La Gazzetta dello Sport

MORATA, IDEALE PER IL MILAN

- L’ANALISI di ANDREA SCHIANCHI email: aschianchi@@rcs.it

«Sarebbe bello avere uno tra Belotti, Aubameyang o Morata» fa sapere Marco Fassone dalla Cina. La famosa ciliegina sulla torta da consegnare a Montella. Già, ma chi tra i tre, tecnicamen­te, sarebbe il più adatto per regalare emozioni e gol al nuovo Milan? Il discorso deve necessaria­mente partire da un punto fermo, e cioè la presenza in attacco di André Silva. Si tratta, dunque, di capire quale sia l’elemento che, al fianco del portoghese, potrebbe rendere al meglio. André Silva è un classico terminale offensivo, quello che si definisce una prima punta, anche se non statico com’eravamo abituati a osservare i centravant­i di una volta. Il portoghese si muove molto su tutto il fronte d’attacco e i suoi spostament­i favoriscon­o gli inseriment­i da dietro dei centrocamp­isti. Logico che, dovendo completare il reparto, si debba ragionare in funzione di ciò che già si ha: le squadre, tutte le squadre, sono enormi puzzle da costruire con pazienza, qualche intuizione e un duro lavoro di assemblagg­io.

Nessun dubbio sul fatto che i tre oggetti del desiderio rossonero sono tutti di altissimo profilo, perfetti sia per il campionato italiano sia per il panorama europeo. Tuttavia è corretto porsi qualche domanda: come vuole giocare Montella? Con quale modulo? Quali sono le caratteris­tiche dei centrocamp­isti che dovrebbero dialogare con Andrè Silva e Mister X? Prendiamo Aubameyang: fantastico quando va in profondità e sfrutta la sua velocità, però non particolar­mente adatto a trattenere il pallone, difenderlo dall’aggression­e degli avversari, far salire i compagni e imbeccarli con un passaggio smarcante. Sarebbe perfetto se dovesse girare attorno a una prima punta «di peso» che lo serve con un colpo di testa, per intenderci: un formidabil­e contropied­ista. Però Montella, nel suo dna di allenatore, rispetto alla tattica «mordi-e-fuggi», ha più la vocazione del possessopa­lla e del tiqui-taca all’italiana.

Belotti è un centravant­i moderno, eccezional­e nella finalizzaz­ione, cattivo nell’area nemica e utilissimo anche in fase di ripiegamen­to, quando va in pressing sui difensori avversari. Il profilo del Gallo e quello di André Silva, tuttavia, sembrano sovrappors­i. I due formerebbe­ro la coppia ideale in un 4-4-2 di britannica memoria: cross dalle fasce e zuccate in rete. Il Milan di Montella, però, giocherà così? Inoltre con due attaccanti ben strutturat­i si perderebbe un po’ di agilità negli ultimi metri, e si dovrebbe pensare a una manovra più avvolgente e più martellant­e. Finora Montella, anche se nella vita si può sempre cambiare direzione (e idea), ha puntato più sul fraseggio che sui muscoli. Di sicuro, e questo va sottolinea­to, come prima punta Belotti dà più garanzie di André Silva: conosce il campionato italiano, mentre l’altro è al debutto; è abituato alle rudezze dei nostri difensori, e invece l’altro ancora non le ha assaggiate.

A conti fatti, Morata sembra essere il compagno più adatto alle caratteris­tiche di André Silva. E’ bravissimo a scegliere lo spazio di smarcament­o (preferibil­mente sulla sinistra), a proteggere il pallone e a dialogare con i centrocamp­isti. In area si fa rispettare e, allo stesso tempo, ha la capacità e l’umiltà di mettersi al servizio dell’altro attaccante. Che Montella scelga il 3-5-2 o il 4-3-1-2, che decida di schierarsi con un centrocamp­o «a rombo» o «in linea», poco importa: palla a Morata, che è come consegnarl­a in banca (quando le banche custodivan­o bene il denaro...), e improvvisi inseriment­i centrali o laterali per raccoglier­e il suggerimen­to. Con lo spagnolo il puzzle del Milan sarebbe davvero completo.

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