Imbattibile gentleman amato da tutti: è il più grande di sempre?
n fondo, anche inconsapevolmente, tutti abbiamo in casa la nostra iconografia religiosa: un calendario appeso al muro con i nomi dei santi già ben divisi giorno per giorno. E per i ragazzi che devono scegliere il poster della cameretta vige la regola dell’assoluta libertà: nessuno può stabilire se Jim Morrison vale più di Paul McCartney. Anche fra i «giganti » dell’umanità — dalla politica all’impegno civile — non ci sono classifiche. Maledette classifiche: nello lo sport è tutta un’altra cosa. E’ già difficile stabilire ordini di merito nelle singole discipline, bisogna già preparare lo scudo se vogliamo stilare i famigerati «greatest athletes of all time» in assoluto perché qui c’è già chi è pronto ad infilzarvi per aver dimenticato il nome del proprio preferito. Tutto questo prima, prima dell’era di Roger Federer: da quando c’è il gentiluomo del tennis (ai livelli più recenti) almeno il suo nome ha il posto assicurato.
KING OTTAVO Eccolo qui l’uomo degli otto Wimbledon, quello che mette tutti d’accordo. Perché? Sostanzialmente perché il dominatore di Cilic ieri sull’erba inglese unisce due requisiti che raramente possono accoppiarsi: vincere sempre e dovunque (si fa per dire, ovviamente) e stare simpatico a tutti. Va bene, proprio a tutti no ma in proporzione sicuramente più degli altri fenomeni dello sport. L’uomo perfetto non esiste, non può esistere, però diciamolo: Roger ci arriva molto vicino. Il tennista che ha vinto più slam della storia (19 contro i 15 di Nadal) e anche il più vecchio, a un mese dal suo 36° compleanno, a vincere Wimbledon nell’era Open, unisce alla supremazia statistica e tecnica quella che potremmo definire morale: una famiglia da Mulino Bianco (con moglie supermamma di due coppie di gemelli), l’assenza totale dei gossip quasi di ordinanza per gli altri campioni, un impegno e una dedizione che non si sono mai allentati negli anni (favoriti dalla mancanza di infortuni seri), il rispetto da e verso gli avversari e la proverbiale misura nelle apparizioni fuori dal campo. E poi c’è la bellezza: Federer è uno che potremmo definire bello dentro e fuori, con e senza racchetta, in posa e quando fa la doccia negli spogliatoi. GLI ALTRI Qualche critico potrebbe obiettare che il buon elvetico non è esattamente un personaggio perché non dice mai cose «cattive» o clamorose. Comunque sia, questo ci introduce al confronto con gli altri cinque fenomeni ogni-era che abbiamo selezionato fra gli sport individuali. Il «più personaggio» è stato sicuramente emblema di uno «sport da ignoranti» che grazie a lui si è elevato sulla vetta della società civile: di lui si ricordano le scelte coraggiose, le frasi celebri e la conquista di tre corone mondiali dei massimi. Ma andate a guardare bene il curriculum e scoprirete che non è stato un dominatore come Federer. Allora dobbiamo spostarci su l’atleta più titolato delle Olimpiadi moderne con 23 ori: unico nuotatore ad aver vinto in quattro Olimpiadi la stessa gara e anche longevo come Federer con i 5 ori di Rio a 31 anni (equivalenti ai 36 di un tennista). Ma sullo Squalo pesano i quasi 3 anni di ritiro post-Londra 2012 e una vita non certo irreprensibile con abuso di marijuana e alcool (e relative condanne) prima della recente accoppiata paternitàmatrimonio. Sicuramente più simpatico è invece
che ai suoi 7 titoli mondiali (ma l’ultimo nel 2009) nella MotoGp può aggiungere il record assoluto dei Gran Premi disputati ma che è pur sempre uno che divide: un impareggiabile guascone che con la sua ribalderia si è fatto sicuramente qualche nemico in più di Federer fra i rivali di campo (e anche fuori). In termini di imbattibilità allora bisogna puntare su l’autentico e inconfondibile Cannibale resta lui, il belga delle due ruote che agli avversari non lasciava neanche i traguardi volanti: 34 tappe al Tour e 24 al Giro con tre storiche accoppiate di maglie. Ma da quei magici anni Settanta quanto della sua popolarità è arrivata fino a oggi?
SENZA BOLT Simpatico, imbattibile, continuo, personaggio: ecco Usain Bolt, l’uomo della tripla doppietta olimpica che è il simbolo stesso della velocità e, come l’elvetico, ha saputo farsi amare da tutti. Forse è lui il Federer degli altri sport ma dopo i Mondiali di Londra ( a parte qualche esibizione) in pista non lo vedremo più. Il re rimarrà solo: non per niente nessuno ha ancora trovato per Roger Federer un soprannome all’altezza.