FROOME ROMPE LA RUOTA ARU NON NE APPROFITTA
Tour: tappa a Mollema
Le parole precedono di qualche istante le immagini. Sono un brivido, una scossa, una scarica. «Chris Froome è fermo a bordo strada. Ha un problema meccanico!». E’ proprio così. Mentre davanti c’è la fuga (sarà Mollema a staccare tutti e vincere, con Ulissi secondo), al gruppo della maglia gialla mancano 1300 metri per cominciare il Col de Peyra Taillade, la salita più dura – culminava a una trentina di chilometri dal traguardo – di una 15a tappa senza pianura.
PANICO L’Ag2r di Romain Bardet aveva già orchestrato l’azione in discesa, e Froome aveva ceduto qualche metro mentre il nostro Fabio Aru, dopo la defaillance del giorno prima sullo strappo finale di Rodez, mostrava una buona reattività. La squadra francese così ha continuato a menare le danze e Froome (che già verso Chambery, domenica 9, aveva avuto un guaio al cambio) si è trovato staccato di quasi 50”. «Ero un po’ nel panico», confesserà. Ma si salverà. Kwiatkowski gli aveva dato prontamente la ruota posteriore: «Si era rotto un raggio, la ruota non andava dritta. E Michal è il miglior meccanico tra i miei compagni». Henao e Kiryienka si erano fermati ad aspettarlo. Poi è toccato a Nieve aiutarlo. E poi ancora a Mikel Landa, fermato dal gruppetto dei big per far completare la rimonta al vero capitano, che in circa 5 km è tornato sotto. Nel frattempo, dal pubblico all’indirizzo della maglia gialla erano arrivati fischi. Pollice verso. Diversi ‘buuuu’. Non è la prima puntata di un rapporto non certo idilliaco tra Froome e chi segue il Tour a bordo strada: nel 2015 gli erano giunti insulti, sputi e perfino il lancio di urina. «Ma queste sono le strade di Romain Bardet, tifano per lui – ha minimizzato il leader —. Non mi posso certo lamentare dell’accoglienza che ho in Francia, anzi».
SENSAZIONE La sensazione – vista dalla prospettiva dei rivali di Chris – di una importante occasione perduta è rimasta. Soprattutto da parte di Romain Bardet, che ha fatto lavorare a fondo una Ag2r presente in forze davanti, senza ottenere nulla nonostante ci avesse provato anche in prima perso- na, con Uran. Non a caso Froome ha detto: «Ho avuto paura di non rientrare più, mi sento un sopravvissuto perché non poteva esserci momento peggiore per avere quel problema. Se non li avessi raggiunti prima della cima sarebbe finita per me. Abbiamo superato tante insidie, ma i momenti più duri li abbiamo davanti». Se le distanze tra i primi quattro sono rimaste invariate, la conferma del fatto che sia il Tour più aperto della storia è certificata dal recupero di Dan Martin, che si è avvantaggiato nel finale: ora è quinto ad appena 1’12” (cadendo con Porte, a Chambery, aveva perso 1’15”). Nairo Quintana ha vis- suto un’altra giornata nera, cedendo 3’54” e uscendo dai primi dieci in cui è entrato il bravo Damiano Caruso, che si è fatto un bel mazzo in fuga.
PUNTO E Fabio Aru? E’ da considerarsi positiva la giornata del sardo, anche ricordando le parole del d. s. Giuseppe Martinelli che temeva moltissimo questa giornata: «Se riusciamo ad arrivare indenni al secondo riposo (oggi, ndr), mercoledì e giovedì sulle Alpi ci divertiamo. Avrei firmato per arrivare a questo punto al secondo posto in classifica, così vicino a Froome». L’impressione è che sarà giovedì – arrivo in salita sull’Izoard – il momento in
BARDET, ARU, URAN ERA L’OCCASIONE DELLA VITA PER VINCERE IL TOUR GREG LEMOND USA, VINCITORE DI TRE TOUR
cui giocarsi il tutto per tutto. Il campione d’Italia dell’Astana ha fatto il punto della situazione mentre faceva gli ormai tradizionali rulli del dopo-tappa: «Era una tappa impegnativa e siamo andati forte. Io ero sempre davanti, e non mi sono fatto sorprendere. L’Ag2r ha ‘menato’ quando Froome ha avuto il problema meccanico? Sono scelte. C’erano diversi strappi nel finale, a parte Martin però nessuno è riuscito a fare la differenza». Aru ha preferito non tornare sui 24” ceduti sabato a Froome nell’infuocato finale di Rodez e la perdita del primato: «Ormai è andata ed è inutile pensarci, guardo avanti. Penso a godermi il riposo, ce n’è bisogno. Ci aspettano tappe dure, complicate. Ci aspetta la terza settimana. E so bene che in un grande giro la terza settimana è un capitolo a parte da tutto il resto».