Zuculini-Hellas è questione di feeling «Ma quale City Voglio giocare»
Bruno: «Ho fatto una scelta di vita Al mio procuratore ho detto: resto qui Ci penso io a coprire Pazzini e Cassano»
Ai campioni c’è abituato: «Al Manchester City sono stato in ritiro con calciatori di livello internazionale. Ma là non avevo spazio. Io voglio giocare. E a Cesena, la sera della promozione con l’Hellas, ho subito chiamato il mio procuratore Dario Decoud. Gli ho detto: “Rimango qui”. Ed è quel che è successo». Verona, cuore d’Argentina. Bruno Zuculini ha staccato il biglietto di ritorno due settimane fa. Ciao City, ciao a un contratto ricco, sì all’Hellas, di rientro dopo il prestito che a gennaio l’ha portato in gialloblù via Manchester dal Rayo Vallecano. Quando l’hanno presentato, a Verona era il fratello di Franco, l’altro Zuculini, costretto da continui guai fisici a fare la spola tra centri medici e palestre. Bruno ha preso le misure al calcio italiano e ha conquistato la fiducia di Fabio Pecchia, insieme alla considerazione di un pubblico caliente: «Sembra di stare in Argentina. Il pubblico dell’Hellas è così: ha una passione che somiglia a quella dei tifosi del club in cui sono cresciuto, il Racing Avellaneda». Tra tackle e palloni sradicati con la tigna del mediano in trincea, Zuculini si è guadagnato un ruolo fondamentale nella scalata alla A del Verona. Mentre Bruno telefonava al suo agente per esprimergli la volontà di restare all’Hellas, Pecchia e Filippo Fusco, d.s. gialloblù, studiavano la via per confermarlo: «Filippo è sempre in giro a seguire partite di calcio. Quando avevo dieci o dodici anni mi aveva già visto giocare».
QUADRIENNALE Franco, l’hermano, il fratello, ha rinnovato per un anno con l’Hellas. In ritiro a Primiero non c’è: ad aprile, a Trapani, si è infortunato al ginocchio destro ed è stato operato. Un altro appuntamento con la jella per lui, dopo lo stop di un anno, tra il 2015 e il 2016, a Bologna: «Mi sento ogni giorno con lui. Sta lavorando per rientrare presto. Speriamo che possa essere con noi tra pochi mesi», racconta Bruno, che si è legato al Verona con un quadriennale: «Ho fatto una scelta di vita. In Inghilterra ho imparato molto, ma volevo altro. Giocare in A con la maglia dell’Hellas». Se Franco è l’artista di casa (musicista, disegnatore, look estroso), Bruno è il suo alter ego. Stile da cadetto di marina, una cura meticolosa per l’alimentazione, “tedesco” nel modo di stare in campo. Pecchia gli ha affidato una posizione che è stata una chiave nella corsa del Verona alla A: «Davanti alla difesa, a fare il centrocampista di copertura. Non posso muovermi come Bessa o segnare quanto il Pazzo. Il mio compito è un altro». Alla Redondo, alla Mascherano, alla Batista, per ricordare i grandi d’Argentina chiamati a recitare lo stesso copione. Zuculini non ama i voli di fantasia: «Entro nel nostro spogliatoio e guardo il gruppo che abbiamo. Dico che è forte. Il nostro obiettivo, però, è la salvezza». Nel Verona che passa per le squisitezze di Cassano, per le falcate da duecentista di Cerci, per i gol di Pazzini, per il talento di Bessa e il moto perpetuo di Romulo, la quintessenza dello spirito “socialdemocratico” dell’Hellas richiesto da Pecchia – il singolo sempre al servizio della squadra – ha il volto da ufficiale e gentiluomo di Zuculini junior. Aspettando Franco, sarà un Verona argentino.