è stata tra le protagonis­te della presentazi­one del 31° meeting targato Assindustr­ia, in programma oggi all’Euganeo con un cast da anni non così ricco. Mariya Kuchina-Lasitskene poi, affiancata da coach Gennady Gabrilyan e dall’appariscen­te manager Olga Nazarova (anche interprete) ha raccontato la sua rinascita. Quella di un’atleta che, dopo quasi due anni di stop per la sospension­e alla federazion­e russa per i noti problemi di doping, sulla pedana dell’alto è senza rivali e anzi nel mirino, con quell’azione così fluida e naturale, ha il 2.09 dello trentennal­e record del mondo di Stefka Kostadinov­a.

Dal rientro di Eugene del 27 maggio ha gareggiato dodici volte, in nove Paesi, in 49 giorni: non è troppo?

«Mi fido ciecamente della programmaz­ione del mio allenatore, è un genio. Mi segue da quando avevo nove anni, dal 2002. Sa tutto di me. Nei lunghi mesi di isolamento non ha mai smesso di farmi lavorare e di farmi rimanere concentrat­a. E ora la mia voglia di fare è enorme. Viaggio e salto, salto e viaggio. In mezzo qualche seduta tecnica. E mi diverto un sacco».

Nove gare a due metri o oltre (20 in carriera), con anche un 2.06 (Losanna), un 2.04 (Hengelo) e un 2.03 (Eugene), 18 vittorie consecutiv­e, consideran­do sei gare nazionali indoor: il suo 2017, sin qui, avrebbe potuto essere migliore?

« Fino a metà aprile, fino a che non è arrivato l’ok della Iaaf per poter gareggiare da indipenden­te è stato molto frustrante. Poi mi sono liberata di un peso e tutto è cambiato».

È giusto pagare per colpe di altri?

«È stato un periodo difficile. Adesso voglio dimenticar­e. Guardo al futuro, come nulla fosse successo. Ho voglia di andare avanti».

Però è ancora senza bandiera e a fianco del suo nome compare la sigla Ana («Authorised neutral athlete», «Atleta neutrale autorizzat­a»): non le pesa?

«Spero si torni presto alla normalità, soprattutt­o per chi ancora insegue il lasciapass­are. Sia chiaro, però: io non gareggio per rivalsa, ma per fare al meglio quel che ho sempre fatto».

L’hanno accolta bene ovunque?

«Amichevolm­ente: avversarie e appassiona­ti».

Il record del mondo, già tentato a più riprese, è maturo?

«Non è un obiettivo: punto di nuovo al personale. Poi potrebbe arrivare di conseguenz­a. Non è una misura impossibil­e».

Rispetto al 2015 è molto più costante ad alte quote: ha modificato qualcosa?

«No, nemmeno nella rincorsa, rimasta a 8 passi e 54 piedini. Il resto è nella testa».

Che ruolo ha avuto suo marito Vladas Laskitskas?

«Fondamenta­le: fa il giornalist­a sportivo, ci siamo conosciuti quando mi ha intervista­ta dopo una gara a Sochi, nel 2014. E ci siamo sposati a metà marzo nel Kabardino-Balkaria, la regione della mia Prokhladny, dove spesso mi alleno. Lavora per i canali Eurosport dei Paesi Baltici. In questi giorni sta commentand­o Wimbledon. Senza il suo aiuto non so come sarei uscita da quella bufera».

Dai Mondiali allievi di Bressano- ne 2009 in poi, ha spesso gareggiato in Italia: apprezza il nostro Paese?

«Molto, Roma in particolar­e. E poi, da quella rassegna giovanile, sono legata ad Alessia Trost. Ci siamo sfidate spesso: ha un gran talento, sono certa tornerà in alto».

Oggi oltre a lei, Rossit e Vallortiga­ra, trova Okuneva, Licwinko e McPherson: cosa si aspetta?

«È la mia prima volta a Padova: muscolarme­nte sono un po’ affaticata, ma convinta lo stesso di far bene».

Cosa prevedono poi i suoi programmi?

«Venerdì sarò a Montecarlo e il 28 ai campionati russi di Zhukovskiy. Quindi ai Mondiali di Londra: ho un titolo da difendere».

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